FROSINONE. FARE RETE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE È UNA PRIORITÀ

In una tavola rotonda tra istituzioni e volontariato le idee e le proposte per fare rete sul territorio per prevenire la violenza e sostenere le donne

La tavola rotonda organizzata dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Frosinone sul tema “Fare rete contro la violenza sulle donne”, il 25 novembre scorso, nonostante  pioggia e limiti imposti dalle misure antiCovid, ha visto una buona ed attenta partecipazione. Se l’obbiettivo dell’assessore Graziani era di evitare il ricorso alla banalità delle celebrazioni lamentose, può essere più che soddisfatta.

Le donne presenti in maggioranza, perlopiù aderenti alle associazioni solidali impegnate nel sostegno e cura alle donne vittime di violenza, hanno apprezzato che i relatori, senza mai cadere nella retorica astratta, abbiano voluto dare il proprio contributo rispondendo al quesito posto dall’assessora Nohemy Graziani nella sua breve introduzione e riportata con grandi caratteri rossi nei manifesti sul palco: Fare rete contro la violenza sulle donne.

Un’esortazione che suonava come imperativo categorico e che scioglieva ogni dubbio sulle ragioni sottostanti l’iniziativa.

La prevenzione e la repressione

Annamaria Pilozzi, esperta sul tema della violenza di genere, ha messo subito in chiaro cosa e come dev’essere trattata “la violenza di genere”: controllo e repressione. Azioni che vanno praticate con la massima cautela possibile anche perché, come mostrano i dieci anni di esperienza sul campo, molto spesso la donna, la vittima, è sola. Lo era prima delle misure antiviolenza attivate dallo Stato e lo è tutt’ora perché costretta ad una costante ed estrema vigilanza con concrete difficoltà sul piano economico e relazionale anche a mesi di distanza dal periodo di crisi acuta vissuto nella sua condizione di vittima di violenze.

Nel porre l’accento sul tema della prevenzione Antonio Magno, Commissario Capo – Dirigente Ufficio Prevenzione generale e Soccorso pubblico della Questura di Frosinone, ha definito il femminicidio il “male del secolo” e ciò nonostante «la lenta evoluzione della normativa» che dal “matrimonio riparativo” è arrivata con la legge 96, come per anni hanno chiesto dal movimento delle donne, a riconoscere la violenza sessuale come reato facente parte della gamma della violenza alla persona. Non ha poi mancato di porre all’attenzione degli operatori presenti la necessità dell’approccio empatico con la vittima della violenza di genere, proprio per evitare che anche gli atti, più leggeri e comunque premonitori, passino sotto silenzio. «Perché, ha detto, una violenza subìta-minacciata rischia col tempo di trasformarsi in violenza agita».

L’avvocata Sonia Sirizzotti, nel far notare che negli ultimi anni sono diminuiti gli omicidi ed aumentati i femminicidi, ha voluto mettere in rilievo il contesto sociale in cui è la donna-vittima paga il prezzo più alto.

Le proposte

Alla Scuola, come privilegiato momento di prevenzione, ha posto invece l’attenzione Anna Mendillo dell’Auser, che a proposito del fare rete contro la violenza, ha voluto aggiungere l’aggettivo “territoriale” per sottolineare quanto essa debba diventare il punto focale delle azioni di contrasto e prevenzione della violenza di genere. Non ha poi mancato di suggerire come “buona pratica” l’attivazione di un “centralino h 24”, come sperimentato in altre realtà nazionali a cui dovrebbero contribuire e partecipare con le realtà solidali tutte gli enti istituzionali presenti sul territorio.

Un momento della tavola rotonda

Lorena Micheli, presidente dell’associazione Famiglia futura, intervenuta anche come presidente della Conferenza Regionale del Volontariato, ha definito il femminicidio «come un’emergenza sociale», precisando che va affrontata come tale in quanto punta, ora visibile, di quella violenza diffusa “composta di tante angherie quotidiane”. Se si vuole dare un concreto sostegno alle vittime di violenza bisogna intervenire a 360° e includendo con le vittime i loro figli.

Poi in accordo con il termine “rete territoriale” ha detto: «Se è vero che alla necessità di una rete territoriale si sta pensando, diventa impellente raccogliere le istanze che dal mondo del volontariato stanno emergendo in questi ultimi anni e incominciare a dare concretezza di partecipazione e collaborazione, che dai volontariati sono state auspicate i tante occasioni».

Facendo poi riferimento alla missione 5 del PNRR ha ricordato che questa consente di intervenire in modo più deciso nel contrasto al disagio ed in risposta ai bisogni dei più deboli delle nostre comunità. È attingendo a quella misura, ha spiegato, che le Istituzioni possono facilitare finalmente ad un reale e reciproco scambio di esperienze e competenze, ed arrivare ad offrire servizi innovativi. Un modo reale per avviare politiche attive, anche nel contrasto alla violenza e nel sostegno alle donne che ne sono vittime. Dunque risorse e strumenti ci sono, basta volerli utiizzare.

Manuela Mizzoni, direttrice dell’ASP, Azienda Servizi alla Persona, a voluto sottolineare a sua volta quanto sia utile l’istituzione di questa nuova risorsa al sistema ASL, che istituzionalmente ha il ruolo di fornire servizi nelle situazioni socio sanitarie di svantaggio.

Anche il suo discorso, dunque, si è aggiunto a quello delle relatrici che hanno chiesto interventi ad ampio spettro a sostegno delle vittime di violenza.

Ancora una volta un proficuo lavoro, che ha permesso all’assessora Nohemy Graziani di dichiararsi più che soddisfatta da un incontro che è stato pensato come punto di partenza di un percorso, forse complesso, ma che pone le giuste premesse per dare ottimi risultati… ovviamente se le istituzioni ed i volontariati coinvolti sapranno cogliere l’occasione.

FROSINONE. FARE RETE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE È UNA PRIORITÀ

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