L’IMMIGRAZIONE “SOSPESA” A ROMA E NEL LAZIO

Nel 16° Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio, il punto su servizi chiusi, scuola irraggiungibile, permessi di lavoro negati

Brusca frenata dei servizi sociali e sanitari per gli immigrati residenti nel Lazio, insieme a un calo dei permessi per i richiedenti asilo. Sono alcuni degli effetti innescati lo scorso anno dalla pandemia nel territorio regionale, documentati dal “XVI Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio”, rapporto a cura di Idos (Dossier statistico immigrazione) che sarà presentato domani, 15 giugno alle 16:00 in diretta streaming su YouTube e sul sito. Solo durante la presentazione (programma) sarà possibile scaricare gratuitamente dal sito di Idos la versione integrale del Rapporto in pdf.

Fra i relatori, anche Paola Capoleva, presidente di Csv Lazio, che sottolinea: «Essere vicini alle persone immigrate in questo lungo periodo di pandemia ha comportato per tante associazioni di volontariato, ma anche per Csv Lazio, la necessità di rimodulare le proprie attività, attraverso la distribuzione di mascherine, viveri, farmaci, soprattutto alle persone più vulnerabili che avevano perso il lavoro e la casa. Attraverso gli sportelli di orientamento legale è stato possibile incrementare l’ascolto, anche se telefonico, di tanti che chiedevano indicazioni sui servizi e sulle opportunità; le scuole d’italiano hanno modificato i loro interventi con i collegamenti da remoto». Tutto questo per «garantire il mantenimento di un legame, di una relazione così necessaria».

«La pandemia di Covid ha provocato, tra i suoi effetti più critici, uno stato generalizzato di sospensione sociale, con la gran parte dei servizi interrotti per diversi mesi e poi fortemente rallentati e attivati solo online. Anche nella Capitale e nel Lazio, lockdown ed emergenza Covid hanno gravemente indebolito l’erogazione delle prestazioni sociali agli immigrati», anticipano i ricercatori di Idos. «Registrazioni anagrafiche, iscrizioni al servizio sanitario, accesso alle cure, iscrizioni scolastiche, richieste e rinnovi dei permessi di soggiorno, servizi di mediazione, corsi di italiano: tutto è stato penalizzato dalla chiusura degli uffici al pubblico e dalla digitalizzazione di servizi prima erogati in presenza».

Numeri in calo

Uno stop all’inserimento sociale degli stranieri avvenuto quando, spiega l’Osservatorio sulle migrazioni, «complici le politiche di contrasto alle migrazioni, gli immigrati stavano diminuendo anche nel Lazio: i nuovi permessi di soggiorno rilasciati nel 2019 sono calati del 19,4% rispetto al 2018, soprattutto quelli di asilo e umanitari (-51,4%), più che dimezzati a causa dei “Decreti sicurezza” 2018 e 2019 (ora in parte modificati). Ma sono diminuiti anche i nuovi rilasci delle altre tipologie di permesso: lavoro (-8%), famiglia (-12,3%), studio (-15,1%), residenza elettiva, religione e salute (-5,9%)».

Non solo: «A fine 2019 il numero dei minori stranieri non accompagnati è stato il più basso a partire dal 2010: solo 339 in carico al Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) del Lazio (il 4,8% del totale nazionale), provenienti soprattutto da Egitto, Albania, Tunisia e Bangladesh». Mentre risulta stabile «la popolazione straniera residente: 629.171 persone nel Lazio a inizio 2020, appena 2.423 in più del precedente anno (+0,4%), insufficienti a contrastare il calo della popolazione complessiva, che è stato di 17.376 persone (-19.799 italiani, +2.423 stranieri)».

Lavoro, scuola, salute

In questa situazione di “sospensione”, è rimasta in stand-by anche «la regolarizzazione emanata nell’estate del 2020 per l’emersione di lavoratori stranieri irregolari nel settore agricolo e domestico: attualmente solo il 5% delle 220 mila persone che hanno fatto domanda in tutta Italia ha ottenuto un permesso per lavoro. E il primato del ritardo lo raggiunge Roma, dove sono giunte a conclusione solo 2 pratiche su 16 mila e non è stato ancora rilasciato nessun permesso, come denunciato dalla campagna “Ero straniero – L’umanità che fa bene”».

L’Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio, inoltre, denuncia gli effetti deleteri dell’emergenza sanitaria in ambito scolastico, che hanno «acuito le diseguaglianze. Tra gli 80.947 studenti di cittadinanza non italiana iscritti nel Lazio, 51.757 dei quali nati in Italia (63,9%), tanti sono rimasti isolati o esclusi dalla didattica a distanza. Il digital divide si è rivelato la nuova frontiera della disparità. A questo si aggiungono le difficoltà linguistiche, che nella didattica a distanza diventano causa di emarginazione, e il problema dei respingimenti degli alunni stranieri che domandano di iscriversi a inizio o in corso d’anno e non sono accettati per ostacoli puramente burocratici. Un problema di ampie dimensioni, se si considera che nel Lazio gli stranieri iscritti per la prima volta nel 2018/2019 sono 1.928, in oltre 8 casi su 10 inseriti direttamente nelle scuole superiori».

Inoltre la maggioranza dei corsi d’insegnamento dell’italiano L2 «hanno subito interruzioni, inclusi quelli dei Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (Cpia). Rispetto agli anni pre-Covid, quando insegnava l’italiano ad almeno 11 mila allievi all’anno, la rete ScuoleMigranti ne ha raggiunto solo il 30% (3.362). Si stima che almeno 8 mila immigrati del Lazio siano stati privati della formazione linguistica del volontariato e che anche l’offerta pubblica abbia subìto una consistente riduzione».

Sul fronte dell’assistenza sanitaria,  secondo l’Osservatorio sulle migrazioni, nel 2020 l’Uosd Salute migranti della Asl Roma 1 «ha visto triplicare gli utenti (1.511), per via di un accresciuto bisogno di sostegno. L’incremento maggiore ha riguardato le pratiche di accesso al Ssn e l’orientamento e l’accompagnamento ad altre strutture», osserva il Rapporto.

 

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