L’INTEGRAZIONE? È UNA FESTA

Musica, balli e tanto gioco a quella della Rete Scuolemigranti, il 6 maggio scorso a Roma. Perché la paura è ingiustificata

«L’Italia non è più un Paese multiculturale, oggi dobbiamo parlare di interculturalità». Ai migranti vanno dati gli strumenti culturali per integrarsi e tra questi la conoscenza dell’italiano è una priorità. È la direzione tracciata dalla Rete Scuolemigranti di Roma e del Lazio, che con 102 sedi e il contributo volontario di 900 insegnanti copre il 50% del fabbisogno di alfabetizzazione per immigrati e richiedenti asilo. Non solo corsi di apprendimento che mirano ad una certificazione della lingua italiana (livelli A2 e B1), ma anche attività culturali, artistiche, ludiche e sportive. Tra il 2013 e il 2014 gli studenti iscritti ai corsi della rete sono stati 12.800 con la possibilità di ricevere attestati riconosciuti dalle Questure. I 900 volontari invece sono per lo più giovani laureati che stanno seguendo corsi di specializzazione nell’insegnamento dell’italiano e che partecipano puntualmente ai seminari organizzati dalla Rete.
Lo scorso 6 Giugno, a conclusione dell’anno scolastico delle associazioni di volontariato, le organizzazioni della Rete Scuolemigranti si ritrovate presso la Città dell’Altra Economia di Roma (Testaccio) per condividere un momento di festa tra insegnanti, alunni ed ospiti di diverse culture. «La lingua è una premessa indispensabile per la cittadinanza – ci spiega Paola Piva, coordinatrice della Rete Scuolemigranti. Quando si insegna l’italiano si ha un’ottica ben precisa, quella di abbassare la paura nei confronti di una cultura molto diversa ma anche di imparare noi stessi nuove culture. È necessario che queste persone abbiano degli strumenti per interagire e per conoscersi. L’integrazione è il passo successivo».

Il gioco è lo strumento più inclusivo

Giochi all’aperto, gare di scacchi, letture animate di fiabe e un palco sul quale, per quattro ore, si sono alternati artisti provenienti da tutto il mondo; danzatrici di flamenco, rapper arabi, band e solisti. Uno dei momenti più simbolici è stata l’esibizione del coro multietnico “Romolo Balzani” che da anni promuove l’interculturalità con il canto. «Le canzoni internazionali che noi oggi cantiamo appartengono al patrimonio culturale di tanti nostri studenti che ce le hanno fatte conoscere – ci spiega Claudio Tosi, responsabile del progetto. Cantiamo in curdo, in bangla, in senegalese ecc. E non solo, abbiamo anche scoperto che sono gli stessi brani che noi italiani cantavamo negli anni venti e trenta, gli anni della guerra. Ci teniamo a riscoprire anche quel patrimonio canoro degli italiani che emigravano, proprio perché i sentimenti della nostalgia e della lontananza sono gli stessi di chi emigra oggi».
Affollatissimi da piccoli e grandi i giochi da tavolo e di piazza forniti dall’associazione CEMEA del Mezzogiorno. «Il nostro centro è aperto sia la mattina per i corsi scolastici che il pomeriggio per i corsi extra-scolastici che consistono in giochi e attività ludiche – racconta Nicoletta Salerno, una delle volontarie dell’associazione. Qui oggi abbiamo portato i tavolieri e i giochi da tavolo costruiti all’interno dei nostri laboratori di falegnameria. La nostra esperienza con giovani del territorio e di altri Paesi è positiva e soprattutto costruttiva. Vogliamo abbattere i muri che oggi si vogliono alzare a tutti i costi e far sperimentare a giovani e minori di qualsiasi provenienza, religione e cultura che si può convivere civilmente arricchendosi uno con l’altro. Gli insegniamo l’italiano attraverso il gioco perché pensiamo che il gioco sia il mezzo più inclusivo per tutti».

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