COSMAS, IL GIOVANE ALFIERE DELLA REPUBBLICA CHE SEMINA PACE

Ha solo 19 anni ed è stato insignito del titolo di Alfiere della Repubblica. Nell'associazione Semi di Pace ogni giorno vive la sua Resistenza

Una forma di Resistenza, nei giorni tristi e difficili del Coronavirus, è credere ancora nelle buone notizie. L’associazione Semi di Pace – nata a Tarquinia nel 1980, protagonista di percorsi di cittadinanza attiva sul territorio e impegnata in progetti umanitari in alcuni dei Paesi più poveri del mondo – ha parlato di «balsamo per il cuore», una volta appreso che il loro Cosmas Wallbrecher è stato scelto, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per l’Attestato d’onore di “Alfiere della Repubblica Italiana”. Cosmas ha solo 19 anni e insieme ad altri 24 giovani ha promosso «gesti semplici, e al tempo stesso esemplari, di coraggio, di altruismo, di generosità ed impegno negli ambiti sociale, ambientale e della Memoria».

Cosmas Wallbrecher è secondo di tre figli di una coppia tedesca, trasferitasi a Roma nel 1996. Sua madre è nipote di nazisti e dopo anni di riflessione ha deciso di far conoscere la verità sui nonni, promuovendo un percorso di memoria per i giovani che condivide con il marito e i tre figli. In particolare, il nonno della donna era iscritto al partito nazional socialista e fu un convinto sostenitore del regime; ebbe il ruolo di responsabile della supervisione politica di un certo numero di famiglie con la funzione di controllare chi fosse amico degli ebrei.

La memoria e l’oggi

Ogni anno la famiglia Wallbrecher (che ha creato l’associazione Ricordiamo Insieme), di religione cattolica, organizza una cerimonia per ricordare ciò che avvenne il 16 ottobre 1943 nella Capitale. Una giornata passata alla storia come il “sabato nero” del ghetto: alle 5:15 del mattino le SS invasero le strade del Portico d’Ottavia e rastrellarono 1.024 ebrei, tra cui oltre 200 bambini, portandoli nei campi di concentramento.

 

Cosmas Wallbrecher
Cosmas Wallbrecher con un gruppo di volontari dell’associazione Semi di Pace

«Un anno fa, a scuola, un compagno di classe mi ha parlato di un raduno di estrema destra a cui partecipava insieme ad altri amici», è la testimonianza di Cosmas. «Forse non sapeva dell’impegno della mia famiglia. Mi ha invitato ad andare con lui. Lo faceva in modo insistente. “Dai, ti faccio conoscere un po’ di persone”, mi diceva. Io non sapevo cosa fare. Poi ho deciso: volevo andarci e farmi un’idea, cercare di capire cosa passa nella mente di ragazzi della mia età, il motivo per cui inneggiano ancora al nazifascismo nonostante tutto quello che è accaduto nella storia». E così ha partecipato a una di queste riunioni, con l’angoscia di chi si sente totalmente fuori contesto e soprattutto in pericolo.

Non dimenticherà mai ciò che ha visto: «Sono rimasto scioccato. Ragazzi di 18 anni, ma anche di 14 e di 15 che inneggiavano a Mussolini e a Hitler. Il busto del Duce all’ingresso, svastiche sui muri, l’appello, il mettersi tutti sull’attenti, i discorsi che facevano, l’odio nei confronti degli stranieri e degli ebrei… pensavo di trovarmi in un film, invece era la vita reale».

La denuncia

Tornato a casa, il giovane ha confidato le sue preoccupazioni alla madre e al padre, che l’hanno messo in contatto con l’Unione delle comunità ebraiche italiane affinché potesse raccontare la sua esperienza. «Ho avuto paura, ho temuto che mi facessero del male. Ho cercato di dire al mio amico che doveva smetterla, lui mi ha fatto capire che quelli non scherzano… ora so che anche lui ne è uscito. E ne sono felice». Per la presidente dell’Unione, Noemi Di Segni, Cosmas ha dato un contributo a prevenire forme di odio, che si esplicitano anche in riti nostalgici, e a difendere da propagande insidiose sé stesso e altri coetanei.

La sua denuncia non è passata sotto traccia ed è arrivata persino in Quirinale. Così lo staff del presidente Mattarella ha deciso di conferirgli il prestigioso riconoscimento di Alfiere della Repubblica, che il giovane ha dedicato a Semi di Pace. Questa la motivazione: «Per il percorso della memoria che ha promosso insieme alla sua famiglia, coinvolgendo altri giovani. Per l’impegno attivo a prevenire e contrastare forme di odio, di razzismo, di antisemitismo che possono riprodursi nella società».

Il cambiamento nelle piccole cose

«No, non me l’aspettavo. Io non mi sento affatto un eroe», ci confida. «Non mi sembra di aver fatto una grandissima cosa e di certo non volevo vincere nessun premio. Denunciare era un dovere da cittadino. Niente di più. Spero che dalla mia esperienza possa passare un messaggio: a volte non servono grandi proclami, il cambiamento può avvenire dalle piccole cose». L’ha imparato grazie a Semi di Pace e ai giorni trascorsi nella Cittadella (un complesso demaniale nella periferia di Tarquinia, in provincia di Viterbo), uno spazio utilizzato per 40 anni come discarica abusiva e diventata un polo di inclusione sociale, un laboratorio permanente di cittadinanza attiva e di dialogo interculturale. In questo luogo, aperto tutto l’anno alle famiglie, agli anziani, ai disabili, ai migranti, è possibile usufruire di una serie di servizi socio-assistenziali, trascorrere il proprio tempo libero con attività ricreative e partecipare a manifestazioni di carattere culturale.

Gli incontri che ti cambiano

Cosmas ha imparato che il cambiamento può nascere dalle piccole cose anche grazie a un viaggio a Cuba che gli ha cambiato la vita. Finita la scuola superiore, ha deciso di prendersi un anno sabbatico per capire quale strada percorrere nel mondo. Sentiva il bisogno di dedicarsi a qualcosa di più grande, prima di tornare sui libri per iniziare l’università.

 

Cosmas Wallbrecher
Semi di Pace organizza viaggi solidali. Anche a Cuba

Così è partito con altri volontari di Semi di Pace verso l’isola del centro America per un viaggio solidale finalizzato all’aiuto di famiglie in grande difficoltà. «Ho visto una situazione problematica, ma abbiamo incontrato gente che collabora con l’associazione, persone che si impegnano per costruire un futuro migliore per le persone. Ho cercato di aiutare, pur non avendo tante competenze come gli infermieri o gli architetti che erano con noi. E ho imparato tante cose».

In mezzo a tutto questo, Cosmas Wallbrecher ha trovato il percorso che cercava: «A settembre, Coronavirus permettendo, vorrei studiare Scienze Politiche». Molto presto il seme di pace che ha gettato germoglierà. Di sicuro farà nascere un albero che, con le sue radici forti, può guardare al futuro senza avere paura. Perché per fare i conti con la Shoah non bisogna rivolgere lo sguardo solo al passato.

 

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