IDENTITÀ SOSPESE. DONNE IMMIGRATE TRA SFIDE E BATTAGLIE

Gulala Salih racconta il suo libro, che raccoglie storie di donne che hanno affrontato un lungo viaggio verso l’Italia. Culture, tradizioni, religioni e e motivi diversi per essere qui, accomunate dalla sospensione, in bilico tra due mondi

di Rovena Nezha

“Ero consapevole di tutto quello che stavo lasciando, mentre avevo forti dubbi su cosa avrei potuto trovare. Il primo grande problema che mi si è presentato è stato quello della lingua e il poter comunicare in modo corretto nella nuova realtà- E poi poter riuscire a trovare un appartamento dove potersi stabilire e cercare un lavoro per pagare l’affitto e sopravvivere. Un altro aspetto importante era quello di regolarizzarsi con i documenti e il permesso di soggiorno”, racconta così, Shpresa Kollazi, una delle tanti voci del libro Identità Sospese: Donne immigrate tra sfide e battaglie di Gulala Salih (Edizione Eurooffset). Gulala Salih ha origini curde, cittadinanza irachena e italiana. È mamma di due bambini nati in Italia, risiede a Venezia da quando è arrivata nel 1999. Nata a Kirkuk da una famiglia di patrioti, fin dal suo arrivo si è impegnata nel campo del sociale e del volontariato per sensibilizzare sulla situazione del Kurdistan e in particolare dei bambini e delle donne, per la cittadinanza e il rapporto con le istituzioni.
Nel suo libro racchiude culture, tradizioni, credenze, religioni e saggezze, attraverso racconti di donne di diversa provenienza che hanno affrontato tutte un viaggio, quello verso l’Italia.
Leggendo queste storie si potrà notare la differenza tra chi ha potuto scegliere il proprio destino e la destinazione per inseguire un progetto, un sogno, chi è stata costretta e chi ha seguito il marito e/ l’amore.
Chi è in Italia per la richiesta d’asilo, come I.S. dalla Giordania, chi per la famiglia, come Li Jie dalla Cina, chi per amore, come Adair Michelle Hoelle dagli Usa e chi per lavoro, come Tahuma Akter dal Bangadlesh.
Non solo parole che raccontano storie, ma spaccati sulla figura della donna immigrata, sulle difficoltà e le violenze subite. Un libro dalla scrittura semplice e fluida, scritto “come si parla”, poiché l’autrice ha voluto solo verificare la comprensibilità di quanto riportato nelle testimonianze, sia per rispetto del modo di esprimersi delle donne sia per mantenere nel testo una dimensione colloquiale.

Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro e focalizzarsi proprio sulle donne immigrate?

identità sospese
Gulala Salih ha origini curde, cittadinanza irachena e italiana. È mamma di due bambini nati in Italia, risiede a Venezia da quando è arrivata nel 1999

«Avevo già l’idea di scrivere, naturalmente non un romanzo, ma di raccontare la mia storia personale. L’idea iniziale era quella di scrivere un libro sulla mia infanzia e su mio padre. Vengo da una famiglia molto coinvolta nella società politica in Kurdistan e abbiamo subito molto. Volevo dunque raccontare la mia storia per fare conoscere la realtà che abbiamo avuto. Ma durante il lockdown, ero sì in smart working ma il tempo non finiva e non so stare senza fare nulla. Così ho deciso di dare voce anche ad altre persone che come me erano chiuse in casa. Mi sono messa in contatto con alcune donne che conoscevo e ho presentato il progetto, chiedendo loro se volessero partecipare. Alcune hanno accettato, alcune no (alcune non erano pronte), ma mi hanno messo in contatto con altre persone. Con alcune ci siamo viste per la prima volta alla presentazione del libro. Tra l’altro, come racconto anche nel libro, la vita che abbiamo vissuto in lockdown era simile a quella che ho vissuto in Kurdistan quando eravamo chiusi in casa a causa della guerra e del coprifuoco imposto. Non avevamo contatti, non andavamo a scuola, vedevamo i carri dei cadaveri passare. Volevo dunque sfruttare al meglio questo periodo».

Osservando la copertina del libro, sotto il suo nome c’è scritto “Donna Kurda”. È un fatto curioso!
«Sì, è motivo di orgoglio per ricordare le mie origini. Quando ho proposto il libro a qualche casa editrice, lo trovavano strano. “Donna kurda” rappresenta una parte della mia identità. Quando ero in Kurdistan, abbiamo subito tanto e abbiamo dovuto nasconderci, e ancora oggi ci nascondiamo in parte. Ora, in Italia, ho la fortuna di poter dire chi sono. È una sorta di rivincita».

Le storie raccolte nel libro sembrano non avere un collegamento geografico specifico. È stato un elemento voluto?
«Esatto, la mia intenzione era quella di dare voce a tutte le donne, indipendentemente dalla loro etnia e provenienza. Da quando sono in Italia, ho avuto l’opportunità di lavorare nel sociale con le donne. Il mio impegno va oltre la nazionalità. Non importa da dove veniamo, ciò che conta è che siamo donne emigrate con motivi differenti per essere qui. L’esperienza dell’immigrazione, con le sue sfide e opportunità di integrazione, ci accomuna».

Tra tutte le storie nel libro, ce n’è una che l’ha particolarmente colpita?
«Ogni storia ha il suo valore e risonanza. Ognuna di esse è importante, racconta sia di sofferenze che di coraggio nel condividere le proprie esperienze. Ad esempio, la storia di Tanni mi ha colpito molto. Ha affrontato il cambiamento culturale e le difficoltà all’interno della sua famiglia. Ha avuto il coraggio di prendere in mano la sua vita, allontanandosi dalle aspettative altrui. Anche la storia della signora giordana che ora è una rifugiata politica, che ha lasciato la sua terra per offrire un futuro migliore ai figli, è altrettanto commovente».

Il titolo del libro parla di identità sospese. Chi rappresentano queste identità sospese?
«L’idea di identità sospese emerge dalle storie di queste donne, che non possono dichiararsi italiane né possono ancorarsi completamente alle loro origini. Si trovano in bilico tra due mondi. Inoltre, osservando le generazioni più giovani, noto che alcune sono integrate e orgogliose delle proprie origini, mentre altre cercano di nasconderle per conformarsi alla società circostante. È un riflesso della scarsa comprensione verso il diverso, alimentato spesso da paure inconsce».

Come possiamo affrontare questa paura delle identità sospese?
«È necessario incoraggiare il coraggio e la sicurezza in sé stessi. Le donne immigrate devono farsi valere e condividere le proprie storie. La creazione di reti di amicizia e relazioni umane è fondamentale. Gli insegnanti, ad esempio, possono giocare un ruolo chiave nell’aiutare gli studenti stranieri a sentirsi valorizzati attraverso l’educazione sulle diverse culture. L’integrazione può essere promossa tramite la musica, il cibo e l’arte».

Nel suo libro, c’è un capitolo intitolato “L’immigrato non è un peso e non lo deve essere”. Cosa ha voluto comunicare?
«Voglio sfidare la percezione degli immigrati. C’è una differenza di trattamento tra immigrati famosi e quelli meno noti, come quelli che lavorano in fabbrica o nei bar. Dobbiamo abituarci a vedere gli stranieri non solo nei social media ma anche negli uffici pubblici. Io stessa lavoro in un ufficio pubblico e a volte percepisco uno sguardo diverso. Nonostante io sia straniera, ho cittadinanza italiana ma non sempre vengo percepita come tale».

Riguardo a cittadinanza e identità, quale concetto ritiene più importante far valere?
«Oltre alla cittadinanza, credo che il contributo e l’esperienza che portiamo nei nostri nuovi paesi siano cruciali. Io lavoro qui, parlo la lingua e ho cresciuto i miei figli qui. Dovrei essere considerata italiana non solo per la cittadinanza, ma anche per quanto ho dato e continuo a dare a questo paese. Gli immigrati spesso cercano di dimostrare di rispettare le leggi e di essere cittadini modello, desiderosi di cambiare la narrazione. Le storie raccontate nel libro dimostrano che le donne immigrate non si limitano a essere badanti, ma desiderano istruirsi, imparare la lingua e contribuire alla società».

Dopo aver completato questo libro, come si sente?
«Scrivere questo libro è stato impegnativo e faticoso, ma era una sfida che volevo affrontare. Ho collaborato con l’Associazione Andos Associazione Nazionale Onlus Donne Operate al Seno, per dare un significato più ampio al mio lavoro. Inizialmente, avevo dubbi sull’accoglienza che il libro avrebbe ricevuto, ma le presentazioni e il feedback positivo mi hanno riempito di soddisfazione. Nonostante la semplicità del libro, mi ha ispirato a continuare a scrivere e condividere storie significative».

Quali progetti futuri ha in mente?
«In futuro ho intenzione di condividere la mia storia personale. Scrivere è una sfida, raccontare la propria infanzia lo è ancora di più, e per questo ho bisogno di tempo. Ho già iniziato a lavorare su qualcosa, ma svelerò ulteriori dettagli durante il concorso “Lingua madre” per il Salone di Torino».

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Identità sospeseGulala Salih
Identità sospese
Donne immigrate tra sfide e battaglie
Edizione Eurooffset, 2022
pp. 288 , € 19

IDENTITÀ SOSPESE. DONNE IMMIGRATE TRA SFIDE E BATTAGLIE

IDENTITÀ SOSPESE. DONNE IMMIGRATE TRA SFIDE E BATTAGLIE