A FROSINONE IL VOLONTARIATO DISCUTE DI SVILUPPO LOCALE E DI FUTURO

Per il CSV Lazio lo sviluppo locale è un tema chiave. Per questo il 5 aprile incontra le associazioni. Intervista con Paola Capoleva

di Paola Springhetti

Si svolgerà il 5 aprile a Frosinone l’incontro tra CSV Lazio e le associazioni e i volontari del territorio (dalle ore 15,30 alle ore 18,30 nella Casa del Volontariato, Via Armando Fabi snc – Palazzina NOP). Si tratta del terzo di una serie di incontri che si svolgeranno su tutti i territori della regione per discutere insieme del futuro del volontariato e di quello del Centro di Servizio.

La discussione partirà dal documento CSV Lazio Futuro Prossimo che, parlando delle prospettive del CSV, dà ampio spazio al tema dello sviluppo locale e impegna tra l’altro il Centro di Servizio ad «assumere il ruolo di attore concorrente nello sviluppo locale».

 

scuola e volontariato
Paola Capoleva, vicepresidente di CSV Lazio

PERCHÉ LO SVILUPPO LOCALE. Perché questa scelta? «Per molteplici ragioni», spiega Paola Capoleva, vicepresidente vicaria di CSV Lazio. «Una è legata alle esperienze in corso presso il CSV Lazio: abbiamo dei laboratori, avviati negli ultimi anni all’interno del progetto Territorio Europa, che hanno costruito reti tra le associazioni, il Terzo settore e anche le istituzioni. L’obiettivo era l’accesso ai finanziamenti europei, ma non solo: si è lavorato soprattutto su progetti legati allo sviluppo dei territori, e quindi rilevando bisogni, risorse, potenzialità. E abbiamo visto risultati interessanti. La seconda ragione è legata all’esperienza che abbiamo avuto in questi anni con i giovani: quelli del servizio civile, quelli delle scuole che sono entrate nel progetto Scuola e Volontariato, quelli dell’alternanza scuola-lavoro. Anche in questo caso si è evidenziato come fosse necessario prospettare ai giovani progetti, che potessero poi impegnarli in attività di sviluppo sostenibile, relativamente ad esempio all’ambiente, oppure di sviluppo sociale, attraverso associazioni che si occupano di tematiche sociosanitarie».

Accanto a queste motivazioni ce ne sono altre di tipo più istituzionale che spingono ad occuparsi di sviluppo locale. «Ad esempio la Regione Lazio ha prodotto delibere che hanno indicato la co-progettazione come metodo di lavoro, attraverso percorsi che consentono di intrecciare rapporti – già nella fase di avvio dei progetti – tra enti locali, istituzioni e Terzo settore», spiega Capoleva.  «Possiamo ad esempio citare la delibera regionale 326 del 2017».

 

sviluppo locale
Il CSV Lazio punta ad essere sempre più un soggetto che crea relazioni

IL TANGRAM DELLE RELAZIONI. Dentro questa cornice di riferimento si colloca anche il ruolo del CSV, anche se «la riforma del Terzo settore sembra affidare ai Centri di Servizio una serie di funzioni legata a prestazioni, più che a progettazioni». Ma d’altra parte «è un fatto che i sistemi di welfare in questo momento manifestano una sempre maggiore inadeguatezza a rispondere ai bisogni della popolazione. E che il Terzo settore viene visto ancora come un elemento residuale, o comunque non alla pari del Pubblico o del Privato, che sono considerati i primi soggetti chiamati a rispondere ai bisogni sociali del territorio. Invece, a nostro avviso, il Terzo settore deve essere chiamato in causa immediatamente, di fronte alle esigenze della popolazione, per lo sviluppo locale».

Di esempi in questo senso se ne potrebbero fare molti, a partire dal tema delle cronicità: «oggi i sistemi sanitari e sociali si interrogano sempre di più su come affrontare le diverse patologie croniche: da quelle più diffuse come il diabete ad altre più specifiche, come quelle psichiatriche», racconta la vicepresidente. «Proprio questi sistemi si sono resi conto che, per costruire benessere e qualità della vita, non si può che partire dall’intersezione tra mondo di vita della persona e sistemi di cure (sistema sanitario sociale). E il mondo di vita della persona è rappresentato dalla famiglia, ma anche dalla comunità, che è luogo di relazioni e di risorse. E allora mi viene in mente il tangram: un’immagine che si compone e si ricompone a seconda dei bisogni e delle necessità. Noi possiamo diventare un tangram delle relazioni, cioè un sistema che collega, a seconda delle necessità, varie risorse, sociali e sanitarie e del Terzo settore, favorendo, attraverso relazioni significative, la capacità di affrontare i problemi». Naturalmente questo vale non solo per le cronicità, ma in qualsiasi ambito.

Ecco quindi il ruolo e l’obiettivo che si propone di CSV Lazio: «diventare un soggetto capace di mettere in relazione, costruendo reti che sono sì progettuali, ma soprattutto sono fatte di persone che si integrano nei linguaggi, negli obiettivi, nella capacità di stare legati condividendo competenze e rapporti».

Realizzare questo implica un impegno su più fronti: «serve una specifica formazione degli operatori, perché  questi processi non possono innescarsi se non con operatori che siano sempre più in grado di svolgere una funzione di facilitazione (e questo è già stato avviato attraverso i laboratori del progetto Territorio Europa). Serve anche un confronto con le associazioni sempre più significativo. Si tratta in fondo di attivare da un lato risorse economiche, dall’altro risorse di capitale umano, sociale e professionale, facendo in modo che tutti questi ambiti possano tra loro interconnettersi e dare risposte al territorio».

 

sviluppo locale
Il volontariato deve esprimere le direttrici attraverso le quali stimolare lo sviluppo locale

IL VOLONTARIATO È INSOSTITUIBILE. Alla base di tutto questo, c’è la convinzione che il volontariato si deve occupare di sviluppo di comunità e di sviluppo locale perché è insostituibile: «Il volontariato è sul territorio un’antenna, che coglie le criticità, e ha un ruolo di advocacy, cioè la capacità e la responsabilità di essere portavoce di esigenze che singoli cittadini o piccole comunità non sono in grado di esprimere, e di portarle all’attenzione delle istituzioni», ribadisce Capoleva. «Sono tantissimi gli ambiti nei quali le associazioni possono da lato essere sentinelle del territorio, capaci di manifestare disagi ne difficoltà, dall’altro esprimere le direttrici attraverso le quali stimolarne lo sviluppo. Penso a tutti i progetti di agricoltura sociale, o di soluzioni per soggetti fragili o ai percorsi contro la violenza sulle donne o al delicato tema del “dopo di noi”, nel quale lo sforzo di coprogettazione dovrebbe rafforzarsi per rispondere a tutta una serie di esigenze concrete, ma anche per costruire un modello di welfare nuovo».

La partecipazione all’incontro del 5 aprile è libera, ma è necessario iscriversi a questo link.

Per facilitare il lavoro, è stato formulato un questionario, che le associazioni sono invitate a compilare.

Se avete correzioni o suggerimenti da proporci, scrivete a comunicazione@cesv.org

 

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