TEATRO 7. QUANDO TEATRO E SOLIDARIETÀ SI UNISCONO

Michele La Ginestra, Direttore artistico del Teatro 7, racconta i suoi progetti. Da anni tante le associazioni coinvolte e i progetti supportati grazie al teatro

Teatro 7 solidarietà nasce nel 1997, nell’ambito di un’associazione di volontariato per la prevenzione della delinquenza minorile. «Attraverso il teatro cercavamo di coinvolgere i ragazzi, per non farli stare in mezzo ad una strada. Ha funzionato bene: piano piano abbiamo chiamato il teatro che era della parrocchia Teatro 7. Ho parlato con il parroco, che all’epoca era padre Giuliano, e gli ho detto: “io faccio tanti spettacoli, con i soldi guadagnati perché non ristrutturiamo questo teatro e facciamo attività, unendo il teatro e la solidarietà? Ha accettato ed è nato il Teatro 7», dice Michele La Ginestra, attore, Direttore artistico di Teatro 7 e Teatro 7 Off.

In che modo, attraverso il teatro, aiutate tante associazioni, e non solo?

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Michele La Ginestra, attore, Direttore artistico di Teatro 7 e Teatro 7 Off

«Abbiamo capito quanto era importante, per raccogliere fondi, questo palcoscenico che avevamo a disposizione. Nel 1998 è nata Teatro Sette Missione Mozambico, oggi Teatro 7 Solidarietà OdV, una struttura che operando nel campo delle adozioni a distanza, collabora con i missionari dell’Ordine dei Servi di Maria allo sviluppo della Missione del Cenacolo. La nostra OdV sostiene la cura, l’educazione e l’istruzione di 94 bambini del Cenacolo. E da tanti anni, con Teatro 7 solidarietà, mettiamo il teatro a disposizione delle associazioni, che acquistano i biglietti pagandoli la metà del prezzo e trattenendo il resto: noi siamo fortunati nella vita, ci servono soltanto i soldi del rimborso spese. Quest’iniziativa ha preso piede e finora abbiamo collaborato con 60-70 associazioni diverse. Ora si è appena concluso, l'( gennaio, il mio spettacolo, “Il piacere dell’attesa”, con Manuela Zero e Ariele Vincenti (regia di Nicola Pistoia). Solo nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio, le associazioni che verranno sostenute dagli spettacoli al Teatro 7 sono: Arcoiris odv, AIPD, AISM, Associazione Franca Valeri, Animals Asia, Moby Dick, Oikos odv, Dynamo Camp, Promoit, Con Giacomo contro vEDS, Il rosa che osa, Associazione Giacomo Vidiri, Officium, Mito con odv. Ogni anno riusciamo a donare in beneficenza, grazie ai nostri spettacoli, 25-27 mila euro. Teatro 7 off è un teatro nato in contemporanea allo scoppio della pandemia, stiamo in un territorio come Montesacro dove non c’erano teatri, siamo alla seconda stagione. Anche lì i laboratori teatrali stanno andando bene e stiamo portando avanti attività con le associazioni».

Anche con i laboratori teatrali sostenete molte iniziative?

«Sì, sosteniamo anche progetti puntuali, oltre all’impegno costante in Mozambico e ai progetti con le associazioni. Ad esempio, se c’è una situazione di difficoltà con un centro di recupero che ha bisogno di costruire un campo da basket, noi organizziamo qualcosa per dare una mano. Gli incassi dei laboratori teatrali li dedichiamo alla raccolta fondi delle associazioni. I nostri laboratori sono per bambini, ragazzi, adulti, over: abbiamo più di 400 iscritti. Alla fine dell’anno, ogni laboratorio si chiude con uno spettacolo. Tutte le spese vive di questi spettacoli sono dedicate ai progetti solidali. Ogni anno, devolviamo circa 10mila euro in beneficenza. Nel periodo del Covid, abbiamo sostenuto la raccolta fondi speciale di Caritas e Sant’Egidio. Nell’emergenza in Ucraina, abbiamo dato supporto alla Comunità di Sant’Egidio».

Nella vostra programmazione, molto spazio viene dato a spettacoli e laboratori per bambini…

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Una foto di scena dallo spettacolo “Il piacere dell’attesa”

«Educare i bambini a venire a teatro sin da piccoli è un modo per educarli a stare insieme. Il teatro a cosa serve? Ad arrivare al cuore delle persone, parlando un linguaggio diverso rispetto a quello che si vede in televisione. Abbiamo dei tempi e delle modalità completamente diversi, fortunatamente. C’è il tempo dell’interazione, diamo la possibilità di salire sul palcoscenico, di far parte dello spettacolo stesso. Trattiamo dei temi culturalmente rilevanti, portiamo in scena il ciclo epico, ad esempio l’Iliade, l’Odissea, l’Eneide, la storia di Roma. Oltre ad altri di puro divertimento, come la scuola dei supereroi, Zorro, Robin Hood. Tutti spettacoli nei quali, attraverso qualche risata, cerchiamo di trasmettere dei messaggi, propositivi e positivi. Hanno una valenza educativa straordinaria. Se i ragazzi imparano da bambini a frequentare il teatro, imparano anche quanto sia gioioso stare sul palcoscenico. Non solo per l’appaluso, ma per il fatto di partecipare insieme alla costruzione di un progetto che è quello dello spettacolo teatrale. Quando abbiamo fondato il Teatro 7, tanti anni fa, avevamo visto questa valenza dell’interazione, della crescita personale, della padronanza di se stessi, della propria capacità espressiva. Questa è la forza del teatro, per questo i nostri laboratori hanno così tanto successo, noi non facciamo corsi per chi vuole diventare attore a tutti i costi, ma per permettere alle persone di conoscere meglio la propria capacità espressiva, di avere fiducia in se stessi e interagire con gli altri. C’è uno scambio bellissimo. Si va anche oltre lo sport di squadra, si inizia a toccare l’animo delle persone, che devono mettersi in gioco e vincere le proprie timidezze».

Progetti futuri, oltre al teatro?

«Ho finito di girare la seconda serie di Canonico, in onda su Tv2000. La prima serie è andata molto bene, è piaciuta molto. Le puntate erano di 20 minuti, ora sono di 50 minuti, verrà inserita nella programmazione nella fascia serale, probabilmente da marzo 2023. Raccontiamo la vita di un sacerdote, con tutte le difficoltà nella gestione di una parrocchia».

 

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