ROMA, SICUREZZA DEI PARCHI. ECCO PERCHÈ IL VOLONTARIATO RISPONDE

L'Associazione CCC Martiri di Nasiriyha l'anno scorso ha aperto e chiuso i cancelli delle ville. E anche quest'anno ha risposto al bando.

Ha riaperto un dibattito all’interno del mondo del volontariato il cosiddetto bando parchi (determina dirigenziale n. 228 del 9 marzo 2017), pubblicato dal Comune di Roma per selezionare associazioni di volontariato che si occupino di aprire e chiudere gli accessi a ville e parchi della città. Un servizio fortemente richiesto dai cittadini, perché, se lasciati aperti e incustoditi, questi polmoni verdi di notte si popolano di tossicodipendenti, homeless e altre persone fragili che qui trovano rifugio e riparo, con la conseguenza che i “frequentatori diurni” si sentono insicuri e chiedono provvedimenti. Il bando in questione, in realtà, riprende con poche variazioni quello pubblicato nel 2015 dalla giunta Marino.

L’Associazione CCC “Martiri di Nasiriyha” l’anno scorso ha svolto questo servizio in 28 tra parchi e ville della città (che poi sono diventati 31, perché si è assunta la responsabilità di altri tre spazi verdi, al di fuori della convenzione con il Comune di Roma). L’associazione non è nata per questo, ma, spiega il responsabile della comunicazione Sandro Silbi, «Roma ha bisogno di una mano, e noi vogliamo dargliela», valutazione condivisa anche dal Presidente Maggiore Virgilio Spano.

bando parchi
Volontari dell’associaione CCC Martiri di Nasiriya  (foto dal sito dell’associazione)

L’associazione coinvolge 1.500 volontari ed è nata otto anni fa, come Associazione tra Carabinieri in Congedo. Da allora ha prestato i suoi servizi in molti modi: nel 2008 è stata inserita nel Patto per Roma Sicura, stipulato tra Comune di Roma, Provincia, forze dell’ordine, volontariato. Ha collaborato con ATAC attraverso il progetto “Presenza Amica”, per garantire la sicurezza dei passeggeri e degli autisti sugli autobus, ma anche per presenziare le stazioni delle metropolitane. Ha prestato servizio negli assessorati, nelle scuole private, in luoghi di alto valore storico artistico come San Lorenzo in Damaso o il museo Atac di Piazzale Ostiense, molto visitato dalle scolaresche.

Perché abbiamo risposto al bando parchi

La motivazione? «Vogliamo partecipare alla cosa pubblica. Se alcuni spazi sono stati riaperti e restituiti ai cittadini è anche grazie al nostro impegno. Per esempio la Via Alessandrina, nei Fori Imperiali, è rimasta chiusa per 7 anni a causa dell’alto numero di borseggi. Nel periodo in cui l’abbiamo presidiata è stata riaperta al pubblico, e non c’è stata alcuna denuncia ai carabinieri». E questo, naturalmente, vale anche per i parchi.

Una delle obiezioni possibili al bando parchi, è che un compito di questo genere – strutturato, duraturo nel tempo, professionale – travalica il ruolo che dovrebbe avere il volontariato: un ruolo di sussidiarietà rispetto alla Pubblica Amministrazione. In altre parole, c’è il pericolo che il volontariato si sostituisca ad essa. Ma secondo Silbi, non è vero: «non rubiamo il lavoro a nessuno, semplicemente prendiamo atto della situazione. Se vedo una casa che sta bruciando, prendo un secchio e cerco di contribuire a spegnere l’incendio, non sto a farmi troppe domande».

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Roma, Villa Sciarra.

Si potrebbe rispondere che questa dei parchi non è un’emergenza, ma un problema di normale gestione. «Solo che, anche se sembra un gioco di parole, a Roma l’emergenza è endemica. E noi, quando l’istituzione chiama, rispondiamo, come fa il volontariato di protezione civile. I risultati, del resto, si vedono: nel periodo di servizio sugli autobus, c’è stato un aumento del 38% della vendita di biglietti e una diminuzione del 28% delle aggressioni agli autisti, secondo i dai forniti da Atac».

Anche sul piano della sicurezza personale i volontari di “Martiri di Nasiriyha” non hanno timore. «Nei parchi usiamo la macchina con il lampeggiate, al massimo il fischietto, e di solito basta per segnalare che è ora di uscire e far defluire chi si è attardato. D’altra parte noi siamo preparati, abbiamo esperienza e facciamo una formazione specifica, sia su come affrontare le situazioni difficili, sia su come trattare con le persone. E in più portiamo la divisa, che spesso è elemento sufficiente per scoraggiare comportamenti scorretti. Quello che noi ci chiediamo e chiediamo alla città è: che cosa sarebbe Roma se non ci fossero le associazioni, che si fanno carico dei problemi e dei bisogni dei cittadini? Noi non siamo Vip, siamo in un certo senso dei “signor nessuno”, che umilmente, per 365 giorni l’anno, si mettono al servizio della comunità».

La necessità di un confronto

Un’altra obiezione possibile al modo in cui è nato il bando parchi è che il ruolo del volontariato non dovrebbe essere solo quello di “rispondere alla chiamata” delle istituzioni: bisognerebbe mettersi sulla strada della coprogettazione, il che implica un dialogo costruttivo, in cui insieme si individuano bisogni, obiettivi e strategie per raggiungerli. «Questo è vero», ammette Silbi, «e tra l’altro bisognerebbe porsi anche un’altra domanda: i soldi che grazie a noi l’Amministrazione risparmia, come li usa? A che cosa li destina?.

Anche il fatto che per questi servizi vengano fatti bandi al ribasso non è giusto, perché non siamo imprese e perché mettono le associazioni in competizione fra loro. Noi crediamo che sia venuto il momento di accantonare le divisioni tra le associazioni di volontariato e di creare momenti in cui confrontarci per trovare le modalità di una giusta partecipazione. E per poi sederci attorno a un tavolo con la Pubblica Amministrazione, per ricostruire il quadro dei bisogni, delle risorse, delle disponibilità».

Per seguire il dibattito, leggi anche questo articolo: Sicurezza dei parchi a Roma affidata i volontari: questa non è sussidiarietà. 

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