AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO. SERVE UNA NORMATIVA REGIONALE

Criticità dell’amministrazione di sostegno e nuove progettualità in un convegno organizzato a Roma da ARAS, la Rete di solidarietà sociale nata con il supporto di CSV Lazio

Dall’11 novembre 2019 si è costituita, con il supporto del CSV Lazio, la Rete ARAS, Rete di solidarietà sociale tra alcune associazioni di volontariato riguardo l’amministrazione di sostegno. Da un gruppo iniziale di 21 associazioni coinvolte, oggi si contano 31 adesioni. È stato fatto il punto al convegno organizzato presso la Sala Tirreno della Regione Lazio, dal titolo: L’istituto dell’amministrazione di sostegno nel Lazio: dalle criticità attuali ad una nuova progettualità.

Amministrazione di sostegno: tra criticità e obiettivi

La legge n. 6/2004 ha introdotto in Italia l’istituto dell’amministrazione di sostegno, con la nascita di una figura per quelle persone che, per effetto di un’infermità o di una menomazione fisica o psichica, si trovano nell’impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi. «Negli anni a seguire, sono iniziati i primi segnali che qualcosa non sempre funzionava nell’attuazione della legge», spiega Marinella Cornacchia, coordinatrice ARAS. Le associazioni hanno ricevuto sempre più spesso segnalazioni di nomina di amministratori di sostegno anche per persone ancora in grado di gestirsi, a volte addirittura a loro insaputa, senza che venissero attuate verifiche per appurare il loro reale stato di bisogno. Troppe volte, il ruolo veniva affidato non a familiari o persone di fiducia dell’interessato, ma a soggetti esterni. «In diversi casi, l’incarico conferiva (e continua a conferire) poteri assoluti all’amministratore, con poteri simili all’interdizione. Tra i nostri primi obiettivi, vi è stato l’avvio di rapporti istituzionali e di confronto con la Regione Lazio, le Asl, le sedi dei Tribunali e gli enti locali con l’offerta del nostro supporto con azioni di monitoraggio e controllo delle singole situazioni. Soltanto il Tribunale di Roma ha circa 22mila pratiche aperte, che per noi significano 22mila persone da ascoltare e sostenere nei loro bisogni e difficoltà, lo stesso numero di fascicoli iscritti dal 2005 fino al 2016 in tutto il Lazio», continua Cornacchia.
Altri obiettivi della rete sono: la sollecitazione della definizione, da parte della Regione Lazio, di una legge attuativa; la creazione di sportelli di prossimità; lo svolgimento di attività di informazione e formazione alle persone che intendono svolgere o che già svolgono quest’attività. «Il progetto di vita della persona fragile, condiviso, negoziato, chiaro nell’attribuzione delle competenze e delle responsabilità, periodicamente verificato e aggiornato da tutti gli attori in gioco, resta per noi il fondamento essenziale e irrinunciabile dell’Amministratore di Sostegno».

amministrazione di sostegno
«Marinella Cornacchia: Soltanto il Tribunale di Roma ha 22mila pratiche aperte, che per noi significano 22mila persone da ascoltare e sostenere nei loro bisogni e difficoltà»

Progetti personalizzati

«Noi del CSV Lazio abbiamo seguito sin dall’inizio le associazioni che si occupano degli amministratori di sostegno. La rete ARAS si è costituita tre anni fa, ora diamo nuovo impulso al nostro lavoro dopo la pausa forzata per la pandemia. Il lavoro pregevole fatto per promuovere questa figura ha bisogno di una normativa regionale di sostanza, a sostegno di quella nazionale, che avrebbe bisogno di una revisione», dice Renzo Razzano, vice presidente vicario CSV Lazio. «L’amministratore di sostegno è una persona che fa un progetto personalizzato, studia caso per caso: da un lato, tiene conto della persona, dall’altro del contesto familiare e sociale. Aver dato vita a questa rete di associazioni è una delle garanzie della possibilità di avere una progettualità vicina alle comunità di riferimento, siamo impegnati per dare continuità e solidità nel tempo ma gli sforzi non hanno ottenuto i risultati attesi: speriamo che ci sia maggiore attenzione da parte delle istituzioni», conclude Razzano.

Un lavoro sempre più di rete

«È necessario creare un network per mettere insieme tutte le realtà coinvolte. La macchina giudiziaria chiede l’ausilio di tutte le responsabilità», afferma Emilia Fargnoli, Presidente IX Sezione Civile del Tribunale di Roma. «Le criticità sono tante, sono date dai numeri spropositati rispetto alle risorse umane e finanziarie: lavoriamo con una scopertura del personale del 40% e urge un intervento economico. Inoltre, è fondamentale la formazione dei privati e l’informazione delle famiglie. È necessaria una nuova proposta normativa di riforma: per quale motivo i malati di una regione hanno più diritti di chi vive in un’altra regione?», commenta Fargnoli.
«50-60 anni fa la disabilità era nascosta, c’erano i manicomi. Oggi c’è la consapevolezza del bisogno di essere aiutati. E c’è un “faro”: far sì che la complessità dell’amministrazione sia trasparente per il cittadino», spiega Francesco Cottone, Ministero Giustizia Ufficio Regionale Area Predisposizione Interventi. «L’amministrazione comunale è molto impegnata su questa materia. Lavoriamo in maniera molto attiva con il Tribunale Ordinario e il Tribunale dei Minori. Riteniamo gli Uffici di Prossimità una nuova realtà molto importante», dice Giovanni Impagliazzo, Staff dell’Assessore alle Politiche Sociali e alla Salute Barbara Funari.

Il rischio è la disumanizzazione

Un numero elevato di amministrazioni assegnate ad un singolo amministratore di sostegno (si sono contati 50-60 amministrati da un singolo soggetto) comporta il rischio di disumanizzare quest’istituto. «Non so come facciano a seguire così tante persone. Io sono amministratore di sostegno di un ragazzo e in casa ho uno scaffale largo un metro e mezzo pieno di scatoloni con il materiale relativo al mio assistito», racconta Luigi Carotenuto, amministratore di sostegno da tre anni e mezzo. «M. S. vive nella sua casa e ospita da un po’ di tempo un altro ragazzo, suo compagno al centro diurno che frequenta. M. è a piena conoscenza della sua condizione patrimoniale e quando capita che qualcuno gli promette grandi affari con i suoi soldi, gli ho insegnato che deve rispondere: “Sì certo, rivolgetevi al mio amministratore di sostegno”. Ascolto sempre le sue osservazioni, che non sono mai banali, gli parlo fino a condurlo ad una conclusione più vicino alla mia». «Bisogna partire dall’idea che sono gli utenti le persone interessate, torniamo ad usare i corpi intermedi che sono rappresentanti oltre che rappresentativi. È necessario rivedere la legge, la Regione Lazio deve prendersi cura delle fragilità, è importante fare in modo che le famiglie possano dedicarsi ai propri figli anche oltre i propri “desiderata”, dobbiamo lavorare molto al dopo di noi», spiega Umberto Emberti Gialloreti, presidente Consulta Regionale Handicap.

 

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