SERVIZIO CIVILE: IL GOVERNO MANTENGA LE PROMESSE
Dopo tutto l'impegno del volontariato per seguire le indicazioni dello Stato nel fare i progetti, il Governo finanzia solo 37mila posti....
di Claudio Tosi
13 Luglio 2020
Ammiro chi, come Salvatore Pugliese, difende il senso e l’etica del Servizio civile universale a partire dai richiami costituzionali, rinnovando e facendo propria la lezione di Capitini e rinverdendo il messaggio non armato e non violento di persone come Pietro Pinna, che ha dimostrato con sé stesso la forza delle sue ragioni e aperto la strada (con altri beninteso) all’esperienza odierna, virtualmente aperta a tutti i giovani e le giovani del Paese.
Li ammiro per questa idealità analitica, che sa difendere il senso dell’azione, mentre ne denuncia, dati alla mano, il tradimento e ne addita, con fermezza, i responsabili: una classe politica, che non sa far vivere in sé le richieste del popolo che rappresenta e soccombe alle pretese dei lobbisti, che si aggirano per le stanze del potere raccontando la favola che accentrare ricchezza serve a distribuirla.
E proprio a quella classe politica vorrei saper parlare, per raccontare quanto profondamente scaverà il tarlo della menzogna se non avranno un risveglio di saggezza deliberando un corposo investimento sui fondi per il servizio civile. Al momento, per il 2020 sono stati stanziati poco più di 200 milioni di euro: con queste risorse solo 37.000 giovani potranno entrare in servizio, a fronte di una disponibilità di circa 85.000 giovani all’anno. E questo nonostante il Governo si fosse impegnato ad intervenire per la coesione sociale e la valorizzazione dell’impegno dei giovani, attraverso il sostegno alle organizzazioni del Terzo settore e al Servizio civile universale (vedi l’Appello della CNESC al Governo, a questo link).
Ci sono le priorità…
Quest’anno per la prima volta lo Stato ha indirizzato gli enti di Servizio civile a muoversi secondo le proprie direttive. Con una programmazione triennale, Stato e Regioni hanno stabilito una serie di priorità verso le quali indirizzare le azioni diffuse sul territorio, chiedendo agli enti di modificare i propri standard operativi, reindirizzandoli verso quanto indicato dagli SDG’s, gli obiettivi Onu per lo sviluppo sostenibile..
Ma non basta, la programmazione triennale ha richiesto agli enti di non muoversi da soli, di accordarsi con altri, di pensare azioni complesse e di pensarsi sinergici con associazioni vicine e lontane, di uscire dalla logica della concorrenza e mettersi nell’ottica della corresponsabilità, condividendo relazioni e modalità, per un’azione più efficace e duratura.
I progetti singoli, proposti dall’associazione locale, sono stati cancellati, sono arrivati i progetti di rete e i programmi complessivi che li contengono e collegano. Questo è stato richiesto agli enti in un periodo eccezionale e consegnato dagli enti nel pieno del lockdown, mentre tumultuosamente si cercavano modalità di non abbandonare i più fragili e gli stessi ragazzi chiedevano di agire comunque, anche oltre l’ambito del progetto, per poter fare, superando il confinamento.
Il volontariato e il no profit si sono attivati, insieme a enti locali, scuole e istituzioni per stabilire linee guida, azioni efficaci, possibili sinergie, hanno stilato accordi di rete, individuato capofila, accettato di partecipare per un risultato più grande. Quello che è stato prodotto è dunque uno sforzo inedito, progettuale, innovativo, che ha chiesto (a chi i progetti li scrive per farli e non per riempire carta) di immaginarsi diversi, di accordarsi, di muoversi sui terreni e la falsariga di quanto individuato dallo Stato come priorità!
…ma non ci sono le politiche
E dove sono oggi le politiche per perseguire le azioni su quelle priorità?! Come fa lo Stato, oggi, a non tenere conto di quello che ha suscitato?
Non finanziare i programmi e progetti di Servizio Civile Universale significa non solo lasciare decine di migliaia di giovani senza un’esperienza di responsabilità sociale ineguagliabile. Evidenzia anche la completa deresponsabilizzazione, rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile dichiarati prioritari non più di un anno fa. E delude chiunque abbia investito nel proprio cambiamento, ascoltando una richiesta dello Stato e credendola una “non menzogna” e scoprendola una falsità.
In Italia i Governi ci hanno educato spesso alla menzogna, salvando evasori e abusivisti con le sanatorie, ma qui si inquina un altro terreno: quello dell’impegno civico, chiedendo al mondo della solidarietà di muoversi collegialmente e poi lasciando inattuate le mille azioni descritte e progettate capillarmente sul territorio.
La scelta
Dewey, uno dei padri dell’educazione attiva, affermava che, tra educazione ed esperienza, la più importante è la seconda, e che tutto si basa sulla qualità delle esperienze che facciamo fare ai nostri giovani.
Ecco, qui è la scelta: tra far fare un’esperienza di qualità a tutti i giovani possibile, portando il finanziamento al 100X100 di quanto progettato, oppure far fare a tutti, giovani ed enti, la cocente esperienza di aver creduto ad una chimera, di aver pensato che la chiamata all’azione sulle priorità fosse una “non menzogna” scoprendola invece una palese bugia.
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