IMMIGRAZIONE. NEL LAZIO STRANIERI IN CALO PER LA PRIMA VOLTA IN VENT’ANNI

Così il 18mo Rapporto Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio. Demaio: «Dinamicità dalle nuove generazioni e dagli interventi di volontariato, Terzo settore e amministrazioni locali, in attesa di politiche nazionali più aperte, inclusive e coraggiose»

«Nonostante la continua rappresentazione allarmistica dell’immigrazione, i dati della Capitale e del Lazio, al netto degli effetti contrattivi della pandemia, sono sostanzialmente stabili. In questo contesto, interessanti segnali di dinamicità provengono dalle nuove generazioni e dagli ambiti in cui gli immigrati si esprimono con più autonomia – attività d’impresa, invio di rimesse, iniziative culturali e associative –, nonché dagli interventi che volontariato, Terzo settore e amministrazioni locali, ciascuno per la propria parte, contribuiscono insieme ad attuare nell’attesa di politiche nazionali più aperte, inclusive e coraggiose». Lo evidenzia Ginevra Demaio, curatrice del 18° Rapporto Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio, stilato dal Centro Studi e Ricerche Idos e presentato nel pomeriggio di lunedì 10 luglio presso l’Aula Magna dell’Itis “G. Galilei”, a Roma.

Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio: perchè il trend è decrescente

Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel LazioContro ogni sirena di allarmismo, si registra un calo degli stranieri a Roma e nel Lazio per la prima volta negli ultimi 20 anni. «Nel 2021, per la prima volta da quando l’Italia è un Paese di immigrazione, il numero degli stranieri residenti nel Lazio è calato, attestandosi a 618.142 persone, il 10,8% della popolazione complessiva (in Italia 8,5%). La diminuzione è stata di 17.427 unità (-2,7%, in linea con la media nazionale) ed è effetto non solo del cambiamento di metodologia del Censimento, ma soprattutto della riduzione del saldo naturale (differenza tra nati e morti) e del saldo migratorio (differenza tra stranieri in entrata e in uscita dal territorio nazionale), effetti a medio termine della pandemia e delle sue conseguenze, inclusi rallentamenti e difficoltà nel perfezionamento delle pratiche di iscrizione anagrafica dovuti alla ridotta o più difficoltosa operatività degli uffici pubblici», spiega Di Maio. «L’andamento negativo è stato trainato dalla Città metropolitana di Roma, dove i residenti stranieri sono diminuiti di 17.339 unità (-3,4%). Il calo ha coinvolto soprattutto le donne (-13.688), la cui quota sul totale dei residenti stranieri resta però maggioritaria (51,4%). Anche per l’area romana si tratta della prima diminuzione della popolazione straniera dopo oltre 20 anni, durante i quali la crescita era stata ininterrotta e la popolazione straniera era quasi quadruplicata».

Non solo: «Nel Lazio la dinamica naturale ha registrato tra gli stranieri un calo delle nascite (-8,0%; in Italia -4,8%) e un aumento dei decessi (+15,9% e +8,6% in Italia). Il contributo delle donne straniere alla fecondità, che nel 2010 era di circa 90 figli ogni 1.000 donne, nel 2021 è sceso a circa 30 figli, a seguito del progressivo invecchiamento della popolazione straniera, della convergenza dei comportamenti demografici tra stranieri e italiani, delle acquisizioni di cittadinanza italiana». Ma la riduzione di popolazione straniera «è anche dovuta alle acquisizioni di cittadinanza italiana, che nel Lazio nel 2021 sono state 8.843, il 7,3% delle 121.457 registrate in Italia. In regione il fenomeno è in forte aumento (+45,7%) rispetto al 2020 (quando era sceso del 34,2%) ed è dovuto per il 42,3% ai requisiti di residenza e per il 9,6% a matrimonio». I nuovi italiani del Lazio sono originari per il 44% di Romania (13,6%), Albania (11,2%), Bangladesh (10,2%), Brasile (4,8%) ed Egitto (4,0%).

Aumentano i minori stranieri non accompagnati

Tuttavia il Lazio e la Città metropolitana di Roma si confermano in Italia al secondo posto tra le regioni e al primo tra le province. «Nonostante il trend decrescente, il saldo naturale degli stranieri resta positivo anche nel 2021 (+4.059 unità), a differenza di quello degli italiani, diminuito di 30.761 unità. Per l’80,7% i cittadini stranieri della regione si concentrano nella Città metropolitana di Roma (498.958), al cui interno risiedono per il 67,9% nel capoluogo (più di 2 su 3) e per il 32,1% negli altri comuni; la quota residua (119.184 persone) vive nelle altre province: 8,5% in quella di Latina (52.718), 4,8% in quella di Viterbo (29.870), 3,8% nel frusinate (23.377) e 2,1% nel reatino (13.219)». Complessivamente, nel Lazio sono presenti 186 cittadinanze, ma la Romania – con oltre 196mila residenti (+3.490) – rappresenta quasi un terzo degli stranieri (31,8%). Al secondo posto i filippini (-2mila), con una quota del 6,9%, cui seguono bangladesi (6,5%) e indiani (5,1%). Tra i primi 15 gruppi nazionali, oltre ai romeni crescono solo nigeriani e pakistani.

Analisi a parte merita la collettività ucraina, che nel Lazio conta più di 22mila persone (il 9,9% delle presenze in Italia), «un essenziale punto di riferimento per i connazionali in fuga dalla guerra. Infatti il conflitto ha generato «un incremento di minori stranieri non accompagnati nel Lazio: 1.087 a fine 2022, più del doppio del 2021. Il loro arrivo ha determinato un abbassamento dell’età media dei msna (il 20,3% ha meno di 15 anni a fronte dello 0,3% del 2021) e un incremento della quota femminile (dal 3% del totale del 2021 al 15%). L’Ucraina è diventata il primo Paese d’origine di questi minori (453, 41,7%), seguita da Egitto (31,7%), Tunisia (8,7%), Albania (5,2%) e Turchia (2,7%)». Per ulteriori informazioni: idos@dossierimmigrazione.it

 

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