SVILUPPO SOSTENIBILE, ASVIS: L’ITALIA È FUORI LINEA

Presentato nei giorni scorsi a Roma il Rapporto Asvis 2023. Enrico Giovannini: «Gli indicatori mostrano una situazione di stasi, quando non in peggioramento». Le proposte di Asvis per consentire all’Italia di attuare l’Agenda 2030

di Laura Badaracchi

«Purtroppo, a metà del cammino definito nel settembre del 2015 dall’Assemblea generale dell’Onu per il conseguimento dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il nostro Paese appare “fuori linea” rispetto ai 17 Obiettivi che ci siamo impegnati a centrare entro la fine di questa decade. Se per 6 Obiettivi la situazione è addirittura peggiorata rispetto al 2010, per 3 è stabile e per 8 i miglioramenti sono contenuti. Guardando ai 33 Target valutabili con indicatori quantitativi, solo per 8 si raggiungerà presumibilmente il valore fissato per il 2030, per 14 sarà molto difficile o impossibile raggiungerlo, per 9 si registrano andamenti contraddittori. Insomma, non ci siamo proprio». La denuncia arriva da Enrico Giovannini, direttore scientifico di Asvis Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, che nei giorni scorsi ha presentato a Roma il Rapporto 2023 L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Realizzato con il contributo di un migliaio fra esperte ed esperti delle oltre 320 organizzazioni aderenti all’Alleanza fondata 7 anni fa, il documento – giunto all’ottava edizione – offre analisi e proposte per l’avanzamento dell’Italia rispetto ai 17 Obiettivi, a 7 anni dalla scadenza dell’Agenda 2030.

Numeri in peggioramento

Asvis
Giovannini: «Quasi 2 milioni di famiglie, in cui vivono 1,4 milioni di minori, sono in povertà assoluta; quasi un giovane tra i 18 e i 34 anni su 2 ha almeno un segnale di deprivazione; l’abbandono scolastico è all’11,5% e al 36,5% tra i ragazzi stranieri»

«Gli indicatori compositi elaborati dall’Asvis mostrano peggioramenti rispetto al 2010 per la povertà, i sistemi idrici e sociosanitari, la qualità degli ecosistemi terrestri e marini, la governance e la partnership; miglioramenti molto contenuti (inferiori al 10% in 12 anni) per 6 Obiettivi (istruzione, parità di genere, energia rinnovabile, lavoro dignitoso, innovazione e infrastrutture, lotta al cambiamento climatico) e aumenti di poco superiori per 2 (salute ed economia circolare)», osserva Giovannini. In termini numerici, «quasi 2 milioni di famiglie, al cui interno vivono 1,4 milioni di minori, sono in condizione di povertà assoluta; le disuguaglianze tra ricchi e poveri sono in crescita; quasi 5 milioni di giovani 18-34enni (quasi 1 su 2) presentano almeno un segnale di deprivazione; la spesa pubblica sanitaria e per istruzione è nettamente inferiore a quella europea; l’abbandono scolastico è pari all’11,5% e tocca il 36,5% tra i ragazzi stranieri; la disoccupazione giovanile è superiore al 20% e 1,7 milioni di giovani non studiano e non lavorano (Neet); le disuguaglianze di genere sono ancora forti e si registrano inaccettabili violenze nei confronti delle donne».

Ambiente ed economia

Per quando riguarda la dimensione ambientale, il nostro Paese registra «il 42% di perdite dei sistemi idrici; solo il 21,7% delle aree terresti e solo il 6,9% di quelle marine sono protette; lo stato ecologico non è buono per il 41,7% di fiumi e laghi; il degrado del suolo interessa il 17% del territorio nazionale; l’80,4% degli stock ittici è sovra sfruttato; le energie rinnovabili rappresentano il 19,2% del totale». E sul fronte economico, «dopo la forte crescita del biennio 2021-2022, l’Italia presenta nuovamente quei segnali di debolezza che hanno caratterizzato il decennio precedente; l’occupazione cresce, ma resta forte la componente di lavoro irregolare (3 milioni di unità) e senza tutele; passi avanti importanti sono stati compiuti sul fronte dell’economia circolare ed è cresciuto il tasso di innovazione, ma molte imprese mostrano resistenze ad investire sulle trasformazioni digitale ed ecologica, e più in generale sulla sostenibilità (circa il 30% di quelle manifatturiere non ha assunto iniziative in questa direzione)».

Gli scettici sono in crescita

Asvis
Giovannini, «Il 58% degli studenti conosce l’Agenda 2030 (era il 43% nel 2019), grazie al lavoro di divulgazione svolto nelle scuole e nelle università, anche da parte di Asvis»

Sul versante della sostenibilità istituzionale, nell’ultimo decennio «sono diminuiti drasticamente gli omicidi volontari e la criminalità predatoria, ma sono cresciute le violenze sessuali (+12,5%), le estorsioni (+55,2%) e i reati informatici, quali truffe e frodi (+152,3% rispetto al 2012). Il sovraffollamento carcerario, ridottosi nel decennio 2010-2019, ha ripreso a salire. Nel corso degli anni l’Italia ha adottato normative e politiche controverse in tema di immigrazione, fortemente criticate dalle organizzazioni indipendenti che si occupano del tema». Parallelamente, il nostro Paese «destina all’Aiuto pubblico allo sviluppo lo 0,3% del Reddito nazionale lordo, a fronte dell’impegno assunto in sede Onu di raggiungere lo 0,7%». Tuttavia, prosegue Giovannini, «la necessità di imboccare un percorso di sviluppo sostenibile è ben presente tra la popolazione: se circa un terzo di essa conosce l’Agenda 2030, tale percentuale sale al 58% tra gli studenti (era il 43% nel 2019), grazie al lavoro di divulgazione svolto nelle scuole e nelle università, anche da parte dell’Asvis». Al tempo stesso, «riguardo all’effettiva capacità e volontà di costruire un mondo più sostenibile, in Italia la quota degli scettici è cresciuta dal 13% di tre anni fa al 22%. Forse anche per questo, tra il 2020 e il 2023 la quota dei “sostenitori” della trasformazione verso la sostenibilità è rimasta sostanzialmente invariata (passando dal 22% al 23%), quella delle persone “aperte” è scesa dal 41% al 38%, a fronte di una stabilità degli “indifferenti” (17%). A spingere lo scetticismo sta contribuendo anche l’ondata di “negazionismo climatico” dopo quello legato alla pandemia da Covid-19».

Attuare l’Agenda 2030: le proposte di Asvis

Asvis
I dati relativi alla percezione dell’importanza degli obiettivi dell’Agenda 2030. Dal Rapporto Asvis 2023

Per consentire all’Italia di attuare l’Agenda 2030, firmata da 193 Paesi delle Nazioni unite, è necessario modificare significativamente le politiche pubbliche, nazionali ed europee, le strategie del settore privato e i comportamenti individuali e collettivi. Il Rapporto illustra alcune proposte, alcune a costo zero o quasi e altre che implicano «risorse finanziarie significative». Anzitutto, «contrastare la povertà, la precarietà e il lavoro povero; assicurare l’assistenza agli anziani non autosufficienti; redistribuire il carico fiscale per ridurre le disuguaglianze; gestire i flussi migratori e promuovere l’integrazione degli immigrati». Poi occorre «ottimizzare le risorse e l’organizzazione dei servizi sanitari, mitigare l’impatto della crisi climatica sulla salute, combattere il disagio psichico, le dipendenze e la violenza familiare e sociale; contrastare la dispersione, assicurare l’inclusione, educare allo sviluppo sostenibile e alla cittadinanza globale; aumentare l’occupazione femminile, assicurare servizi e condivisione del lavoro di cura, prevenire e combattere le discriminazioni multiple; assicurare la tutela e la gestione sostenibile degli ecosistemi; aumentare al massimo la produzione di energia elettrica rinnovabile; ridurre la fragilità sul mercato del lavoro di donne, giovani e immigrati; promuovere la pace, rafforzare la coerenza delle politiche di assistenza allo sviluppo e migliorarne l’efficacia, assicurando la partecipazione della società civile alle scelte». Per queste e altre «linee di intervento» vengono avanzate proposte concrete» che saranno approfondite nei quattro eventi Asvis Live in programma entro la prima decade di dicembre.

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