GLI SCONTRINISTI: SIAMO SOLO LA PUNTA DELL’ICEBERG

La manifestazione di fronte alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Il lavoro camuffato da volontariato è la precarietà portata ai suoi estremi

“Non è volontariato, è lavoro va pagato”. Con questo slogan si sono riuniti giovedì scorso in un sit-in di protesta davanti alla sede della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma gli scontrinisti, il gruppo di lavoratori mascherati da volontari che per anni hanno sono stati impiegati nella biblioteca stessa per poi essere “licenziati” con un sms dopo aver rivelato la loro situazione.

«È un fenomeno diffuso»

In molti durante la manifestazione hanno sottolineato nei loro interventi questo elemento: «Il ricorso al finto volontariato è un fenomeno diffuso, soprattutto nei servizi relativi ai Beni Culturali, che si conosce da tempo e viene “tollerato” perché indispensabile al mantenimento dei servizi», denunciano gli scontrinisti.

La legge permette al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo di ricorrere al servizio volontario, mediante stipula di convenzioni con le associazioni, e questo non sarebbe un problema, se il volontariato rimanesse tale. Quando però per anni i volontari vengono inseriti nel registro turni, devono richiedere le ferie, raccolgono scontrini “falsi” per avere dall’associazione i loro 400 euro di “rimborso”, che è in realtà il loro stipendio, non si parla più di volontariato. E quando si verifica il cortocircuito, con i “volontari” che protestano, la stampa che scrive e i riflettori che si accendono, non possono cadere tutti dalle nuvole e farne pagare il prezzo ai “volontari” invitandoli a restare a casa con un sms e tanti saluti.

scontrinisti
Roma. La manifestazione degli scontrinisti alla Biblioteca Nazionale

«Se sono associazioni di volontariato e volontari, tali devono restare, non possono diventare forme sostitutive di pubblico impiego. Il Ministero ha avviato un’ispezione e la Direzione della Biblioteca ha deciso di sospendere la convenzione con l’associazione», ha spiegato il Ministro Dario Franceschini, in risposta a un’interrogazione di Sinistra Italiana sulla questione. Da qui il “licenziamento”, che per Stefano Fassina, intervenuto alla manifestazione di giovedì mattina, «rappresenta una ritorsione verso i lavoratori». Dal dibattito parlamentare e dal Ministero, è emerso anche un altro elemento che certamente farà discutere. L’intenzione di sostituire i finti volontari licenziati con altri volontari, quelli del Servizio Civile, che prenderanno servizio alla Biblioteca Nazionale a partire dal 1 luglio. «Altri stratagemmi per colmare un vuoto di lavoratori, una carenza strutturale», secondo i manifestanti.

Questa è una storia che colpisce i lavoratori, ma anche il volontariato, che non può essere distorto e utilizzato per camuffare del lavoro subordinato. Ancora più grave se lo si fa in strutture statali che, quantomeno, fanno finta di non vedere. Bisogna fare chiarezza legislativa, bisogna dare dignità e riconoscere i diritti ai lavoratori stando però molto attenti a non generalizzare, affinché queste storie non danneggino il volontariato, quello vero.

La generazione precaria a sostegno degli scontrinisti

Durante la manifestazione di giovedì, oltre alla solidarietà di qualche partito e sindacato, è arrivata forte quella di tutti i “precari”. Lavoratori Alitalia, ricercatori, scontrinisti e altri giovani e meno giovani, che vivono il precariato sulla loro pelle hanno voluto partecipare e portare la loro solidarietà.

Ci sono tre donne, «ex colleghe finte volontarie», che «per 14 anni hanno raccolto scontrini lavorando per l’Archivio di Stato», c’è Marco, un ricercatore che da anni studia all’interno della Biblioteca Nazionale e quei finti volontari li conosce. « Vogliono insegnarci a identificarci con gli scontrini, con i voucher e chi parla rischia il posto», dice.
È questa una questione fondamentale. La precarietà porta i lavoratori a essere “complici” di tali distorsioni pur di portare a casa quelle poche centinaia di euro con cui sopravvivere. Gli stessi scontrinisti, sulla loro pagina Facebook si sono dovuti difendere da questo tipo di accuse. «È vero siamo stati passivi per molto tempo», dice uno dei 22 scontrinisti della Biblioteca Nazionale «la priorità era avere un lavoro e protestare era un rischio, ora però siamo coesi e lotteremo per i diritti nostri e degli altri».

manifestazione scontrinisti
«La priorità era avere un lavoro e protestare era un rischio, ora però siamo coesi e lotteremo per i diritti»

Alla manifestazione c’era anche Paolo, altro lavoratore vittima di “trucchi e escamotage” su cui si basa il lavoro precario. Arrivato a Roma per lavorare come operatore legale in un Centro di Accoglienza Speciale (CAS)  è andato avanti firmando contratti di due settimane, a volte una, attraverso un’agenzia interinale, con una cooperativa che gli ha poi offerto di continuare, sempre precario, a orario ridotto. La sua è un’altra storia, che non possiamo ripercorrere ora; ha rifiutato e passando alcune giornate in biblioteca a fare domande per altri lavori è venuto a sapere delle proteste degli scontrinisti. Giovedì era lì davanti per esprimere anche la sua solidarietà.

«Ci chiamano ragazzi, ma non lo siamo più » dice Alessandra, altra scontrinista, chiudendo gli interventi, «abbiamo 30-40 anni, alcuni hanno dei figli, vogliamo che il diritto al lavoro torni ad essere un diritto di tutti. Lunedì 29 maggio il Ministro Franceschini verrà alla Biblioteca Nazionale, vogliamo che incontri anche noi».

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