DALLA GUERRA AL MARE. STORIA DI LEO E DEL SUO INCONTRO CON V
Leo ci racconta il suo incontro con V, bambina ucraina in cura al Bambino Gesù di Roma. «Averla portata a vedere il mare di Ostia è stata la mia gioia più grande da quando sono volontario»
18 Gennaio 2023
«Quanto è distante il mare?», questa è stata la prima domanda fatta da V., 11 anni, a Leo Scagliarini, 67 anni, pensionato e volontario dell’associazione Arcoiris. Arrivata a Roma con la nonna, subito dopo lo scoppio della guerra, è in cura all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.
È un giorno di inizio marzo. Con un’altra volontaria, Leo deve oggi trasferire pazienti e familiari provenienti dall’Ucraina dall’ospedale alla struttura che li accoglie. «Saliamo al reparto di Oncologia al terzo piano, ci aspettano V. e A. con i rispettivi familiari. V. è seduta al mio fianco ed è magrissima, emaciata, con un caldo cappello calato in testa», racconta Leo. «Con l’aiuto del traduttore di Google le chiedo quanti anni ha. Mi risponde con le mani: 11. Mi fa una domanda che non comprendo, sempre con l’aiuto di internet riesco a tradurre: “quanto dista da qui il mare?”. Senza pensarci tanto, con le dita segno un 4 e uno 0. Prontamente lei scrive “40 chilometri” sul suo smartphone. Le mostro una foto del mare di Ostia. I suoi tristi occhi grigi si colorano di azzurro con un piccolo e debole sorriso. Il pallore del suo viso si attenua, al pensiero del mare. È stata una forte emozione, per me. A casa ripenso a V., da una veloce ricerca su internet vedo che Ostia dista 30 chilometri da Roma e non 40. Mi rammarico di aver allontanato di 10 chilometri il mare per questa bambina. Mi riprometto di portarcela, un giorno».
La regina del castello
«Per noi è difficile mantenere rapporti con le persone che conosciamo, tra il loro entrare ed uscire dall’ospedale ed i nostri turni di volontari. Ma V. mi è rimasta nel cuore ed ho mantenuto la promessa con me stesso», racconta Leo, con la voce piena di emozione. Qualche settimana fa ha portato V. e la nonna al mare. «Nella nostra associazione abbiamo Irina, è ucraina ed è un’aspirante volontaria, ha fatto di recente il corso di formazione di Arcoiris e sta facendo il tirocinio. Mi permette di comunicare con V. e con sua nonna. In una bella giornata di sole io, Irina, V. e la nonna, siamo andati al castello di Giulio II di Ostia Antica e ad Ostia Lido. Irina ha preparato dei regalini: degli anelli e una coroncina gialla per incoronare V. regina del castello. Ci ha fatto una visita guidata, Irina è accompagnatrice turistica. Poi siamo andati al mare. Non era la prima volta che V. lo vedeva, aveva visto quello di Odessa. Ma vederlo dopo essere fuggita dalla guerra e aver passato 7 mesi lontano da casa, con continui ricoveri in ospedale, è stato un po’ come vederlo per la prima volta. Ha giocato con la sabbia, con l’acqua, ha cercato le conchiglie. Ci siamo tutti emozionati. Sia lei sia la nonna erano felici. Siamo andati a pranzo e poi le ho riportate in albergo, dove sono ospitate; V. va a curarsi spesso in ospedale, ha ricoveri frequenti. Quella sera mi hanno detto che è stato il giorno più bello da quando sono in Italia e che sono molto grate a me e ad Irina per la gentilezza e l’attenzione. Credo che V. sia orfana, non faccio mai domande, ma non ho mai sentito parlare dei suoi genitori né lei né la nonna».
La forza delle mamme
«Alle persone che hanno bisogno di cure al Bambino Gesù di Roma, ai loro familiari e ai volontari che ne hanno bisogno l’Ospedale, grazie ai contributi della Regione Lazio, della Protezione Civile e di associazioni, offre delle sistemazioni per dormire», afferma Leo. La situazione si è stabilizzata, rispetto a marzo, quando arrivavano pullman pieni di persone ucraine da sistemare, tutti noi volontari dell’ospedale eravamo impegnati nell’emergenza Ucraina. «È stato un periodo molto impegnativo, dovevamo accompagnare molte persone dalle strutture in cui erano ospitate agli ospedali e viceversa, portare loro vestiario e tutto il necessario per vivere, erano tutte fuggite dalla guerra senza nulla».
Leo dal 2009 è volontario all’ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, nel reparto di Broncopneumologia. Dal 2011 è volontario di Arcoiris, associazione nata con lo scopo di aiutare le famiglie dei bambini ricoverati all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. «Noi volontari ci interfacciamo molto con i genitori, è un volontariato un po’ particolare e molto delicato. Molti dei bambini ricoverati sono gravi e non interagiscono. Solitamente, gran parte delle famiglie che seguiamo sono italiane. Al corso di formazione diciamo subito che è difficile fare il volontario in uno dei reparti più gravi di un ospedale pediatrico. Ma più le cose sono difficili e più, da quello che doni, ti torna indietro una grande forza. L’emozione più grande, in tutti questi anni di volontariato, mi arriva sempre dalle mamme: dal loro gestire situazioni difficilissime si assorbe una forza che è assoluta, infinita, incredibile», spiega Leo. «Ci sono diverse fasi della sofferenza: lo shock di sapere che un figlio vivrà poco, l’assorbimento dello shock, il tentativo di reagire, la fase dello stabilizzarsi della situazione. Noi volontari dobbiamo affrontare insieme a loro tutte le fasi: quando entri in una stanza non sai mai se sono in una di quelle fasi, e in quale di esse. Non possiamo chiedere nulla, ovviamente, né riusciamo a rispondere a molte delle domande che ci vengono fatte. Ma anche nei casi più gravi, si crea sempre un cortocircuito di energia tra noi volontari e le mamme».