IN RICORDO DI MARIO LETIZI, E DEL SUO “NUN SE PO’ LAVORA’ COSÌ

Instancabile volontario di Arci Ragazzi Roma, manca a tutti quelli che l'hanno conosciuto

“Nun se po’ lavorà così!”  Era questa una delle frasi ricorrenti con cui Mario, il nostro Mario Letizi, volontario in Arciragazzi di Roma, spesso si rivolgeva agli operatori della nostra associazione, quando riteneva che le attività non fossero svolte con la cura dovuta. E le sue osservazioni erano sempre ben accolte, magari con qualche battuta e con il sorriso. Perché lui, con il suo spirito autenticamente romano, le battute non le risparmiava e riusciva sempre a creare un ottimo clima di collaborazione.

I ragazzi – anche i volontari del Servizio Civile – gli erano molto affezionati perché sapevano che li capiva, e lo ascoltavano. Mario diceva sempre che l’Arciragazzi era la sua seconda famiglia, ed era vero. E lo è stata per circa vent’anni.  Non si tirava mai indietro, infaticabile, generoso, a volte simpaticamente burbero, era sempre presente: al Parco degli Scipioni, durante lo svolgimento de La Città in Tasca, nel corso di eventi di piazza a cui la nostra associazione partecipava, e poi, in sella al suo motorino, come fosse un destriero, era pronto a raggiungere qualunque punto della città per qualunque necessità associativa. Con  il Ludobus, il suo amato Ludobus coloratissimo,  portava ovunque  i giochi che animavano le nostre iniziative all’aperto, non soltanto a Roma ma in tante altre città e paesi, a Bruxelles e a Monaco di Baviera. A Pietralata, dove ha sede l’Arciragazzi, era conosciuto e amato in tutto il quartiere. Il motorino, sempre lucidato a puntino, parcheggiato davanti all’ingresso, era garanzia della sua presenza quotidiana, una nostra sicurezza.

Ora Mario Letizi ci manca. Tanto.  Ci è stato portato via poco prima di Natale dal terribile 2020 appena passato. Caro Mario, buon viaggio. Continueremo a volerti sempre bene. Sei stato, sei una persona splendida.

 

IN RICORDO DI MARIO LETIZI, E DEL SUO “NUN SE PO’ LAVORA’ COSÌ

IN RICORDO DI MARIO LETIZI, E DEL SUO “NUN SE PO’ LAVORA’ COSÌ