DECRETO SICUREZZA: È UN PASSO AVANTI, MA RESTANO PUNTI CRITICI

I commenti di ActionAid, Amnesty, Arci, Ics onlus, Cnca, Mediterranean Hope, assistenti sociali al nuovo decreto sicurezza che supera quelli di Salvini

Cambiano le regole sulla protezione per i migranti. Il Consiglio dei ministri ha varato il decreto-legge, su proposta del presidente del Consiglio e del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che modifica alcuni punti dei decreti sicurezza voluti dal primo governo Conte (ne avevamo parlato qui). Passi in avanti, commentano alcune associazioni del terzo settore, ma sono numerosi gli aspetti critici che restano del vecchio impianto normativo.

ActionAid: “Il decreto sicurezza non rompe con l’approccio securitario”

L’organizzazione impegnata in progetti internazionali e nazionali a sostegno dei diritti fondamentali dell’uomo, ActionAid, sostiene che il decreto di revisione non modifica l’impianto securitario precedente. In particolare, oltre alle multe alle Ong e alla criminalizzazione del soccorso in mare, «almeno due punti sono emblematici: l’iter che scatta al momento dell’ingresso delle persone straniere e l’altro per le persone straniere che invece sono radicate sul territorio da anni. Da un lato, infatti, le procedure accelerate e di frontiera sono ancora lì e rischiano di perpetuare prassi al limite del diritto e spesso informali, sottratte allo sguardo e alla possibilità di monitoraggio della società civile. Dall’altro il fatto che non si sia neanche tornati ai 24 mesi per l’esame della domanda di cittadinanza – come da legge vigente prima del 4 ottobre 2018 –, mostra un atteggiamento non concretamente riformatore rispetto al primo governo Conte».

Inoltre, sottolinea l’organizzazione, c’è la detenzione amministrativa, trattata alla stregua di un dato naturale e indiscutibile: la privazione della libertà per i migranti rimane ordinaria amministrazione, nascosta agli occhi della società civile e piegata alla strumentalizzazione. ActionAid intende continuare a monitorare l’evoluzione della normativa e chiede al Parlamento scelte coraggiose in fase di conversione, per applicare importanti correttivi al decreto legge.

Amnesty: “Contestiamo la norma relativa alle sanzioni”

Il direttore generale di Amnesty International Italia, Gianni Rufini, dichiara: «In termini generali, sebbene con tanto ritardo, apprezziamo che si sia proceduto alla revisione di norme che in molti casi erano state smentite dalla stessa magistratura». Amnesty valuta positivamente la “protezione speciale”, il ripristino del sistema Sprar, il diritto di iscriversi all’anagrafe e si augura che i Comuni, a cui passa la competenza in materia, riescano a garantire efficaci servizi di inclusione sociale. «Al contrario, desta molta preoccupazione la riformulazione della norma relativa alle sanzioni» prosegue il direttore Rufini. «Contestiamo l’idea che si debba rispettare il requisito della non violazione del codice della navigazione per non incorrere in multe e carcere: come nell’ipotesi di un intervento di una nave di soccorso in aree di competenza italiana che non rispettasse le disposizioni impartite, ad esempio forzando per necessità un blocco navale. Salvare vite umane non dovrebbe essere considerato reato in alcuna circostanza».

«Per quanto riguarda», conclude, le norme di inasprimento per il reato di rissa e quelle sul Daspo urbano, elaborate anche sulla scia emotiva dei gravissimi fatti di Colleferro, crediamo che sarebbe adeguato investire sulla promozione dei valori del rispetto e della non discriminazione e sul contrasto alla cultura dell’odio sociale, più che nel solo innalzamento delle pene».

ICS Onlus: “A Trieste l’accoglienza diffusa non è mai cessata”

Il Consorzio italiano di solidarietà, Ufficio rifugiati di Trieste esprime soddisfazioni per la riforma. «ICS Onlus ricorda che però a Trieste il modello virtuoso dell’accoglienza diffusa non è mai cessato», si legge in una nota, «per forte determinazione degli enti che hanno gestito il sistema di accoglienza, i quali hanno continuato l’impostazione positiva che da sempre caratterizza la nostra città: quella di considerare gli ospiti persone alle quali restituire dignità, favorendone l’inclusione sociale nel minor tempo possibile, e valorizzare il lavoro di centinaia di operatori sociali, interpreti e insegnanti… È necessario dunque che ora vengano al più presto ripristinati tutti i percorsi di integrazione sociale che erano comunque stati fortemente ridotti e vengano inoltre riportati ai livelli precedenti tutti i programmi di mediazione linguistico culturale e di sostegno alle situazioni più vulnerabili, nell’interesse di tutta la comunità».

Arci: “Nuova stagione nel segno dei diritti e dell’interesse generale”

L’Associazione Ricreativa e Culturale Italiana esprime grande soddisfazione per le nuove misure varate dal Consiglio dei ministri. «Con il provvedimento del governo vengono infatti reintrodotte forme di protezione umanitaria come “protezione speciale” garantita a coloro che nel proprio Paese rischierebbero “trattamenti inumani o degradanti”. È inoltre prevista la convertibilità di alcuni tipi di permesso di soggiorno in permessi per motivi di lavoro: oltre a quelli “per protezione speciale”, ci sono quelli “per calamità, per residenza elettiva, per acquisto cittadinanza o apolidia, per attività sportiva, per lavoro di tipo artistico, per motivi religiosi, per assistenza minori”.  Addio anche alle multe milionarie alle Ong… Ci auguriamo che con l’archiviazione dei decreti Salvini, frutto di una visione ideologica dell’immigrazione e di una propaganda che evoca e diffonde paura, possa iniziare una nuova stagione nel segno dei diritti e dell’interesse generale”.

Mediterranean Hope: “Bene il contrasto alla marginalità sociale”

“Un tratto decisamente positivo del nuovo decreto sicurezza», dichiara Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, è il fatto che rispetto ai precedenti, a firma dell’allora ministro Matteo Salvini, è orientato a favorire percorsi di regolarizzazione e contrasta, al contrario, la marginalità sociale e l’invisibilità legale dei migranti e dei richiedenti asilo. Doveroso, a riguardo, l’allargamento delle forme di protezione e il richiamo alla varietà dei permessi ingresso in Italia, così come la convertibilità dei permessi di soggiorno. Opportuno anche il ripristino di un sistema di accoglienza e integrazione strutturato in due fasi, prima e seconda accoglienza, e intenzionalmente mirato alla inclusione sociale… perché è evidente che il soggiorno in Italia dei migranti e richiedenti asilo deve favorire l’integrazione, l’apprendimento della lingua e la conoscenza delle leggi fondamentali del nostro ordinamento. Passi avanti anche relativamente al soccorso in mare perché viene ribadito il divieto dei respingimenti ma resta imprecisato e forse ambiguo il meccanismo di contatto con i paesi tenuti a garantire l’accoglienza. Non si precisa infatti quale debba essere il comportamento delle Ong di fronte al silenzio dei centri di coordinamento navale dei paesi tenuti ad accogliere i profughi, almeno al momento dello sbarco… Chiediamo pertanto che questi aspetti vengano chiariti e precisati nel corso del dibattito parlamentare. Ma come evangelici siamo consapevoli che, da solo, il cambiamento delle norme serve a poco se non cambiano la cultura e il sentire delle coscienze. Per troppo tempo l’immigrazione è stata vissuta e interpretata come una minaccia, mentre è solo la sfida di fronte al collasso di un’enorme area geopolitica che ha bisogno di pace, investimenti di cooperazione e democrazia».

Cnca: “Solo un primo passo”

«Siamo soddisfatti per i contenuti del decreto immigrazione. Auspichiamo che il Parlamento non peggiori, nel suo esame, quanto contenuto nel testo del provvedimento. Tuttavia, consideriamo l’approvazione del decreto solo un primo passo verso una radicale riscrittura delle politiche sulle migrazioni». È il commento di Riccardo De Facci, presidente del Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, e Stefano Trovato, coordinatore Area Migrazioni della federazione. Per il Cnca il testo adottato dal governo “mette fine a un approccio punitivo verso persone migranti e ong, fortemente voluto dal precedente ministro dell’Interno, che ha purtroppo facilitato le morti di migranti nel Mediterraneo e le possibili speculazioni legate ai grandi centri di accoglienza”. Appello a superare la legge Bossi-Fini sull’immigrazione al più presto: «Una normativa lesiva dei diritti delle persone migranti e incapace di fare i conti con la realtà della globalizzazione e dei processi di migrazione a essa collegati. Se il governo vorrà aprire questo processo, il Cnca, e le altre organizzazioni civiche impegnate su questi temi, saranno pronte a portare al tavolo le loro analisi e proposte».

Assistenti sociali: “Articoli approvati restituiscono umanità”

«Coerenti con la Costituzione, la sicurezza e il diritto di protezione dei migranti. Noi aggiungeremmo con la solidarietà e il rispetto dei diritti umani: salvare vite non può essere reato. Le notizie che arrivano fino a noi – aspettiamo di leggere il testo – sulla modifica e la cancellazione dei due decreti sulla sicurezza adottati dal precedente governo nel 2018 e 2019, ci fanno ben sperare». È il commento di Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali. «Non saranno i decreti a cambiare le cose né a fermare i viaggi della speranza che spesso diventano viaggi di morte per chi, non avendo altro da rischiare, mette in forse la propria vita per una chance di averne una migliore per sé e per i propri figli. Gli assistenti sociali sono stati sulle banchine dei porti e hanno seguito e seguono bambini stranieri arrivati nel nostro Paese senza niente e nessuno».

Per Gazzi gli articoli approvati «restituiscono umanità a disposizioni che abbiamo criticato e che hanno prodotto più clandestini e derelitti. Purtroppo non basteranno a cancellare le condizioni disumane in cui molti migranti, legali e illegali, vivono e lavorano nella nostra Italia. Per cambiare questo ci vorrà molto di più di una riunione di Cdm, noi facciamo la nostra parte».

Questo articolo di Camilla Canale è liberamente tratto da Redattore Sociale.

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