UN ALTRO POSTO: UN ROMANZO CHE DÀ VOCE ALLA NATURA

Per Cristina Pacinotti la scrittura è uno strumento di risveglio, un mezzo per raggiungere le coscienze. Intervista all'autrice di "Un altro posto"

Una storia collettiva, animata dagli abitanti dell’ecovillaggio di Frabosco e dalla gente del paese grande, le cui diverse storie s’intrecciano e si alimentano reciprocamente. L’autrice di Un altro posto (Edizioni ETS), Cristina Pacinotti (sorella di Gipi, che firma la copertina) racconta la vita di una comunità in un ecovillaggio al nord della Toscana. Oltre a riflettere su come molte persone negli ultimi anni abbandonano la città per vivere nella natura, in modo ecosostenibile, nel libro sono anche presenti le figure antagoniste che combattono in difesa dell’ambiente (dai No Tav agli elfi). «Se ciascuno producesse il cibo con le proprie mani, curasse un fazzoletto di terra, il mondo cambierebbe. Fin quando questo non accadrà l’Uomo Nero sarà sempre più forte di noi». La comunità di Frabosco vive in un equilibrio perfetto: ha abbandonato i ritmi frenetici della società globalizzata e ha scelto uno stile di vita alternativo. «Sono scappato dalla mia terra per trovare pace. Non perché fossi stanco di lottare, ma perché ci sono poteri troppo forti che ci soverchiano, di fronte ai quali ogni lotta è inutile ed è già persa prima ancora di iniziare a combatterla», dice Ugo, uno dei personaggi. Quest’equilibrio è rotto da un progetto sventurato, i cui contorni restano oscuri.

Un altro posto
L’autrice di “Un altro posto”, Cristina Pacinotti

Cosa rappresentano l’ecovillaggio Frabosco e una non ben precisata “grandeopera” in un’oasi splendida e incontaminata dell’alta Toscana?
«L’ecovillaggio di Frabosco rappresenta prima di tutto un luogo ideale dove alcune persone decidono di unire le forze per riabitare un antico borgo e vivere in un luogo naturale, proteggerlo, migliorarlo, trarne pace e sostentamento. Queste persone danno vita a una comunità intenzionale, con proprie regole collettive, decisionali quali il cerchio e  il metodo del consenso. Un gruppo di persone consapevoli della propria fragilità in quanto esseri umani singoli, convinte che attraverso la solidarietà si possa realizzare l’adagio “l’unione fa la forza”. Una forza tanto più necessaria nel momento in cui la vita della comunità  si trova ad essere minacciata. La “grandeopera“, scritta così nel testo, rappresenta una delle tante grandi opere che, in nome di un’errata idea di sviluppo, vengono a incrinare e, a volte, distruggere l’equilibrio di un ambiente naturale e la vita di chi vi abita».

Da cosa ha preso ispirazione per il suo libro?
«L’ispirazione è scaturita dall’esperienza personale. Per lungo tempo io e mio marito abbiamo cercato un luogo in Toscana dove fondare un ecovillaggio. Ogni volta che trovavamo un posto che somigliava a quello della nostra visione appariva però un qualche impedimento che ne rendeva difficoltosa la realizzazione. Impedimento legato a uno dei tanti scempi perpetrati ai danni dell’ambiente: da una discarica a un elettrodotto, da un crossodromo a un nuova bretella di una strada, al traforo di una montagna. L’elenco sarebbe lungo…»

“Un altro posto” dà voce alla natura e a chi vuole difenderla con ogni mezzo. Ma è solo in apparenza un romanzo contro le grandi opere che distruggono il paesaggio, la fisionomia di un paese…
«Il mio è un romanzo di idee. Le idee non sono mai lineari, hanno una intrinseca complessità. La “grandeopera” è anche simbolo di paura, viltà, incoerenza, tutti “non valori” che possono ostacolare la realizzazione di ciò in cui crediamo, del nostro senso di giustizia e verità. Fare gruppo aiuta anche in questo, a combattere il negativo fuori, ma anche dentro di noi».

Alcune parole chiave del romanzo: “resistenza” (o forse, meglio, “resilienza”), “amore”,  “senso di appartenenza”, “valori”. Quali altre?
«Sì, certo queste parole, ma anche: “cammino”, “comunità”, “ironia”, “montagna”… Il cammino, il sentiero, sono temi importanti del libro. Si cammina non per arrivare da qualche parte ma per stare bene con se stessi. Chi ha scritto che «la vita è un lungo viaggio da farsi a piedi»? “Comunità” perché l’esperienza dei fraboschini insegna quanto sia importante fare rete e sostenersi gli uni con gli altri, specie nei momenti difficili, quando è necessario resistere e difendere quello che si è faticosamente costruito. “Ironia”, veicolata dalle voci di Maria e di Ema, che si levano spesso dal coro, e che non si prendono mai troppo sul serio in quanto aliene a ogni ideologia. “Montagna” in quanto la dimensione “verticale” , la purezza dell’aria, la “luccicanza” dell’ambiente naturale, fresco e incontaminato, del verde e dell’acqua sorgiva sono, per  i protagonisti del libro, fonte costante e fondamentale di rigenerazione vitale. Dalla natura traggono la loro forza».

Nel libro sono presenti diversi personaggi, che possono parlare al cuore dei lettori alla ricerca di evasione, ma anche di riflessione…
«Per me la scrittura è un mezzo per raggiungere le anime e le coscienze, è uno strumento di risveglio, un invito al cambiamento e all’azione. Intendendo per azione il perseguire con coerenza le idee fondanti del proprio percorso di vita. Ogni personaggio dà voce a queste idee e a questo sistema di pensiero, ne rappresenta una parte, ne sviluppa il senso e ne esprime anche le inevitabili contraddizioni».

L’immagine che apre l’articolo è di  Dennis Dalle Mura

Un altro postoCristina Pacinotti
Un altro posto
Edizioni ETS, collana Obliqui, 2015
pp. 232, € 14,00

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