LATINA IN CONCERTO PER JEAN-LUC

Jean-Luc Krautsieder era appassionato di musica e di disegno. E portava nel volontariato tutto l’entusiasmo con cui affrontava la vita. È morto dopo una lunga agonia, dopo un pestaggio in Francia. Il 9 dicembre la sua città, i volontari, gli amici lo ricorderanno in un concerto

Oltre una decina le band che si alterneranno sul palco il prossimo 9 dicembre per Jean’s.Un concerto per Jean-Luc. Sulla locandina la foto del suo sorriso e l’inseparabile chitarra. Sì perché, Jean-Luc Krautsieder, prima di molte altre cose era innamorato della musica, un compositore, un paroliere e, non da ultimo, un musicista.
L’appuntamento è alle otto di sera al Palaroller in via Maira 10, a Latina. Un evento musicale di brani inediti e cover, ma anche di parole. Oltre agli artisti, infatti, davanti al microfono ci saranno i suoi amici, per dedicargli un pensiero, una lettera, una poesia. Tutti con l’idea di far diventare questa serata un appuntamento fisso, un momento di ricordo collettivo e, magari, un festival.
Di eventi così gli amici di Jean ne avevano organizzato uno già nel 2019 a Latina. Era passato poco più di un mese da quell’assurda sera tra maggio e giugno in cui tre giovani lo avevano accerchiato e picchiato brutalmente, forse per rapinarlo, lasciandolo in fin di vita sull’asfalto di una strada di Langon, una frazione di Bordeaux. Era andato a trovare la nonna. Era a soli cinquecento metri dalla sua casa.
Alla rassegna i suoi amici musicisti avevano dato come titolo: Ci sentirai fino a Bordeaux – Concerto per Jean. Una grande festa nella speranza di un suo ritorno. Un evento che era diventato anche l’occasione per raccogliere dei fondi da donare alla famiglia, per sostenere le loro tante spese, anche solo per il viaggio per la citta francese.

Una lunga agonia dopo un pestaggio in Francia

Jean-Luc
«Mio fratello disegnava fumetti e, quando andava dai bambini in ospedale, li colorava con loro. A volte a quei lavori faceva delle foto, che ci mostrava entusiasta quando tornava a casa»

Lui era ancora in coma. Era il 5 luglio, un venerdì. Il primo gruppo aveva acceso l’amplificatore alle 20.30, nel grande giardino del locale Evergreen c’era tanta, tanta gente. Il 22 settembre del 2023 Jean-Luc si è spento, dopo quattro anni di sofferenza.  Aveva trentasette anni. Il giorno del suo funerale la città di Latina commossa, per voce della sua sindaca, ha deciso di intitolargli un parco. Si era trasferito in Francia nel 2016, con tutti i suoi sogni. «Si era laureato in Scienze della Comunicazione prendendo quasi il massimo dei voti. Non trovando molte opportunità di lavoro in Italia aveva deciso di andare in Francia, da nostro padre. Si era sistemato bene. Aveva un’occupazione, una casa. Il giorno successivo a quello in cui è stato aggredito, avrebbe dovuto firmare un contratto con un’azienda». È un racconto emozionato e lucido quello della sorella Alessia. Lei e Jean-Luc, papà francese e mamma di Latina, sono nati entrambi a Nizza, a quattordici mesi di distanza. Lui era il più grande e aveva con la sorella un legame molto forte, pieno di allegria e complicità. «Mio fratello era un ragazzo veramente solare. Uno che amava la vita in ogni sua sfaccettatura. È sempre stato sorridente sin da bambino, con quegli occhioni azzurri brillanti. Aveva un’intelligenza straordinaria. Te lo ritrovavi da qualche parte in casa a leggere un libro o a spulciare il dizionario. Ai tempi del liceo decise di studiare la chitarra da autodidatta. Mesi e anni di esercizi, di studio e alla fine aveva iniziato a suonare. Devo dire che lo faceva veramente bene. A volte ci lasciava tutti a bocca aperta». Poi c’era l’altra sua grande passione, il disegno, che veniva subito dopo la musica e di cui Alessia conserva tra i ricordi un’immagine molto bella. «Disegnava fumetti e, quando andava dai bambini in ospedale, li colorava con loro. A volte a quei lavori faceva delle foto, che ci mostrava entusiasta quando tornava a casa. Potrei scrivere un poema sulla sua bellezza. Sapeva come aiutare il prossimo e non si tirava mai indietro. Sempre in prima linea nelle manifestazioni per le attività nel sociale. La sua risata era contagiosa, rimarrà per sempre impressa nel mio cuore. Sapeva ascoltare e coinvolgere le persone. Amore e amicizia sono le parole che più gli si addicono. Dono più grande non potevo ricevere dalla vita se non un fratello così speciale, in ogni cosa che faceva».

Jean-Luc portava il suo entusiasmo nel volontariato

Jean-Luc
Jean-Luc nel corso di una delle giornate organizzate dall’Associazione Donatori Midollo Osseo

Jean-Luc, a Latina, il suo impegno nel sociale lo aveva portato avanti un po’ come tutto il resto, con entusiasmo. Aveva iniziato a fare volontariato con i ragazzi con disabilità. Li accompagnava a fare lunghe passeggiate, agli eventi, al cinema. Gli piaceva talmente tanto che pensava di farlo diventare un lavoro, a tal punto da prendere in considerazione di fare un corso per diventare un operatore socio sanitario. Nel 2015 si rivolge al CSV Lazio per cercare associazioni perché aveva deciso di fare il Servizio Civile, ma, in realtà, aveva già individuato l’Associazione Valentina, che aderiva alla rete di servizio civile promossa da CSV Lazio Giovani Energie di Cittadinanza ed è attiva in molti reparti tra i quali Oncologia, Radioterapia, Pediatria e il Pronto Soccorso dell’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina. Quell’associazione Nella Magnani l’ha fondata nel 2000, in ricordo della figlia venuta a mancare per un tumore maligno quando aveva dodici anni. È una bella donna Nella, piena energia e umanità, con uno sguardo sorridente e amorevole. In ospedale ci sta ogni mattina, nella sua stanzetta al piano tra scatoloni di omogenizzati da far arrivare a chi è in difficoltà e bottigliette d’acqua da distribuire tra i ricoverati del Pronto Soccorso. Il suo è un impegno che non si è mai fermato da oltre vent’anni, per portare aiuto materiale ma anche supporto morale ai malati e ai loro familiari. «Mi chiamò il CSV Lazio per farmi conoscere i ragazzi da esaminare per il servizio civile. E, vidi arrivare questo giovane con la barba lunga lunga», ricorda Nella Magnani. «Sulle prime mi incuriosì. Così fuori dalla norma! Era timido e taciturno. Gli chiesi cosa facesse nella vita e mi disse che era un musicista. E questo mi piacque subito. Poi mi disse che aveva anche il tesserino da giornalista. Un ragazzo pieno d’interessi, insomma! Mi convinse e lo presi con me. Aveva un temperamento dolce ed era educato nei modi. Decisi così di farlo andare in Pediatria. Un reparto molto particolare e per il quale faccio un’attenta selezione. Lì non si tratta solamente di far giocare i bambini, bisogna ascoltarli, sapersi porre e creare la sintonia giusta con loro. Jean veniva tutte le mattine. Preparava i disegni e poi li portava su, per farli colorare ai piccoli pazienti. In reparto si erano accorti però, che i bimbi lo seguivano, gli stavano tutti intorno per ascoltarlo, perché dai disegni aveva iniziato a tirare fuori anche delle favole. Un giorno arrivò con un cartello grande grande, con una lunga fila di suoi disegni già pronti. Aveva creato una fiaba per loro. Quindi se ne andò tutto contento su dai bimbi con la sua storia sotto braccio. Quella mattina li riunì tutti in cerchio e cominciò a raccontare, seguendo uno dopo l’altro tutti i disegni da colorare. Nessun volontario a mia memoria, aveva mai fatto una cosa del genere. Fu un successo! Da quel giorno ogni mattina, prima del suo arrivo alle 9.00, mi avevano già telefonato almeno un paio di volte da Pediatria, perché i bimbi aspettavano Jean!». Terminato l’anno del servizio civile, Jean-Luc decide di continuare lo stesso lavoro come volontario.

In concerto per Jean-Luc

Jean-Luc«Gli volevo bene! Come non volergliene? Prima di partire per la Francia era venuto a salutarmi: gli dissi che faceva bene ad andare, devono andare per il mondo i giovani! Lui era contentissimo. Mi assicurò che al suo ritorno avrebbe ripreso a fare volontariato nella nostra associazione, anche solo per poche ore a settimana. Ero felice per lui. Io conoscevo tutti i suoi sogni, la musica, il disegno e la scrittura. Ne aveva così tanti!», racconta Nella. Sempre come volontario Jean-Luc si avvicina all’associazione VIP (Vivi in Positivo) di Latina, che all’ospedale Goretti svolge attività ludico ricreative nel reparto di pediatria con i “clown dai nasi rossi”. In occasione della giornata dell’Associazione Donatori Midollo Osseo, partecipa coni suoi soliti slancio e generosità e si fa tipizzare per essere inserito nella lista dei potenziali donatori di midollo osseo. I suoi tanti scatti ce la raccontano come una vera giornata di festa! Giovanni Colomba è un musicista e un operatore socio sanitario al Centro Diurno Casal delle Palme a Latina. Dietro l’organizzazione del concerto del 9 dicembre al Palaroller c’è anche lui, insieme a tantissimi altri amici. Sarà sul palco con la sua chitarra e la canzone che aveva scritto per Jean-Luc, “Ninna Nanna”. Un pezzo che, come ci racconta l’autore: «É nato un po’ per caso, per un bimbo che viveva lontano».  Un pezzo di soli trenta secondi che poi è diventato la canzone che avrebbe voluto portargli in ospedale a Bordeaux, in un viaggio mai iniziato e mille volte interrotto. «Abbiamo passato nottate ad ascoltare Alice Cooper, Frank Zappa e Richard Benson. La musica, il grande amore, la passione, quella che fa sanguinare le mani e inventare nuovi accordi».

LATINA IN CONCERTO PER JEAN-LUC

LATINA IN CONCERTO PER JEAN-LUC