MILLE E UNA DONNA. L’ARTE DI HOURA FARZANEH E RASTA SAFARI È UNA MICCIA DI CAMBIAMENTO

Per “Mille e Una Donna” si sono ispirate a una fiaba millenaria conosciuta in tutto il mondo, Houra Farzaneh e Rasta Safari, con una rilettura in chiave simbolica e per sensibilizzare sulla condizione delle donne. Proposta dalla Rete Italiana Donne di Fede di Religions for Peace, fino al 30 novembre è ospitata nella Casa del Municipio Roma I Centro

di Ilaria Dioguardi

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Sensibilizzare sulla condizione delle donne costrette a vivere in sistemi patriarcali e autoritari che privano di diritti e ledono la dignità della persona. Coinvolgere la collettività in una riflessione condivisa, sul femminile, sull’amore, sulle relazioni, sul tema del potere e del dominio. Sono tra gli obiettivi della mostra bi-personale di Houra Farzaneh e Rasta Safari, che nasce da un progetto artistico su ispirazione di Danilo Maestosi, che ne è il curatore. La mostra, Mille e una donna, proposta dalla Rete Italiana Donne di Fede di Religions for Peace, si può visitare ad ingresso gratuito fino al 30 novembre, presso la Casa del Municipio Roma I Centro (via Galilei 53). La mostra è, infatti, ospitata da Municipio Roma I Centro, Patto di Comunità Municipio Roma I Centro, CSV Lazio.

mille e una donna

Mille e una donna e il potere unificante dell’arte

“Le mille e una notte” è la storia-cornice della mostra di Houra Farzaneh e Rasta Safari. Le due artiste conoscono molto bene i temi classici della tradizione persiana, i miti e le narrazioni; sanno come coniugare tradizione e contemporaneità, trasformare la loro arte in atto politico, nella speranza di innescare un cambiamento. Si offrono come ponte tra oriente e occidente, tra identità e sradicamento, tra dolore e speranza. Un racconto, il loro, che si fa corale, fino ad assumere i caratteri dell’universalità, grazie al potere unificante dell’arte. Un invito a una maggiore consapevolezza per una più efficace e plurale sfida all’oscurità.
Tra le finalità della mostra, anche una riflessione sull’ importanza di una informazione sana e responsabile perché una comunicazione di qualità può portare a una presa di coscienza, innescare cambiamento fino a creare un tessuto sociale più umano e più attento perché le parole e il linguaggio possono cambiare la percezione della realtà, e quindi la realtà. Mettere in risalto il ruolo delle donne nel costruire un mondo migliore, per la loro naturale propensione all’ascolto e al dialogo, all’educazione emotiva-relazionale, e per la messa in atto di pratiche pacifiche e non violente. Una mostra come manifesto artistico, contro ogni violenza ed abuso, contro le guerre e i massacri in atto nel mondo, con l’intenzione e la volontà di portare un messaggio di pace e di libertà.

Houra Farzaneh: «Lo spettatore ha la libertà di decidere dov’è il bene e dov’è il male nelle mie opere»

Nelle opere di Houra Farzaneh, visioni carsiche affiorano da abissi remoti di profondità, ora terrifici e indicibili, ora intimi e carnali, sensuali, segreti. Una sorta di addensamenti psichici, femminili, in cui risuonano vibranti il colore e la sinuosità delle linee, in un fluire magmatico.
«Quando stavamo cercando a chi ispirarci per le nostre opere, io e Rasta abbiamo trovato un altro personaggio che assomiglia a Sharahzad, la protagonista della storia “Mille e una notte”. Si tratta di Shāh-Nāmeh, il libro dei Re, scritto da Firdusi, poeta famoso in Iran, che in questo testo narra della leggenda Zahhāk. Questo re assomiglia a Sharihyar di “Mille e una notte”. Storie dai finali aperti. Lascio allo spettatore la libertà di decidere quale parte dei miei dipinti rappresenti il bene, quale il male. Ognuno vede con il proprio punto di vista, per me è interessante sapere da chi guarda le mie opere cosa ci vede», dice Farzaneh. L’artista vive da otto anni in Italia, «con Rasta non è la mia prima mostra. L’arte è la mia lingua, è il mio modo di parlare, di comunicare, di trasmettere agli altri. Nelle mie opere io non voglio dire che sono Sharahzad, ma che ogni donna nel mondo è una Sharahzad, che ogni donna può passare questa esperienza. Noi donne facciamo ogni giorno nel mondo questo: passiamo le nostre esperienze alle generazioni successive. Questo continua sempre, questa è la nostra forza».

mille e una donna
Dopo il vernissage di inaugurazione del 17 novembre scorso, la mostra “Mille e Una Donna” si può visitare ad ingresso gratuito fino al 30 novembre

Rasta: «Raccontare lo considero un mio dovere, una mia responsabilità»

Le opere di Mahboubeh Safari, in arte Rasta, esplorano emozioni e aspetti dell’esistenza. Scavi psichici sotto forma di paesaggi onirici, le cui atmosfere sospese sono piuttosto inclini all’astratto. Fungono da sfondo a figure che emergono come apparizioni, tra oscurità e bagliori di luce. Colpisce in particolare il colore viola: un canto alla vita, oltre l’oppressione, la paura e la morte. Un canto di libertà. «Sharahzad de “Le mille e una notte” ha salvato il futuro e anche se stessa, con coraggio, con intelligenza e con la narrazione. Mi hanno sempre interessato i miti e il ruolo delle donne nell’antica Mesopotamia, in India, in Persia. Come Sharahzad raccontava le storie al re ogni sera, per salvarsi dalla morte, anche io tramite i miei dipinti racconto delle storie e così scappo dalla morte, dal tempo. Raccontare lo considero un mio dovere, una mia responsabilità», dice Rasta. «L’arte è cambiamento, è trasformazione. Sono 10 anni che sono in Italia. Mi sento come un albero, che ha già staccato le sue radici nel suo paese e che ora ha iniziato a fare nuove radici in Italia». Parlo delle donne «ma non nel modo contemporaneo, della violenza e dei diritti. Con le mie opere parlo delle donne nel modo antico, del loro ruolo, in antichità. Siamo troppo concentrati sull’oggi, manca questo secondo me: è importante riprendere temi vecchi che riguardano il loro ruolo. Attraverso la narrazione, si riscopre il coraggio, l’intelligenza delle donne. È importante ripensare a questi argomenti», prosegue Rasta. «Viviamo in anni di guerra, manca il ruolo delle donne nella costruzione di percorsi di pace. Anche per questo, per ispirarci abbiamo scelto donne con diverse nazionalità». “Mille e una notte” è un libro nato in Persia «ma ha girato il mondo, è arrivato in Africa e è passato per tanti paesi. Ogni cultura ha cambiato un po’ la storia,  ha aggiunto particolari e trasformato alcune parti. È un libro internazionale e anche per questo abbiamo invitato donne diverse per parlare nelle loro lingue originali, per il video che è stato trasmesso durante il vernissage del 17 novembre».

Il 30 novembre: l’incontro “Sono artista”

La fine del percorso creativo verrà celebrato con un incontro, con l’obiettivo di esaltare la femminilità nell’arte e nelle culture che vivono a Roma, che si svolgerà domenica 30 novembre a via Galilei 53, dalle ore 18, aperto a tante donne artiste in diversi ambienti, che racconteranno cosa significhi essere artiste nei propri paesi. «“Sono artista” è un momento di incontro e confronto dedicato alle donne che vivono e raccontano il mondo attraverso l’arte, l’idea nasce dal desiderio di dare voce a chi usa la propria creatività come strumento di espressione, di libertà e di identità. “Sono artista” non è solo un titolo, ma una dichiarazione di appartenenza, di forza e di passione. In questo evento vogliamo esplorare cosa significhi essere una donna artista oggi, in Italia e nel resto del mondo. Ogni paese, ogni cultura offre prospettive diverse sul ruolo della donna nell’arte e ci piacerebbe dare spazio a queste differenze, trasformandole in dialogo e ispirazione reciproca», dicono gli organizzatori della rete Donne di Fede in Dialogo di Religions for Peace Italia. «Immaginiamo di invitare artiste provenienti da diverse aree geografiche, sia italiane che straniere, che possano condividere la loro esperienza personale e professionale. Per “artista” intendiamo ogni persona che vive di creatività: non solo pittrici e scrittrici, ma anche cantanti, registe, attrici, fotografe, performer, musiciste. Chiunque trasformi l’esperienza umana in atto artistico».

Foto Religions for Peace Italia. In copertina: Confini smarriti, Houra Farzaneh. La montagna e le 40 ragazze, Rasta Safari. Fotofusione (particolare)

MILLE E UNA DONNA. L’ARTE DI HOURA FARZANEH E RASTA SAFARI È UNA MICCIA DI CAMBIAMENTO

MILLE E UNA DONNA. L’ARTE DI HOURA FARZANEH E RASTA SAFARI È UNA MICCIA DI CAMBIAMENTO