COME PORTARE AIUTO NELL’EMERGENZA? CE LO DICONO GLI ABITANTI DI AMATRICE

Hanno valutato la risposta umanitaria al terremoto del 2016 ed elaborato una serie di proposte. Un ebook gratuito le raccoglie

È tempo di bilanci per i Comuni colpiti dal sisma del Centro Italia nel 2016. A più di quattro anni e mezzo di distanza dal terremoto, che sconvolse la vita dei residenti al confine tra Lazio e Abruzzo, le associazioni L’Alba dei Piccoli Passi (qui avevamo raccontato le loro iniziative nel post terremoto) e Action Aid sono tornate su quanto accaduto subito dopo le prime scosse. Come? Caricando sul sito della onlus amatriciana i risultati di una “Valutazione partecipata della risposta umanitaria post sisma”. Una definizione elaborata, che addolcisce la denuncia per le mancanze di quella stagione reatina. Il testo, composto da 90 pagine, si può scaricare e consultare gratuitamente a questo link.

Le storie e il rispetto

L’iniziativa ha coinvolto 156 persone tra i 31 e i 60 anni, di cui il 70% donne, che hanno vissuto in prima persona l’esperienza delle tendopoli e le sistemazioni di fortuna in camper, roulotte, container e stalle.

Valutazione partecipata
La copertina dell’ebook, scaricabile gratuitamente

A loro è dedicata la prima parte del dossier, incentrata sulle testimonianze di quanto accaduto dal 24 agosto 2016 fino al 31 dicembre dello stesso anno. Le storie sono raccolte in base alle specifiche esigenze in quel periodo: calore umano, bisogno di spensieratezza e necessità di sentire ancora integra la propria comunità. Dalle risposte al questionario, in allegato all’ebook, è emersa la ferma volontà di contribuire al sollievo del prossimo attraverso il rispetto reciproco, l’ascolto e la possibilità di un ritorno all’autonomia. Finalità difficilmente realizzabili, senza la giusta competenza dei servizi sociali, psicologici e sanitari: affidabilità e continuità nell’erogazione servono a proteggere l’intimità degli sfollati e la loro dignità.

Proposte per le emergenze

La parte più interessante tuttavia è quella propositiva. Le persone consultate hanno avanzato soluzioni pratiche alle criticità incontrate nei primi mesi. A cominciare da una pianificazione preventiva partecipata, un percorso di discussione rappresentativo di tutti gli attori in gioco attraverso presìdi e consulte popolari. Sotto la lente d’ingrandimento anche la collaborazione, da potenziare, tra sfollati e personale umanitario.

Valutazione partecipata
@Valutazione partecipata della risposta umanitaria post sisma

Entrambi i gruppi dovrebbero muoversi in campi tende organizzati meglio di quanto è stato fatto. Ad esempio raggruppando le famiglie e disponendo divisori tra le brandine per tutelare la dignità di donne, bambini e anziani. Per migliorare i servizi igienico sanitari si suggerisce di facilitarne l’accessibilità, separare gli ingressi tra popolazione locale e volontari e predisponendone uno esclusivo per i minori di dodici anni.

Senza un censimento dei cittadini colpiti dalla tragedia, kit di emergenza, un inventario del materiale a disposizione, il presidio dei magazzini ed equità nella distribuzione, la giusta suddivisione dei beni di prima necessità è impraticabile. La riflessione si è concentrata anche sulla fruizione dei luoghi comuni e, soprattutto, sui servizi sanitari.

Fondamentale, secondo quanto emerge dalla valutazione partecipata, è anche la costituzione di un team di psicologi, composto da professionisti esterni e interni la comunità colpita. Alla quale tuttavia vanno affiancati medici specialisti, che devono essere in grado di spostarsi con più agilità sul territorio. Essenziali pure educatori e docenti per intrattenere i bambini e permettergli di continuare il ciclo di studi.

Investire in prevenzione 

«Il nostro studio “Valutazione partecipata della risposta umanitaria post sisma” è basato su una proposta multidimensionale, frutto della pluralità delle esperienze. A differenza di esperienze simili, mette al centro la persona e la comunità invece della logistica», così la presidente dell’associazione L’Alba dei Piccoli Passi Claudia Quaranta. «Sia chiaro, non stiamo chiedendo nulla: vogliamo solo esortare chi ancora non dispone di protocolli o procedure specifiche ad averne uno. E non parliamo del dipartimento della Protezione civile, bensì degli enti locali perché è loro la responsabilità di formularli: i soccorritori non possono sostituirli, soprattutto a fatto compiuto».

Se avete correzioni o suggerimenti da proporci, scrivete a comunicazionecsv@csvlazio.org

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