SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE: COSA C’È NEL DECRETO (SECONDA PARTE)

In attesa della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, continuiamo la riflessione sul Decreto istitutivo del Servizio civile universale, le sue potenzialità, i suoi limiti

Nella prima parte di questo articolo abbiamo discusso con Claudio Tosi, responsabile Servizio civile e referente della Rete Giovani Energie di Cittadinanza del Cesv e Giuliana Cresce, progettista servizio civile Spes, alcuni dei punti introdotti (o enfatizzati) dal Decreto istitutivo del servizio civile universale (Scu). Continuiamo, nella seconda parte, soffermandoci su ulteriori elementi di cui si è discusso molto negli ultimi mesi, come la riduzione del monte ore settimanale, la questione della valutazione di impatto e, non ultimo, il tema delle risorse previste per dare corpo alle previsioni del Decreto.

La durata flessibile e il monte ore a 25

Il monte ore settimanale scende a venticinque ore e l’articolo 16 introduce una flessibilità tra gli 8 e i 12 mesi nella durata dello Scu. Ma quali saranno i criteri che guideranno la scelta? Dipenderà dal progetto? O da altri elementi?

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Un frame del corto dei ragazzi del Servizio Civile del Cesv, secondo classificato al concorso per la realizzazione di spot e cortometraggio di promozione del servizio civile per il 2017

Per Giuliana Cresce si tratta di una scelta che mette insieme due ipotesi: «la difficoltà che le associazioni più piccole possono avere ad impegnare i ragazzi nel periodo estivo, che, nella nostra esperienza, è stato motivo di non progettazione, oppure il caso in cui queste necessità si manifestino nella sede di attuazione». «Il ragazzo fa comunque un percorso formativo compiuto, perché i criteri restano gli stessi», continua.

Esiste una funzionalità, per Tosi, rispetto ad alcuni settori, come può essere l’antincendio boschivo. «Se la durata dei progetti è legata alla loro natura, va bene. Il problema», continua Tosi, « nasce se la riduzione del percorso è legata, ad esempio, alla necessità di far partire più ragazzi. Se questo, anche per il service, diventa prioritario per avere i progetti approvati, può essere un elemento di crisi». Anche perché si ragiona su finanziamenti limitati: «se si hanno risorse per 50mila giovani e, a parità di costo, con progetti di 8 mesi, si riesce a far partire 75mila giovani, il dubbio che questa clausola di flessibilità divenga una clausola obbligata ci può stare».

Il riconoscimento formativo e l’inserimento nel mondo del lavoro

Le università possono dare crediti formativi a chi avrà fatto il servizio civile in ambiti rilevanti per il proprio percorso accademico.

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«Noi siamo a disposizione per un percorso concreto di validazione delle competenze, che non siano, però, solo professionali, ma anche di cittadinanza»

Il decreto Scu, inoltre, riconosce la valorizzazione delle competenze acquisite spendibili nel percorso di studi o lavorativo. La questione, secondo Tosi, è quali saranno le competenze valorizzate e certificate. “Certificare” non è la parola giusta, secondo Giuliana Cresce: «io parlerei più di “validazione”, perché la certificazione, almeno in Italia, implica un percorso molto complesso».

Un’ottima cosa, per Tosi, «che si tenda alla certificazione – o validazione che dir si voglia – delle competenze. Ma quali? Professionali, trasversali, di cittadinanza? Noi siamo a disposizione per lavorare ad un percorso concreto di validazione delle competenze, che, tuttavia, non siano solo professionali, ma anche di cittadinanza. È da scoprire chi si metterà a ragionare su cosa e come si validerà». Se le competenze valorizzate, ipotizza Tosi, fossero solo professionali, «l’accento su alcuni elementi, che spostano il servizio civile universale verso l’acquisizione di professionalità e un più esplicito avvio al mondo del lavoro, sarebbe una deriva, un piano inclinato in cui scivolerebbe tutto il settore».

La valutazione d’impatto dei programmi di intervento

È introdotta al Capo sesto del decreto, anch’essa di competenza della Presidenza del Consiglio, che redige un rapporto annuale anche «con il supporto di enti terzi dotati di comprovata qualificazione in materia». Cosa comporta questo per gli enti? Quali sono i loro compiti? E soprattutto, sono attrezzati a sostenerli? «In realtà dobbiamo attrezzarci», spiega Giuliana Cresce. «Fino a ieri abbiamo coinvolto risorse umane sicuramente per profili professionali, ma anche per disponibilità personale. Ora occorrono profili molto più definiti e capacità più esplicite. Ci aspettiamo comunque percorsi formativi ad hoc: un supporto che, se continuerà, renderà tutto più semplice. Altrimenti si ritornerà all’ombra del service esterno, che offre un pacchetto completo, ma snatura il senso complessivo e mette in difficoltà enti di prima fascia come noi».

Lo Scu e la questione delle risorse

Nel Fondo nazionale per il servizio civile presso la Presidenza del Consiglio concorrono le risorse destinate dall’articolo 11 della legge 64 del 2001, risorse comunitarie ed, eventualmente, di soggetti privati.

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«Questo Decreto è una possibile occasione di valorizzazione ma anche il suo contrario»

Ma elementi che prima erano certi, come l’assegno mensile, ora non lo sono più.

«Il finanziamento dello Scu», spiega Cresce, «così come il riconoscimento mensile, saranno legati alla Finanziaria, quindi anche per conoscere le risorse per la fase di avvio bisognerà aspettare Gennaio». Una variabilità che potrebbe anche non essere produttiva: «se ad oscillare fosse solo il numero dei ragazzi avviati, ma non l’assegno mensile, andrebbe bene, ma se non viene garantita neanche una cifra giusta a riconoscimento dell’attività svolta si crea un motivo di crisi. Anche perché in tanti scelgono il servizio civile perché non hanno altre opportunità». Bisognerà stare attenti a come si dipanerà il processo, secondo Cresce.

«È un provvedimento dagli aspetti positivi, che, però, può prestare il fianco a meccanismi che possono snaturare il servizio civile. Una possibile occasione di valorizzazione, insomma, ma anche il suo contrario».

Le immagini sono tratte dalla pagina Facebook Servizio civile Cesv Lazio

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