ANCHE LA CULTURA DISCRIMINA LE DONNE

Lo dice l’Osservatorio per la parità di genere del Ministero della Cultura. Poche donne nei ruoli apicali di cinema, teatro, musica. “Ora passiamo ai fatti, partendo dai dati”

di Ilaria Dioguardi

All’Auditorium Parco della Musica di Roma questa mattina è stato protagonista l’Osservatorio per la Parità di genere del Ministero della Cultura: per ora, il primo e pioneristico esempio di osservatorio tra i Ministeri del nostro Paese. «La prima riunione è stata fatta il 24 novembre, il giorno prima della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ci piaceva dare continuità con la data evocativa dell’8 marzo. Il nostro pensiero oggi va alle donne ucraine», ha detto Celeste Costantino, Coordinatrice dell’Osservatorio per la parità di genere del Ministero della Cultura. «Per riuscire a intervenire nel mondo della cultura, fare in modo che le donne occupino di più posizioni apicali, abbiamo bisogno di dati certi e di analisi qualitative e quantitative da cui partire, per capire dove si annidano ostacoli e pregiudizi. È necessario un grande lavoro di rete».

Dal teatro alla danza…

«Oggi celebriamo la forza e l’intelligenza delle donne», ha detto Cristiana Capotondi, attrice e dirigente sportivo. «Il settore culturale e creativo è chiamato a fare la sua parte per la capacità di interagire con l’immaginario collettivo e influenzare i valori della società.

Osservatorio sulla parità di genere
Roma, la presentazione del Rapporto dell’Osservatorio sulla parità di genere del Ministero della Cultura

Il solo pensare che le donne siano più della metà della popolazione mondiale e che in nessun Paese al mondo sia stata raggiunta la parità di genere è un dato importante di partenza», ha affermato Giulia Morello, presidente dell’associazione “Dire Fare Cambiare”, tra le promotrici della lettera appello per la parità di genere nel settore culturale, inviata alle istituzioni ad ottobre 2020 e poi una seconda volta nel dicembre 2021. «Abbiamo deciso di lanciare la lettera appello perché il punto di vista delle donne manca in ogni settore, da sempre. La parità di genere è al quinto punto dell’Agenda 2030. Non vogliamo più vedere istituzioni culturali dove le donne non sono contemplate, in termini sia di ruoli apicali, ma anche di presenza nei cartelloni. Non vogliamo più vedere festival dove sono tutti uomini e soprattutto non vogliamo più sentire la risposta “non ci sono donne”. I dati lo dimostrano: le donne non solo ci sono, ma hanno una gran voglia di essere ascoltate. Però i dati non devono essere usati in modo strumentale, per dire “prima raccogliamo e poi agiamo”. Bisogna agire subito».

Amleta è un’associazione di attrici professioniste, il cui scopo è contrastare la disparità e la violenza di genere nel mondo dello spettacolo. Ha effettuato una mappatura sull’occupazione femminile, dal 2017 al 2020, nei teatri nazionali, nei TRIC (Teatri di Rilevante Interesse Culturale) e nel Piccolo Teatro di Milano. Le registe donne sono presenti solo nel 17,1% degli spettacoli, sui palcoscenici teatrali il 37,5% dei ruoli vede protagoniste le attrici, nelle sale principali la percentuale scende al 35,9%. «Stiamo facendo pressione perché i teatri adottino il Codice di Condotta Gender Pay Gap, sconosciuto nella maggioranza dei casi. L’Osservatorio dell’Inps fornisce dati inconfutabili: lo scarto salariale tra uomini e donne è di circa il 27%», afferma Laura Nardi dell’associazione Amleta.
Nel mondo della danza la grande maggioranza dei ruoli apicali e delle coreografie è in mano agli uomini. ««Inoltre, bisogna parlare di un argomento importante. Molte danzatrici soffrono di disformismo corporeo e di disturbi alimentari. La lotta agli stereotipi di genere passa anche per la cura di sé: gli insegnanti devono parlare della dieta, dell’importanza di chiedere aiuto quando c’è bisogno, di quanto è fondamentale dormire 8 ore a notte», spiega Eleonora Abbagnato, Direttrice del Corpo di ballo dell’Opera di Roma.

Dalla musica al cinema

«Spero che quest’Osservatorio sia l’inizio di una rivoluzione culturale. Anche nella musica i ruoli apicali in mano alle donne sono scarsi: nel 75% i rappresentanti sono maschili, solo il 15% delle etichette discografiche è amministrato da donne», dice Ada Montellanico, musicista e vice presidente del Consiglio Superiore dello Spettacolo. Solo il 3% di repertori eseguiti all’interno dei cartelloni sono composti da donne. Difficilmente troviamo batteriste, trombettiste, percussioniste. Dobbiamo combattere stereotipi e mentalità comune. «Noi donne dobbiamo sempre dimostrare quanto siamo brave, ognuna di noi deve spingersi ad occupare degli spazi importanti. Insieme all’equità, si perde una parte importante di talento. Esprimere la diversità e propagarla nel mondo è importante per una rivoluzione culturale».

Osservatorio sulla parità di genere«Come Women in Film, Television & Media Italia, siamo molto felici che in occasione della sua presentazione pubblica l’Osservatorio per la parità di genere del Ministero della Cultura abbia voluto coinvolgere le realtà dell’associazionismo, dando così fin da subito un chiaro segnale sulla propria disponibilità al dialogo», dice Domizia De Rosa, Presidente di WIFTM Italia. «Dialogo e ascolto sono fondamentali affinché l’Osservatorio, la cui nascita auspicavamo da tempo, possa operare a vantaggio di tutti i settori di riferimento. Perimetrare le dimensioni delle industrie culturali nazionali e in particolar modo misurare la loro equità in termini di genere, e non solo, è il primo necessario passo per attivare le visioni, le rappresentazioni, le narrazioni e la crescita che meritiamo. Perché l’immaginario possa realmente cambiare, è importante raggiungere il pubblico più ampio. Per questo abbiamo voluto puntare i riflettori sui dati Cinetel degli ultimi quattro anni e rendere visibile il circolo vizioso che ancora trattiene le registe lontane dal favore popolare. Qualità e popolarità, questa deve essere l’investimento e la scommessa». I dati Cinetel degli ultimi quattro anni vedono zero presenze di registe donne nei primi 10 film campioni di incassi. C’è tantissimo lavoro da fare…

L’Osservatorio per la parità di genere del Ministero della Cultura è composto da esperti delle politiche di genere e rappresentanti dei settori di competenza del Ministero e fornisce consulenza e supporto nell’elaborazione e attuazione di politiche per la parità di genere, e attività di ricerca e monitoraggio per avere dati certi e trasparenti per ridurre le discriminazioni nei diversi ambiti del mondo della cultura. Dell’Osservatorio fanno parte: Celeste Costantino, in qualità di coordinatrice; Eleonora Abbagnato; Stefano Accorsi; Flavia Barca; Maria Pia Calzone; Cristiana Capotondi; Cristina Comencini; Ricardo Franco Levi; Linda Laura Sabbadini; Souad Sbai; Berta Maria Zezza e poi i Direttori generali del MiC del Cinema e audiovisivo; della Creatività contemporanea; dei Musei e dello Spettacolo.

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