
KARAWAN FEST, PIETRO GRASSO: «SCEGLIAMO DI STARE DALLA PARTE DELLA LEGALITÀ»
Nella serata di chiusura dell'edizione 2025 di Karawan Fest con Pietro Grasso, che ha presentato la graphic novel Da che parte stai? e La mafia uccide solo d’estate, premio Nuove Cittadinanze. Grasso: «Un paese è democratico se continua a cercare verità e giustizia. Non è possibile che ci siano buchi neri nella sua storia»
18 Luglio 2025
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È una storia bellissima quella che ha chiuso mercoledì 16 luglio il Karawan Fest. Una storia familiare che parla di legalità, partecipazione, onestà e che si intreccia con una storia più grande, quella della Mafia, e con una più grande ancora, la storia italiana. Al Parco Sangalli di Torpignattara la serata di chiusura dell’edizione 2025 di Karawan Fest è stata dedicata infatti al tema della legalità. In dialogo con Andrea Meccia di ÀP-Antimafia Pop Academy, Pietro Grasso, che ha fatto della lotta alle mafie una ragione di vita, ha presentato la graphic novel Da che parte stai? Tutti siamo chiamati a scegliere, realizzata con Emiliano Pagani, Alessio Paquini e Loris De Marco. L’incontro con Grasso ha aperto la proiezione de La mafia uccide solo d’estate di Pif, scelto da studenti e studentesse dei laboratori di Impariamo l’italiano con il cinema, che hanno assegnato al film il Premio Nuove Cittadinanze.

Da che parte stai? Una storia tramandata da padre in figlio
Da che parte stai? inizia dalla storia del dodicenne Giuseppe Letizia, di come il caso lo portò ad assistere, una notte, a un omicidio e a parlarne in modo fortuito con il direttore sanitario dell’ospedale dove il papà lo aveva portato vedendolo scosso. Di come quel direttore sanitario si sarebbe rivelato collegato alla mafia e di come il piccolo Giuseppe sarebbe morto con un’iniezione “disintossicante”. E ancora, della scomparsa, nella stessa notte, del sindacalista Placido Rizzotto, dell’arrivo di Carlo Alberto Dalla Chiesa. «Ho conosciuto questa storia da mio padre. E mio figlio l’ha appresa da me» ci ha raccontato Pietro Grasso. «Ed è questa storia che mi ha fatto pensare di fare il giudice. E poi anche mio figlio ha fatto la sua scelta, quella di fare il poliziotto».
Giovanni Falcone diceva che non si può chiedere l’eroismo a inermi cittadini. Allora scegliere da che parte stare, forse, non è così facile? «Falcone diceva anche che ognuno deve fare fino in fondo il proprio dovere», riflette Grasso. «Basta seguire questa norme a rifiutar qualsiasi illegalità. Il no alla mafia è fatto anche di scelte. La mafia di quei giorni, quella violenta, non c’è più. Ma è entrata nel mondo degli affari, inquina, apre e chiude negozi, è nella distribuzione, nei trasporti. Dietro qualsiasi illegalità ci può essere un interesse mafioso. E dobbiamo fare la nostra scelta. Il no alla mafia è una scelta quotidiana. Scegliere da che parte stare è stare dalla parte della legalità».
Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Antonino Caponnetto
La storia di Pietro Grasso è anche quella del maxiprocesso alla mafia, iniziato a Palermo nel febbraio del 1986. Il prossimo anno saranno passati già 40 anni. Grasso ha ricordato quei momenti, quando venne chiamato dalle ferie per fare il giudice a latere nel procedimento. «Dissi che prima di accettare dovevo chiedere alla mia famiglia» ricorda. «E a loro dissi: sappiate che da un giorno all’altro saremo circondati da persone con il giubbotto antiproiettile, non potremo fare le nostre passeggiate, saremo oggetto di calunnie e di minacce. Mi dissero: “fare il magistrato è sempre stato il tuo sogno”». E così ecco l’incontro con Giovanni Falcone, che gli indicò una stanza, quattro mura piene di cartelle e di fogli da studiare. E con Paolo Borsellino, che gli diede una copia dei suoi appunti per trovare, tra quei faldoni, tutte le cose più importanti. E, ancora con Antonino Caponnetto. «Mi diede un buffetto e mi disse: “Ragazzo, vai avanti a testa alta e schiena dritta e senti sempre la voce della tua coscienza”».

Un Paese è democratico se cerca verità e giustizia
Nella storia di Grasso, come in quella del film di Pif, rientrano altre storie come l’omicidio di Salvo Lima, le stragi di Capaci e di via D’Amelio. Quando sarà possibile avere verità e giustizia? «Il quando non lo posso sapere» commenta Grasso. «Un paese è democratico se continua a cercare verità e giustizia. Non è possibile che ci siano buchi neri nella sua Storia. Per tutta la vita ho indagato sulle stragi. Ma avremo la verità solo se ci sarà la collaborazione di persone che hanno fatto parte delle istituzioni: i mafiosi che avevano notizia di quei fatti sono tutti morti. Penso che ci voglia un contributo da parte di qualcuno che non è mafioso. E aspettiamo fiduciosamente per dire che questo possa avvenire, per dire che il nostro è un paese democratico che cerca la giustizia e la verità».
Come si raccontano Falcone e Borsellino nelle scuole?
Oggi, con la sua Fondazione Scintille di Futuro, Pietro Grasso racconta la mafia e l’antimafia nelle scuole. A modo suo, un modo particolare. «Se i ragazzi sentono i nomi di Falcone e Borsellino che vengono liquidati con due parole, come due eroi, li dimenticano» spiega. «Io cerco di raccontarli come li ho conosciuti io. Persone che amavano la buona tavola, rilassarsi con gli amici. Cerco di raccontare la collezione di papere di Falcone, le battute che si scambiavano lui e Borsellino. Sentendo gli aneddoti i ragazzi si incuriosiscono, si appassionano. E imparano il senso del dovere, la legalità». Grasso ha parlato di questo anche in tv, con il programma Lezioni di Mafia. Ma a tanti non piace che i magistrati escano dal loro terreno. «Falcone cominciò a scrivere dei fondi su La Stampa e fu criticato» commenta l’ex giudice. «Si diceva che il magistrato deve fare il magistrato, non entrare nei commenti. Certa politica crea polemica perché vuole l’esclusiva del consenso: non vuole che qualcun altro possa guadagnare consenso».
Lo Stato, con Giovanni Brusca, ha vinto tre volte
La graphic novel Da che parte stai? è una storia con un cerchio che si chiude. E il personaggio che collega tutto è Giovanni Brusca, che, di recente, dopo 25 anni di carcere ha ottenuto la libertà. Pietro Grasso, di fronte a lui, ha provato sentimenti umani, contrastanti. «Come vi sentireste se vi trovaste a fare domande a qualcuno che vi dicesse come ha organizzato l’attentato nei vostri confronti e anche il rapimento del vostro figlio?» ci domanda Grasso. «Allora ho dovuto fare un esercizio di autocontrollo notevole. E quando ho saputo della sua libertà ho provato un sentimento umano di rabbia. Però, razionalizzando, ho pensato che la legge sui pentiti l’aveva pensata Giovanni Falcone. Lo Stato, con Brusca, ha vinto tre volte. Quando lo ha catturato. Quando lo ha convinto a collaborare e ha condannato centinaia di mafiosi. E quando ha applicato la legge. Uno Stato che si rispetti deve applicare la legge. E il pragmatismo deve far posto al sentimento umano delle vittime». Nella graphic novel c’è un fatto reale che supera la fantasia di qualsiasi sceneggiatore. «Mio figlio che si trova a dovere scegliere se proteggere o meno un Brusca che aveva progettato il suo sequestro. È una cosa assurda» riflette l’ex magistrato. «E c’è un colloquio con Brusca che dà il fil rouge di tutta la storia. Brusca si difende, dice a mio figlio “Grazie, lei è nato in una famiglia dove il padre è magistrato. Io sono nato in un paese di mafiosi”. E mio figlio risponde. “Mio padre mi racconta la storia di Giuseppe Letizia, che ha avuto la forza di denunciare i mafiosi che avevano ucciso Placido Rizzotto”».
Pif. La lotta alla mafia è una lezione di vita: non accettare le cose brutte
La mafia uccide solo d’estate ha vinto il premio Nuove Cittadinanze, scelto dalle studentesse di Impariamo l’italiano con il cinema, con questa motivazione: «Perché è un film comico e romantico, che un po’ ci ha fatto piangere, e un po’ ci ha fatto anche arrabbiare». «La lotta alla mafia non è stata solo una lotta contro un’organizzazione criminale tremenda» ci ha raccontato Pif in collegamento. «È stata anche una lezione di vita: non accettare le cose brutte che ci sono; dire, negli anni Sessanta e Settanta, “con la mafia non voglio conviverci, la voglio sconfiggere”. Quella mafia di Totò Riina è stata sconfitta, un bambino di cinque anni oggi fa una vita più tranquilla di quella che facevamo noi in Sicilia. È stato non accettare uno stato di fatto, non dire “è sempre stato così”. Persino Palermo che sembrava una città immutabile è cambiata. È questa la grande lezione che ho ricevuto da chi ha combattuto la mafia».
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Pietro Grasso, Emiliano Pagani, Alessio Pasquini
Da che parte stai? Tutti siamo chiamati a scegliere
Tunué, 2025
pp. 128, € 17.50
