
FUTURO PROSSIMO, VOLONTARIATO. COME CAMBIA LA PARTECIPAZIONE?
Un approfondimento dall’incontro CSVnet e CSV Lazio organizzato nell’ambito di Futuro Prossimo per una riflessione sull’ultima rilevazione Istat e i cambiamenti che attraversano la partecipazione. Chiara Tommasini, presidente CSVnet: «Necessario interpretare insieme i dati per capire come cambia la partecipazione e trarre indicazioni utili verso la programmazione per il 2026»
13 Ottobre 2025
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Sono 3,2 milioni in Italia i volontari che partecipano a gruppi, associazioni o organizzazioni, 2,5 milioni quelli che offrono aiuti diretti alla comunità o all’ambiente, circa un milione i cittadini che coniugano entrambe le modalità. È la fotografia scattata dall’Istat nel luglio scorso, che parla di numeri in calo del 3,6% rispetto alla rilevazione del decennio precedente e che è stata analizzata in profondità durante l’incontro online “Il tempo del volontariato. I dati Istat per capire la partecipazione che cambia”, promosso il 7 ottobre da CSVnet e CSV Lazio nell’ambito del progetto di approfondimento culturale Futuro Prossimo.
È necessario «leggere e interpretare insieme i dati per capire come sta cambiando la partecipazione e trarre indicazioni utili per orientare le nostre azioni quotidiane in vista della programmazione per il 2026» ha sottolineato Chiara Tommasini, presidente CSVnet, spiegando che il percorso di «Futuro Prossimo rappresenta uno spazio prezioso di riflessione e dialogo sul volontariato e sulla partecipazione. Un progetto culturale avviato da CSV Lazio che ha oggi un respiro nazionale e coinvolge l’intera rete dei CSV in Italia, mettendo in dialogo volontari, associazioni e mondo della ricerca per offrire occasioni di confronto e approfondimento sulle trasformazioni sociali in atto». Il nostro ruolo di agenti di sviluppo del volontariato, ha concluso, «ci vede affiancare all’offerta di strumenti e servizi la promozione di cultura, con un focus stabile e diretto sul volontariato qualsiasi forma assuma».
Saverio Gazzelloni (Istat): «Una partecipazione che cambia, cresce la forma ibrida»
Si osserva empiricamente una crescita delle organizzazioni, un vero boom delle APS e tanti giovani attivi in forme nuove di aggregazione la riflessione del presidente di CSV Lazio Mario German De Luca, che ha evidenziato come «abbiamo bisogno di un’alfabetizzazione nell’accesso ai dati, che potrebbe favorire il ruolo stesso dei volontari, e di una riflessione sulle tendenze in atto». E ha aggiunto: «Abbiamo proposto all’Istat di avviare un’articolazione territoriale di questo lavoro d’indagine: le regioni non sono tutte uguali». Per comprendere meglio i cambiamenti in atto e tradurli in strategie operative, sono intervenuti i ricercatori Saverio Gazzelloni e Tania Cappadozzi, infine il sociologo Riccardo Guidi. La nuova rilevazione Istat “Indagine multiscopo Uso del tempo 2023”, pubblicata lo scorso luglio include la seconda edizione del modulo dedicato al lavoro volontario. Si tratta di una «partecipazione che cambia: cresce la forma ibrida che comprende volontariato organizzato e aiuti diretti, si riducono le differenze di genere, l’istruzione conta ma meno di un tempo. E la pandemia è stata una prova di resilienza, con nuovi ingressi», ha sottolineato Gazzelloni, direttore della Direzione centrale per le statistiche demografiche e il censimento della popolazione di Istat. «Nel corso di 10 anni c’è stato un mutamento strutturale: la partecipazione ibrida ha una forte crescita ed è l’aumento più significativo, però non vuol dire un maggior impegno continuativo, ma partecipazione più flessibile», mentre si assiste a «una riduzione significativa sia del volontariato non organizzato sia di quello organizzato, in cui il calo maggiore è tra gli uomini, mentre fra gli aiuti diretti prevalgono le donne». Comunque l’unica classe d’età in crescita rispetto al 2013 è quella degli ultra 65enni, tuttavia «sarebbe una conclusione troppo affrettata dire che il calo del volontariato sta portando a una società meno solidale», ha concluso.
Tania Cappadozzi (Istat): «Un volontariato più distribuito tra diversi livelli di competenza»
Tra le nuove tendenze emerse, una maggiore attenzione all’ambiente e al civismo, una partecipazione giovanile più intermittente ma legata alle emergenze, una presenza femminile significativa nonostante i carichi familiari e di cura. Infatti aumentano i volontari organizzati nei settori ricreativo e culturale (+6,4%), assistenza sociale e protezione civile (+7,7%) e ambiente (+1,7%); calano in quelli religioso (−5,8%), sportivo (−1,9%) e sanitario (-1,3%). Se diminuiscono quanti offrono aiuto diretto a persone conosciute (-10,1%), crescono quelli che si dedicano a collettività, ambiente e territorio (+14,7%). Per Cappadozzi, responsabile della rilevazione Istat, siamo di fronte a «un volontariato in evoluzione: meno tempo complessivo dedicato, meno volontari ma impegno stabile, nuove forme di impegno e motivazioni diversificate». Infatti si registra una «maggiore varietà di profili e attività: il volontariato è meno concentrato su ruoli specifici (come quelli tecnici o di servizio alla persona) e più distribuito tra diversi livelli di competenza». Cambiano anche le motivazioni, sempre più polarizzate: «Benessere individuale, relazioni, crescita personale e civica per gli organizzati; risposte pratiche a emergenze, assistenza a persone bisognose, contributo al bene comune in modo situazionale per gli aiuti diretti. Il 54,4% ritiene di non aver bisogno di fare volontariato tramite un gruppo organizzato, associato a un impegno costante». Si fanno spazio anche «nuove forme leggere di partecipazione capaci di intercettare nuovi bisogni, ingressi occasionali, reti in rinnovamento. In sintesi, un volontariato più flessibile, variegato e adatto ai bisogni sociali: si sta rinnovando la spinta alla solidarietà con un po’ di difficoltà». I dati affermano che «le differenze del tempo prestato dipendono da quello a disposizione: la condizione occupazionale impatta sulle ore che possono essere donate. I pensionati donano oltre 23 ore mensili contro le 13 e 48 degli occupati. Gli studenti hanno mostrato tassi di partecipazione più basse, ma quelli che lo fanno in controtendenza dedicano più ore che in passato», ha osservato Cappadozzi. Solo il 12,6% dei volontari partecipa a più gruppi, mentre «è in crescita la partecipazione a gruppi che si occupano prevalentemente di attività ricreative e culturali, protezione civile e assistenza sociale, cura dell’ambiente». Aumentano le associazioni tradizionali (ODV e APS) e i volontari in altre tipologie di gruppi, realtà ancora meno strutturale dei movimenti e dei gruppi informali, esperienze flessibili e occasionali legate a temi emergenti».
Riccardo Guidi, Università di Firenze: «Il cambiamento o lo subiamo o lo interpretiamo e agiamo»
Secondo Riccardo Guidi, professore associato di Sociologia all’Università di Firenze, «ci sono elementi di continuità nel cambiamento inevitabile fra il 2013 e il 2023. Si può parlare di quattro tradizioni e modalità pesanti che hanno una storia, non transitorie e durature nel tempo: volontariato organizzato e appartenenza (ODV e APS) con valori di riferimento, struttura e missione, partecipazione formalizzata, che è il patrimonio di famiglia; volontariato non organizzato; volontariato organizzato che lavora per progetti, programmi e iniziative singole (servizio civile, attività per scontare la pena, eccetera) molto regolato e poco puro; volontariato dal basso “fattelo e inventatelo da solo”, a volte animato da un gruppo whatsapp, con attività specifiche nel tempo e nello spazio». Rispetto al cambiamento, «o lo subiamo o lo interpretiamo e agiamo: in questo secondo caso i dati interrogano il volontariato convenzionalmente organizzato», ha sottolineato il sociologo, invitando a cogliere gli stimoli che vengono dal «volontariato organizzato e individuale: un terzo di quello individuale è continuativo e un terzo a beneficio della collettività, dell’ambiente e del territorio. Oltre il 20% di volontari individuali spiega che la sua è una partecipazione occasionale: proviamo a lavorare sulle forme organizzate perché siano più accoglienti e assorbenti rispetto ai volontari occasionali», ha auspicato.
