VOLONTARIATO DEI BENI CULTURALI: ARRIVA LA MAGNA CHARTA

Esperienza pilota toscana, la Magna Charta nasce per favorire riconoscimento, programmazione e organizzazione dell’attività del volontariato dei beni culturali

Il volontariato gioca un ruolo sempre più importante nella tutela dei beni culturali. Occorre, quindi, riconoscerne e organizzarne l’azione, integrandola con quella istituzionale. Paola Atzei, nel n. 2/2015 di VDossier, racconta la “Magna Charta”, nata in Toscana proprio con questi obiettivi.

Il volontariato per i beni culturali contribuisce alla tutela e conservazione dei beni artistici, storici, culturali e paesaggistici nel nostro Paese, con azioni e servizi diffusi sul tutto il territorio, grazie all’impegno di volontari qualificati e motivati. Vista la costante crescita del numero di volontari impegnati nel settore, nell’ultimo decennio i musei hanno lavorato per mettere a sistema approcci di lavoro e di collaborazione con il volontariato: ne sono scaturite esperienze concrete, documenti, linee guida e buone pratiche.
In particolare, a partire dal lavoro svolto da Icom Italia per individuare linee d’azione su cui sviluppare politiche culturali innovative, si sono evidenziate le necessità di garantire qualità organizzativa e di programmazione nel coinvolgimento e integrazione dei volontari, che operano in una logica diversa da quella della gestione del personale di ruolo e del contratto di lavoro; di supportare il personale dipendente nell’adattamento alla presenza fisica dei volontari; di prevedere la formazione in modo permanente per un numero sempre maggiore di volontari, anche insieme al personale dipendente.
In questa cornice, tra i territori che hanno attivato politiche di riconoscimento e intervento in tema di volontariato dei beni culturali, in Toscana è stato realizzato un progetto innovativo che ha portato alla stesura di un importante documento: la Magna Charta del volontariato dei beni culturali (scaricabile dal sito www.cesvot.it del Csv Toscana). Scopo del documento è quello di favorire il riconoscimento, la programmazione e l’organizzazione dell’attività del volontariato dei beni culturali e integrare la sua azione con quelle delle istituzioni statali e locali e di rappresentare un’esperienza pilota, come modello replicabile in altri territori regionali.
Un progetto nato dalla stretta collaborazione tra il Ministero per i Beni e le Attività culturali, la Regione Toscana, la Direzione Regionale per i beni culturali e Paesaggistici della Toscana – MiBAC, il Centro Servizi per il Volontariato-Cesvot, Promo P.A. Fondazione, con il contributo della Federazione toscana volontari beni culturali e delle organizzazioni di volontariato che, partecipando al progetto, hanno reso possibile la sperimentazione.

Magna Charta: come nasce e con quali obiettivi

In Toscana il volontariato dei beni culturali rappresenta circa il 10 per cento delle organizzazioni di volontariato esistenti e si occupa di archeologia, musei, monumenti, biblioteche, archivi, arte, musica, teatro e cinema, tradizioni e folklore (Promo P.A. Fondazione). «Se il volontariato culturale in Toscana è così organizzato e diffuso sul territorio, ciò si deve anche alla capacità delle associazioni di attivare sinergie con istituzioni statali, enti locali, università e soprintendenze.

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Castello di Santa Severa (RM). Foto Maria Topputo

Un aspetto, quello della collaborazione tra enti pubblici e associazioni – nella chiarezza delle competenze e dei ruoli di ciascuno – che crediamo fondamentale e al quale abbiamo dedicato grande attenzione», come affermava Patrizio Petrucci, presidente del Cesvot durante la realizzazione del progetto nel 2012. La Magna Charta rappresenta un documento di indirizzo per regolare, nel rispetto della normativa di riferimento, le forme di collaborazione tra le associazioni operanti nell’ambito dei beni culturali e i soggetti titolari dei luoghi della cultura di proprietà statale o di enti pubblici o privati. Un accordo quadro, che deve essere condiviso con i volontari attraverso un corso di formazione e una convenzione attuativa.
Il percorso che ha portato alla stesura della Magna Charta si è sviluppato dal 2009 fino al 2014. Il 2009 e 2010 hanno visto le premesse nelle azioni del Centro servizi per il volontariato a supporto delle organizzazioni di volontariato dei beni culturali, per rafforzarne la visibilità e la loro capacità di fare rete.
Dai momenti di riflessione e di confronto tra i volontari è emersa fortemente la necessità di poter definire meglio ambiti, funzioni e compiti per svolgere le attività all’interno delle strutture museali e di luoghi della cultura, ma anche di poter “contare” su strumenti e buone pratiche da parte delle istituzioni, per migliorare la collaborazione e la gestione dei volontari.
Il 2011 è stato l’anno per comprendere il fenomeno con un’indagine online e interviste rivolte al mondo del volontariato e delle istituzioni e per presentare, alla luce dei risultati dell’ascolto e confronto, la bozza della Magna Charta del volontariato dei beni culturali suddivisa in due parti: il documento dei princìpi e la convenzione tipo.
Nel 2012, è partita la sperimentazione del progetto con 24 soggetti tra associazioni, musei e parchi archeologici, con gli obiettivi di:
• arrivare alla stesura definitiva della Magna Charta e della convenzione, valorizzando istanze e suggerimenti emersi dal percorso;
• realizzare un progetto congiunto tra volontari e luoghi della cultura per migliorare la collaborazione sul campo e stimolare l’interesse del volontariato a nuove attività;
• formare in aula congiuntamente volontari e personale di ruolo relativamente a diritti, doveri reciproci, comunicazione, accoglienza e sicurezza;
• realizzare un vademecum frutto delle esperienze formative e della pratica progettuale, la “Guida per il volontario informato”.
Nel 2013 si è avviata la fase attuativa del progetto, con il coinvolgimento delle associazioni e alcuni musei di rilevanza regionale, per favorire la programmazione congiunta e la condivisione delle attività e mettere in atto i principi e le potenzialità della convenzione. Il 2014 è stato dedicato a promuovere il progetto nel suo complesso, a livello nazionale e territoriale, per l’attivazione di partenariati, la diffusione dell’esperienza come modello replicabile e dei “prodotti” realizzati, come utili strumenti di programmazione e organizzazione.
Questo percorso di studio, confronto e sperimentazione durato diversi anni consegna alle organizzazioni di volontariato e agli enti museali, un metodo di lavoro condiviso, un modello replicabile e tre strumenti operativi: la Magna Charta, la Convenzione tipo e la Guida ad uso del volontario informato, che tracciano l’iter di collaborazione tra struttura e associazione.
La Magna Charta è stata concepita per:
• aiutare le istituzioni e le associazioni di volontariato a leggere meglio le proprie necessità (autoanalisi);
• supportare l’ente nella definizione dei compiti che i volontari possono assumere nella struttura;
• facilitare il coinvolgimento del volontariato a partire dalla co-progettazione di alcune attività;
• identificare strumenti e materiali adottabili per migliorare il rapporto e le attività tra ente e associazioni/volontari;
• supportare l’ente e le associazioni nell’individuare linee-guida e contenuti dei percorsi formativi.

La Convenzione tipo

La Magna Charta prende forma attraverso la Convenzione condivisa e stipulata tra le parti, e adattabile alle esigenze dei soggetti firmatari e alle caratteristiche del progetto e contesto della collaborazione.

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Il Plessi Museum, a Bolzano

La firma della convenzione sancisce, quindi, la sottoscrizione alla Magna Charta, l’accettazione dei suoi contenuti e l’avvio di un iter comune su aspetti organizzativi e logistici che entrambe le parti dovranno rispettare. L’assunzione della convenzione diventa per le parti lo strumento per approfondire la conoscenza reciproca dei ruoli e degli ambiti di intervento, in particolare per: formalizzare la collaborazione tra ente e organizzazione di volontariato; evidenziare l’impegno assunto dalle parti nei confronti del personale e dei volontari; esplicitare perché si incoraggia la presenza e la partecipazione dei volontari; evitare di prendere decisioni repentine con ripercussioni negative nel lungo periodo; dimostrare l’impegno nei confronti della comunità; implementare il volontariato attivo nel settore, evidenziando i loro progetti, servizi e attività.

La Guida ad uso del volontario informato

Infine è stata realizzata la Guida ad uso del volontario informato, per supportare e rendere più chiaro il quadro di riferimento e per evidenziare le opportunità della collaborazione, stimolando la creatività nel progettare e nelle realizzare servizi, attività. Si tratta di un vademecum di informazioni pratiche, regole, spunti di approfondimento utile sia ai volontari che agli addetti ai lavori. È il frutto del lavoro dei volontari che hanno partecipato al percorso formativo e di progettazione metodologica, volti a qualificare la presenza del volontariato nella vita dei musei. Da valutazioni complessive emerse dai soggetti promotori e dalle realtà attive nel progetto, il percorso che ha portato alla Magna Charta ha contribuito a generare altri processi, attivare e rinforzare consapevolezze, aprire nuove sfide e prospettive.
Come sottolineato da Elena Pianea, dirigente del Settore musei ed ecomusei della Regione Toscana, con questo percorso:
• si è promossa la consapevolezza del valore delle regole come condizione indispensabile al corretto svolgimento di attività della convivenza civile;
• si è introdotto il concetto del volontariato come soggetto plurale: così come per i musei si parla di “diversi pubblici”, si è cominciato a parlare di “volontariati”, riconoscendo che le persone e le organizzazioni impegnate nel volontariato rappresentano l’eterogeneità, la molteplicità di saperi, interessi e motivazioni della società;
• si è affermato il principio della pari dignità tra operatori professionisti e volontari riconoscendo il valore specifico di cui il volontariato è portatore. Volontari e professionisti hanno entrambi un ruolo rilevantissimo, reciprocamente non sostituibile.

Uno strumento che promuove la partecipazione dei cittadini

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La Magna Charta ha colmato il precedente vuoto di legittimazione nel rapporto tra volontariato dei beni culturali e istituzioni

Dalle fasi di sperimentazione e attuazione del progetto sono nate idee innovative come quella dell’associazione “Paolo Savi” degli Amici del Museo di storia naturale e del territorio di Calci (Pisa) di trasformare i volontari in narratori storici, per coinvolgere maggiormente la partecipazione dei visitatori e rendere il museo scientifico più aperto integrato al territorio. Molti progetti sono stati inoltre occasione per interessare e accogliere nuovi volontari nelle associazioni.
Ulteriore intento del progetto è quello, in prospettiva, di coinvolgere altre realtà per ampliare il raggio di azione per la tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio italiano, con nuove tipologie di proposte e servizi più articolati, capaci di comunicare e attrarre nuovi pubblici con culture e caratteristiche diverse. Potrà aprire la strada a nuovi modelli di governance, orientati a sistemi di gestione condivisa e improntati alla sussidiarietà e potrà essere concretamente replicabile soprattutto se i soggetti promotori riusciranno a costruire una visione comune delle politiche culturali rispetto alla valorizzazione della comunità nelle sue diverse capacità e potenzialità. Anche questa esperienza ha messo in evidenza come i volontari siano una risorsa fondamentale all’interno del Museo accanto al personale in organico, per diffondere tra la cittadinanza la conoscenza del patrimonio culturale e promuoverne la sua valorizzazione. Per la Federazione toscana dei volontari per i beni culturali, il percorso compiuto con la Magna Charta ha colmato il precedente vuoto di legittimazione nel rapporto tra volontariato dei beni culturali e istituzioni, ma il vero coinvolgimento del volontariato starà nel riconoscimento e valorizzazione delle caratteristiche positive e qualificanti del volontariato, come l’inventiva, la creatività, l’ingegnosità, la passione. La promozione della partecipazione efficace e attiva dei cittadini, non è solo strategica per la qualità della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale, ma determinante per la crescita culturale degli individui e delle comunità.
Un volontariato dei beni culturali più forte e organizzato significa anche cittadini e istituzioni più consapevoli e attente. Il valore delle associazioni e dei volontari impegnati in questo ambito va oltre l’apporto alla soluzione di problemi pratici, per testimoniare un diverso rapporto fra cittadini, patrimonio e istituti della cultura, e il valore del patrimonio culturale storico artistico e paesaggistico come “bene comune” la cui conservazione e valorizzazione corrisponde all’interesse generale di tutti i cittadini.

VOLONTARIATO DEI BENI CULTURALI: ARRIVA LA MAGNA CHARTA

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