GIOVANI. LE COPPIE DI ADOLESCENTI E LA VIOLENZA ONLINE

Riconoscere quei comportamenti, spesso minimizzati, che sono forme di violenza. È l’obiettivo della campagna “Lo hai mai fatto?”, creata dal Movimento Giovani per Save the Children, per sensibilizzare sulla violenza online nelle coppie di adolescenti

«Hai mai inviato messaggi insistenti al partner per sapere dov’è? Hai mai preteso la password del profilo social del tuo partner? Hai mai impedito contatti social al tuo partner? Hai mai creato un profilo social falso per controllare il tuo partner? Hai mai controllato costantemente l’ultimo accesso online del tuo partner? Hai mai chiesto la geolocalizzazione al tuo partner per controllarlo? Hai mai inviato a qualcuno tue foto intime non richieste? Hai mai diffuso foto intime di qualcuno senza il suo consenso? Lo sai che anche queste sono forme di violenza?». Queste le frasi sui poster della campagna di comunicazione Lo hai mai fatto? Conoscere la violenza online nelle coppie di adolescenti, promossa da Save the Children con Edizioni Centro studi Erickson nell’ambito del progetto Date (Developing Approaches and Tools to End Online Teen Dating Violence), finanziato nell’ambito del programma Rights Equality and Citizenship dell’Unione Europea. E lo stesso tema ha dato il la alla tavola rotonda dello scorso 14 febbraio a Roma, presso la sede di Save the Children. La campagna è stata «creata da ragazzi e ragazze del Movimento Giovani per Save the Children e rivolta in primo luogo ai loro pari al fine di sensibilizzarli a riconoscere quei comportamenti messi in atto nelle relazioni di coppia online, che vengono normalizzati e minimizzati, ma che sono vere e proprie forme di violenza. Sul nostro sito sono scaricabili un video e una serie di poster utilizzabili nei luoghi frequentati da ragazzi e ragazze», fa sapere Giulia Radi di Save the Children, partner di Erickson sul progetto.

Una violenza alla quale è molto difficile sottrarsi

save the children
Uno dei poster che fa parte dei materiali di sensibilizzazione e coinvolgimento previsti dalla campagna di Save The Children

«In una dimensione “on-life” i confini tra la vita online e quella offline si dissolvono. Le tecnologie diventano quindi un mezzo attraverso cui comportamenti abusivi e di controllo non vengono riconosciuti o scambiati per forme di amore», spiegano i responsabili della campagna, che prevede anche una challenge su TikTok per condividere fra adolescenti i consigli per vivere una relazione sana. Infatti, se «la violenza nelle coppie di adolescenti che si realizza attraverso strumenti digitali non differisce dalla più generale violenza di genere nelle sue cause, conseguenze e dinamiche», tuttavia «l’elemento digitale caratterizza le situazioni di violenza con due rischi aggiuntivi. Il primo e forse più saliente è una ancor più ridotta possibilità, per la vittima, di sottrarsi al proprio aggressore che può agire senza alcun limite: può conoscere i suoi spostamenti con la geolocalizzazione, vedere cosa fa monitorando le sue storie su Instagram, sapere cosa pensa o cosa le accade istantaneamente leggendo i suoi post su Facebook, verificare se è online controllando la chat su Whatsapp, con chi sta interagendo verificando chi la segue sui social, ecc. Certo, la vittima potrebbe scegliere di rimanere silente su qualsiasi supporto o contesto digitale, ma questo, all’interno della cornice di una dinamica di violenza, potrebbe comportare ripercussioni ancora peggiori del subire il controllo e il monitoraggio costante», scrivono gli esperti nel report del progetto. Con un esempio: «Silvia, 15 anni, preferisce rispondere ai messaggi Whatsapp che il suo ragazzo di 17 le scrive ogni notte alle 3 piuttosto che rischiare di farlo arrabbiare e doverne pagare le conseguenze il giorno dopo».

Il secondo rischio «è la scomparsa di aree di sicurezza in cui poter trovare sollievo. Paradossalmente, ci si trova ad essere soli ma completamente «nudi” e scoperti, in balia delle molestie che possiamo ricevere da chi ci sta agendo violenza. Se è vero, infatti, che nessuno può vedere, che l’interazione fra me e l’altro/a avviene in un contesto online ma privato, come la chat di Messenger o di Instagram, tuttavia la percezione è che tutto sia pubblico perché tale può divenire in un istante, con solo la pressione di un dito sulla tastiera».

Il tema dell’online teen dating violence risulta «poco esplorato da letteratura e progetti in ambito nazionale e internazionale», spiega Giulia Radi. «Abbiamo cercato di perseguire l’obiettivo attraverso varie attività: una scoping review, la consultazione online dell’opinione sul tema degli adolescenti fra i 14 e i 22 anni (la prima edizione della consultazione risale a marzo 2021, la seconda edizione risale a dicembre 2022), seminari di apprendimento reciproco». Inoltre sono stati lanciati «due percorsi formativi per professionisti dell’area socioeducativa e sanitaria: un corso base online a cui si sono iscritti 2.600 professionisti e un corso specialistico sui territori di Ancona, Reggio Calabria e Venezia che ha coinvolto complessivamente 90 persone». La violenza online «non viene spesso citata, abbiamo scelto di parlarne. Perché qualunque cosa fai sui social, viene ricordata: si chiama impronta digitale», ha sottolineato Gabriele, uno dei giovani promotori della campagna. Secondo Laura Pomicino, psicologa e psicoterapeuta, gli adolescenti «abitano spesso relazioni violente, fanno fatica e soffrono come noi adulti a uscirne. Noi possiamo aiutarli a trovare una strada per farlo, anzitutto ascoltandoli per imparare da loro».

 

 

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