
CONTRO-CONFERENZA SULLE DROGHE: RIDUZIONE DEL DANNO E DIRITTI CIVILI E SOCIALI. NON PAURA
Una riforma della Legge 309/90, linee guida sulle misure alternative, un Dipartimento a tutela della salute delle persone che usano droghe, comunità terapeutiche aperte, una gestione integrata con Terzo settore e cooperazione sociale. Il manifesto della Contro-conferenza sulle droghe, per «contestare la strategia di tolleranza zero e criminalizzazione dell’Esecutivo e rilanciare una proposta fondata su principi radicalmente diversi»
13 Novembre 2025
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Un Manifesto politico condiviso, in forma di appello, è emerso dalla Contro-conferenza Sulle droghe abbiamo un Piano!, che si è tenuta a Roma dal 6 all’8 novembre in corrispondenza con la Conferenza nazionale sulle Dipendenze organizzata dal Governo. Associazioni e movimenti impegnati per la riforma delle fallimentari politiche sulle droghe – A Buon Diritto, Arci, Antigone, Associazione Luca Coscioni, Cgil, Cnca, Comunità di San Benedetto al Porto, Forum Droghe, Gruppo Abele, ItaNPUD, ITARDD, L’Altro Diritto, La Società della Ragione, L’Isola di Arran, Lila, Meglio Legale e Tutela Pazienti Cannabis Medica – hanno voluto «contestare la strategia di tolleranza zero, criminalizzazione e patologizzazione dell’Esecutivo e rilanciare una proposta fondata su principi e linee di policy radicalmente diversi».
Caterina Pozzi (Cnca): «La nostra visione delle comunità è molto diversa da quella che ha in mente il nostro Governo»
«Siamo stati invitati alla Conferenza governativa in quanto reti di comunità, pensando che sia l’unica realtà possibile per il contrasto alle droghe. Abbiamo chiesto che fosse aperta anche agli operatori sociali, alle persone che usano droghe, al tema della riduzione del danno che abbiamo messo nel gruppo carcere e in ogni consesso», ha evidenziato Caterina Pozzi, presidente del Cnca (Coordinamento nazionale comunità accoglienti). Tuttavia il Governo ha escluso, nella preparazione alla Conferenza nazionale, tutte le organizzazioni della società civile esperte in questo ambito e le persone che usano droghe, in controtendenza con la Conferenza nazionale del 2021 che aprì il confronto a tutti, approvando documenti innovativi per le politiche sulle droghe ed elaborando il Piano nazionale ignorato dalla presidente del Consiglio. «La nostra visione delle comunità è molto diversa da quella che ha in mente il nostro Governo: rivendichiamo comunità aperte, in cui riusciamo ad accogliere persone dai percorsi penali, perché il carcere è diventato una discarica sociale».

Valentina Mancuso (ItaNPUD): «Il diritto del consumo sicuro rientra nel diritto alla salute»
«Vogliamo contrastare e dire basta alla retorica attuale, narrativa tossica che continua a descrivere chi consuma sostanze come vittime da redimere piuttosto che come criminali da punire, basta al linguaggio pietista che ci definisce come fragili come persone da difendere o tutelare o aiutare o devianti da reprimere, nel linguaggio securitario», ha osservato Valentina Mancuso, educatrice e operatrice bassa soglia, nel direttivo della rete ItaNPUD, associazione di promozione sociale costituita da consumatori di sostanze psicoattive che si batte per la tutela dei diritti di tutte le persone che fanno uso di sostanze in Italia. «Alla Conferenza governativa non sono stati invitati né consumatori, né società civile», ha denunciato, chiarendo che «la riduzione del danno va a mettere in discussione la logica proibizionista che va a dividere fra persone sane e devianti. Lo Stato preferisce consumi nascosti e criminalizzati piuttosto che sicuri e autodeterminati. Il diritto del consumo sicuro rientra nel diritto alla salute, non dimentichiamolo. E la nostra è una presa di parola collettiva».
Susanna Ronconi (Forum Droghe): «Una politica di governo sociale dei consumi»
Secondo Susanna Ronconi di Forum Droghe, che da 30 anni si batte per la riforma della politica delle droghe a livello nazionale e internazionale (sia sul piano legislativo contro l’approccio punitivo, sia sul piano di servizi e interventi puntando alla riduzione del danno), «se vogliamo passare dal contrasto del fenomeno al governo del fenomeno, ci serve una politica di governo sociale dei consumi: non intendiamo controllo, ma mettere gli attori del fenomeno in condizione di gestirlo e di gestire la propria vita rispetto ai propri comportamenti». Ancora, «ridurre il danno, non i diritti» la richiesta espressa anche dalla Lila (Lega italiana per la lotta contro l’Aids), rappresentata da Lella Cosmaro, che ha parlato di riduzione del danno «come politica per il diritto alla propria salute e alla salute pubblica». Riduzione del danno significa «non chiedere alle persone di smettere di usare le droghe come pre-condizione per ricevere aiuto», ha ribadito. «Tutti gli investimenti in Italia sono insufficienti per soddisfare i bisogni di assistenza sanitaria per le persone che consumano droghe. Abbiamo tante carenze sistemiche nell’accesso equo alla prevenzione e alle cure. Se non attuiamo politiche di riduzione del danno, le persone che usano droghe rimarranno sempre svantaggiate; i giovani, le donne, le persone migranti hanno vulnerabilità che vanno a sommarsi alle altre, perché colpite da un forte stigma e da difficoltà sia linguistiche sia culturali».
Contro-conferenza sulle droghe: alcuni focus dal Manifesto condiviso
Ecco alcuni stralci del documento adottato dalla Contro-conferenza sulle droghe autoconvocata dalla società civile (qui la sintesi completa): «I miliardi investiti in politiche proibizioniste, in Italia e nel mondo, non hanno ridotto o contenuto il fenomeno, mentre continuano a non proteggere la salute e la sicurezza delle persone che le usano e della società in generale». Fra le proposte di «iniziative necessarie verso una riforma strutturale della Legge sulle droghe 309/90», quella di «prevedere linee guida nazionali per una strategia sulle misure alternative alla detenzione in una logica di decarcerizzazione e deistituzionalizzazione» e di «istituire un Dipartimento per la tutela della salute delle persone che usano droghe, rivedere competenze e finalità del Dipartimento per le Politiche Anti-droga a partire dalla denominazione, prevedere Comunità terapeutiche residenziali e semiresidenziali che operino in modo integrato con altri attori delle comunità locali». Inoltre l’appello invita a «promuovere l’accesso a terapie a base di piante, sostanze e molecole contenute nelle tabelle nazionali e internazionali, semplificando burocrazia e informando sull’impiego palliativo, compassionevole e innovativo di molecole psicoattive», sollecitando anche a «una gestione integrata con il Terzo settore e la cooperazione sociale, riconoscendo al Terzo settore una funzione pubblica integrativa e non alternativa, garantendo retribuzioni adeguate e stabili alle persone che lavorano nel sistema dei servizi».






