CIVITAVECCHIA. DA 40 ANNI CONTRO TOSSICODIPENDENZA E DISAGIO C’È IL PONTE

Negli anni sono cambiati i bisogni ed è cambiato anche il volontariato. Oggi serve molta formazione dei volontari

Il Ministero dello Sviluppo economico premia la solidarietà. Per festeggiare il quarantesimo anniversario dell’associazione Il Ponte – Centro di Solidarietà di Civitavecchia, una commissione speciale del Mise ha dedicato alla Onlus un francobollo commemorativo appartenente alla serie tematica “il Senso civico”. L’esemplare è stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca su un bozzetto disegnato direttamente dall’associazione. La vignetta riproduce una mano tesa ad aiutare un uomo a raggiungere un ponte e in basso campeggia la scritta “Anche la tua mano è necessaria”.

 

Il Ponte - Centro di Solidarietà di Civitavecchia
IL francobollo commemorativo per i 40 anni dell’associazione Il Ponte – Centro di Solidarietà di Civitavecchia

L’ASSOCIAZIONE. “Il Ponte – Centro di Solidarietà” nasce negli anni Settanta su iniziativa di Don Egidio Smacchia, un giovane prete viceparroco di Allumiere. Il sacerdote fonda, insieme ad alcuni volontari, un centro dedicato alla prevenzione e alla risoluzione di situazioni di malessere legate sociale, in particolare la tossicodipendenza. Viene elaborato un programma terapeutico e riabilitativo che interessa la famiglia, la scuola, lo sport e l’associazionismo. Se in un primo momento le attività erano rivolte principalmente agli adulti, con il tempo i servizi sono stati destinati anche ad adolescenti e a ragazze madri. Gli interventi spaziano dalla prevenzione, attraverso corsi di formazione e aggiornamento, alla riabilitazione, con programmi di recupero terapeutici e riabilitativi.

 

L’INTERVISTA. In occasione dell’anniversario dell’ente, Retisolidali.it ha incontrato il presidente dell’associazione, l’avvocato Pietro Messina.

Come è cambiato il territorio di Civitavecchia in 40 anni?
«A livello istituzionale abbiamo registrato un miglioramento nei rapporti con Asl e servizi sociali. Il territorio si è dimostrato particolarmente sensibile alla prevenzione di fenomeni sociali dannosi per la comunità. Essenziale il coordinamento tra associazioni e tra queste e popolazione. Questo a livello locale. A livello nazionale invece c’è una scarsa attenzione per quel che riguarda il Terzo settore».

Le povertà sono le stesse o ce ne sono di nuove?
«La povertà è aumentata. Sempre più persone si trovano al di sotto della soglia critica. Noi del Ponte – Centro di Solidarietà di Civitavecchia, ad esempio, abbiamo individuato nel gioco d’azzardo un fattore determinante di incremento e, nonostante sia considerato un problema minore, è molto diffuso tra i giovani. La situazione è peggiorata con Internet. Il gioco online non è meno invasivo e la possibilità di ricorrere all’anonimato abbassa il livello del controllo. In particolare i minorenni sono sempre più bravi ad aggirare password e filtri imposti dai genitori. Come associazione abbiano dedicato a questo un settore specializzato all’interno dell’associazione. Abbiamo anche firmato una convenzione con la Asl, con cui ci stiamo impegnando a distribuire 2200 questionari nelle scuole, per monitorare il fenomeno tra gli studenti».

Come sono cambiati i giovani e i loro bisogni?
«Io posso parlare di quelli che abbiamo aiutato con Il Ponte – Centro di Solidarietà di Civitavecchia. Tra i nostri iscritti ci sono tanti volontari, ma la maggior parte sono professori, che aiutano i giovani tossicodipendenti a liberarsi della droga e a riprendere il cammino scolastico interrotto. Qualcuno di loro si è anche laureato, mentre era ancora in comunità. I ragazzi danno molta soddisfazione, ma è il lavoro svolto sui genitori a essere determinante».

Come è cambiato il volontariato nel corso degli anni?
«Molto. Oggi è necessaria una formazione professionale adeguata. Noi organizziamo per i nostri volontari appositi corsi tenuti da esperti e psicologi. Pensare di salvare un giovane dalla droga solo con la buona volontà è un’utopia. Da quando sono partiti i corsi ad oggi abbiamo formato più di cento persone. Non è più possibile improvvisare».

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