TERMINI. LA STAZIONE È IN TV

TerminiTv racconta la stazione attraverso le persone che ci vivono. O meglio, la società attraverso le loro storie

Incontro Francesco Conte,  creatore e direttore di TerminiTv, al binario 1est della Stazione Termini. Per arrivare al suo studio, passiamo da un sottopassaggio dove, mi fa notare, ci sono dei grilli che, stando al buio, cantano anche di giorno. Francesco è così: un grande osservatore, un cacciatore di storie, di persone, suoni e immagini nascoste. Da febbraio è alla Stazione Termini, dove ha fondato TerminiTv, un canale on line dedicato alla grande stazione e all’area circostante, raccontati attraverso le storie delle persone che ci vivono. L’idea con cui svela tutto questo non è quella del sociale in senso classico: non vuole mostrare solo chi vive fenomeni di emarginazione, ma raccontare un territorio e, attraverso questo, tutta la società in modo inclusivo. Ogni soggetto appartenente a una minoranza non viene raccontato in quanto tale, ma in quanto parte della società nel suo complesso. «L’idea è di fare una tv “generalista”, e in questa inserire delle persone che rappresentino la struttura complessa della società», spiega Conte. «L’anziano, il disabile, il migrante, il viaggiatore italiano. Nell’ultimo video ci sono tre senzatetto e tre che non lo sono: un italiano e cinque di altre nazionalità. La realtà è così. Capire a fondo il concetto di inclusività è difficile: la gente ha bisogno di un titolo, il “video sui senzatetto”. Invece no. Accanto a un senzatetto c’è una persona che è scappata dalla Bosnia, ma che era ricca. Una storia completamente diversa».
È un punto di vista nuovo, interessante. Potrebbe diventare un modello di racconto anche per i media tradizionali? «Io lo spero proprio», risponde Conte. «Quando lavoravo a una tv locale feci un’intervista a un rom, che abitava vicino a casa mia. Quando ho consegnato il video, ho visto che sulla cassetta avevano messo la scritta “rom”, così la prossima volta che si sarebbe parlato di una notizia negativa sui rom, avrebbero messo le immagini del mio vicino. Ho detto loro di buttare la cassetta. Le tv, per loro necessità, categorizzano tutti, e usano sempre le stesse immagini. È qualcosa che si basa sul non interesse. Si tratta di essere svogliati. Anche il razzismo spesso è essere svogliati: uno non ci pensa, dice “questo viene da là ed è così”».

Qui passa il mondo

TerminiTv ha la sede nel ventre di Termini, in quello che una volta era il dopolavoro ferroviario, dove si trova la scuola di danza Termini Underground, che Retisolidali ha raccontato qualche anno fa. Ma quella di Conte è un’idea che parte da lontano. «Facevo parte di un’associazione che voleva partecipare a un bando per le stazioni», ricorda. «Ho proposto di fare qualcosa per la Stazione Termini. In quel momento ero senza lavoro, come ora, e stavo facendo delle interviste sul lavoro. E ho chiesto a delle persone se volessero fare una web tv. Mi interessava farla a Termini perché è un luogo dove passa il mondo, un teatro. Termini non è Roma. È una zona franca. All’inizio i fondatori dovevano essere otto: come capita spesso a Roma, se ne sono andati quasi tutti, e siamo rimasti in due. Ho trovato uno spazio quasi gratuito, nel vecchio dopolavoro ferroviario, dove ha sede la scuola di danza Termini Underground».

Le foto in questa pagina sono di Jacopo Borgogno
Le foto in questa pagina sono di Jacopo Borgogno

Per Francesco è importante essere lì, nel cuore di Termini, vivere la stazione per raccontarla. «Mi piace la contemporaneità di Termini, come luogo dove molte persone di molte culture si incontrano. A volte anche in maniera ghettizzante: i filippini stanno con i filippini, gli afghani con gli afghani e così via» ci spiega. «Mi piaceva il discorso dell’inclusività: si parla sempre dei senzatetto, del degrado. Non è solo questo: c’è mezzo milione di persone al giorno che passa per Termini. C’è la gente che corre e la gente che sta ferma. Che però è difficile da filmare. Oggi sto per intervistare un senzatetto, è appena la terza volta che lo faccio da quando ho iniziato. Sono stato molto attento a non farlo prima». Ma avvicinare alcune persone, spingerle a fidarsi, a farsi riprendere, non è facile. «Per avvicinare le persone fai finta di conoscerle già. Io osservo molto le persone» ci svela Conte. «Tutti pensano che i senzatetto siano pericolosi. Io non ho mai visto uno di loro rubare, se non tra di loro, perché per loro sarebbe un problema grosso, potrebbero essere arrestati. Alcuni non vogliono essere filmati, altri sono più tranquilli, dipende dalle etnie».

Un ragazzo di strada

Francesco ormai conosce ogni centimetro di Termini a menadito. Ogni anfratto, ogni tunnel, ogni luogo. Si muove veloce e scaltro tra i meandri della stazione, tra il buio e la luce, tra il sopra e il sotto. Passa molte ore al montaggio dei video, ma ancora di più ne passa tra i binari, a osservare, a cercare storie. «A Termini ho trovato una seconda giovinezza», confessa. «Mi sembra di essere un ragazzo di strada, di stare in una favela. Tra tutte queste persone smarrite, sento di sapere dove andare. Le persone della strada lo sanno: dove le cose costano di meno, dove il caffè è più buono, chi è il poliziotto in borghese». All’inizio andava a cercarsi le storie. Ora sono le storie, e le persone, attraverso il telefono e i social, ad arrivare a lui. Ed è diventato un punto di riferimento. «La gente mi cerca anche per cose assurde, come quando gli rubano qualcosa» racconta.
Francesco e gli altri ragazzi di TerminiTv per ora stanno lavorando senza compenso, in pratica da volontari. La speranza è che questo possa diventare un lavoro. «Siamo a Termini da febbraio, ci siamo autotassati per affrontare le prime spese, e abbiamo messo in preventivo che fino alla fine dell’anno non avremmo visto una lira» spiega Conte. «Nei prossimi mesi vorremmo fare una scuola collettiva di video, per finanziarci. E creare delle web series, e magari una serie tv. Ma stiamo parlando con Trenitalia per avere uno spazio visibile in stazione e un permesso chiaro di filmare».

Una stazione, mille storie

Le storie che ha raccontato TerminiTv sono tante, e particolarissime. Dalla signora che vive in fondo a un binario e ha un piccolo orto, al ragazzo rifugiato che poteva permettersi, coi pochi spiccioli che aveva, solo un cappuccino da McDonald’s, e se lo è fatto durare il più possibile, come qualcosa di prezioso.
Ermisino termini 2Chiediamo a Francesco Conte quali siano le storie che l’hanno appassionato di più. «Una delle storie più significative è stata quella di un congolese sulla sessantina, molto elegante» ci racconta. «È stato adottato informalmente a sedici anni da una ricca famiglia di Roma ed è arrivato qui nel 1980. E ho chiesto a lui com’era Termini negli anni Ottanta. Parla perfettamente l’italiano ma non riesce a dire Termini, la chiama “Termine”. Trovo straordinario intervistare un africano su com’era la stazione trent’anni fa. Un’altra storia è quella di Angelo. Uno dei ballerini di Termini Underground, che è stato venduto dalla famiglia per due milioni di lire per andare a rubare in Sicilia, e si è riscattato grazie alla danza. Ho conosciuto un anziano che negli anni Sessanta faceva il facchino abusivo e ha portato i bagagli a Totò. E diceva “chill’ era nu signore, viaggiava con una valigetta perché a casa aveva già tutto”. Ho conosciuto un anziano che è entrato nella scuola di danza, e ci ha raccontato che nel 1967 aveva passato lì un Capodanno, in quello che allora era il dopolavoro ferroviario». Storie divertenti. Ma altre lo sono meno. «A Via Marsala, ci sono i turisti che dalle finestre degli hotel puntano i laser sugli occhi dei senzatetto per non farli dormire. È una cosa incredibile». TerminiTv è questo. Non solo il racconto di un (non) luogo. Ma un racconto sull’umanità.

 

TERMINI. LA STAZIONE È IN TV

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