CHIUDERE LE BARACCOPOLI: È UN PROBLEMA CULTURALE E POLITICO

Secondo il rapporto “L’esclusione nel tempo del Covid” dell'Associazione 21 luglio ci sono 10.000 Rom in meno nelle baraccopoli.

L’Italia sta finalmente assistendo a un lento ma costante svuotamento delle baraccopoli: in cinque anni, infatti, il numero delle persone rom che in esse risiedono è sceso a 17.800 con un decremento di ben 10mila unità; gli insediamenti formali sono calati da 149 a 109 e sempre più amministrazioni hanno avviato processi virtuosi di superamento dei campi. A darne notizia è il sesto Rapporto dell’Associazione 21 Luglio intitolato “L’esclusione nel tempo del Covid” (qui il rapporto completo), che fotografa l’emergenza abitativa della comunità rom nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2020 e il 30 giugno 2021.

Perché i numeri calano

«È sempre sorprendente vedere come le organizzazioni e gli enti pubblici non abbiano contezza del fenomeno e ciò è molto evidente se si guarda a quei dati, spesso distorti, che finiscono per condizionare in maniera errata le politiche», ha esordito il presidente dell’Associazione Carlo Stasolla, nel corso della presentazione di martedì 12 ottobre nella sede del CSV Lazio. «Ad esempio, fino a otto mesi si rilanciava in documenti pubblici, senza rendere note le fonti, che i minori rom a rischio apolidia fossero compresi tra le 15mila e 25mila unità. In realtà la 21 Luglio, grazie al lavoro sul campo, può affermare che i minori coinvolti dall’emergenza abitativa sono 480 in tutta Italia».

Un calo generale delle presenze che ha raggiunto il 36% e che è da imputare, spiega l’associazione, a diverse cause, quali «il desiderio delle nuove generazioni di intraprendere con successo percorsi di fuoriuscita autonomi; le azioni di sgombero forzato che hanno spinto molte famiglie alla dispersione sul territorio; il ritorno nel Paese di origine; e il processo virtuoso e inclusivo di alcune amministrazioni locali». Come Moncalieri, Sesto Fiorentino, Palermo, Ferrara, Olbia e Siracusa – per citarne alcune -, che hanno dimostrato consapevolezza sulla centralità di porre fine a tali luoghi di segregazione, riconosciuti come lesivi dei diritti umani e troppo dispendiosi.

Una battaglia culturale e politica

Si tratta di avviare una battaglia anzitutto culturale, in cui decisivo sarà l’intervento del governo: «A livello nazionale», ha proseguito il presidente, «invitiamo a istituire un osservatorio sulle emergenze abitative estreme e a lavorare su una legge ad hoc per il superamento delle baraccopoli».

Il campo rom, infatti, nasce «da una precisa volontà politica e può essere superato solo dietro una precisa volontà politica», ha precisato Stasolla, sottolineando il numero significativo di azioni di sgombero forzato che si è continuato a registrare, nonostante la moratoria prevista dal decreto legge num. 18 del 17 marzo 2020. Nel primo anno della pandemia, infatti, le operazioni su scala nazionale sono state 70: di queste, ben 17 sono state effettuate solo nel comune di Roma, dove esemplare è stato lo sgombero “indotto” dell’insediamento del Foro Italico. «Ad aprile 2020 registrava 256 persone, poi è andato in onda un servizio de “Le Iene” riguardo ad un presunto traffico illecito di rifiuti che si sarebbe consumato nella baraccopoli, quindi la pressione mediatica e politica ha fatto sì che in molti se ne siano andati in modo autonomo», ha spiegato Lorenzo Natella dell’Associazione. «Il 23 luglio il Comune ha stabilito lo sgombero ufficiale, ma erano rimasti in pochi».

… E a Roma

Non sorprende, dunque, che Roma, insieme a Torino, siano le uniche città in cui è prevalente un approccio etnico con un “Ufficio Speciale” e un “Piano rom”. «Ci auguriamo che il nuovo sindaco possa chiudere questa triste stagione e aprirne una nuova fondata su un modello partecipativo e inclusivo», ha commentato ancora Stasolla, rispondendo a chi gli chiede un’opinione sulle posizioni dei due candidati. «Roberto Gualtieri inserisce il tema in questione sotto la voce “Diritto alla casa”, ma mantiene un approccio etnico. Il programma di Michetti invece è un “copia e incolla” di quello di Gianni Alemanno, tanto che si parla del censimento del 2008 della Croce Rossa su 300 insediamenti, che oggi sono invece 130. Tuttavia, anche lui cita la possibilità di portare i Rom nelle case popolari».

 

Leggi anche: SUPERARE I CAMPI ROM? SI PUÒ E SI DEVE FARE (retisolidali.it)

 

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