TORNA LO SCIOPERO GENERALE PER IL CLIMA: APPUNTAMENTO VENERDÌ 24

I giovani di Friday for Future, insieme ad altre associazioni e ai cittadini, chiedono ai governi impegni precisi.

di Lucia Aversano

«Il mondo si trova su un sentiero catastrofico verso i 2,7 gradi di riscaldamento». L’allarme è stato lanciato dal Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres, all’indomani della pubblicazione dell’ultimo rapporto della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc). «Il mancato raggiungimento degli obiettivi stabiliti nell’accordo di Parigi», avverte il Segretario, «si misurerà con la massiccia perdita di vite e mezzi di sostentamento.» Infatti il rapporto ha rilevato che siamo ben lontani dagli obiettivi stabiliti dalla Cop 21 e che c’è «un aumento del 16% delle emissioni nel 2030 rispetto ai livelli del 2010».

I dati sono chiari e inconfutabili: il pianeta Terra si sta avvicinando pericolosamente al punto di non ritorno; non si parla più di cambiamento climatico ma di crisi climatica, proprio per sottolineare la matrice antropica del cambiamento in atto.  Il taglio del 45% delle emissioni entro il 2030 è un obiettivo che deve essere raggiunto il prima possibile, perché se è vero che ormai è troppo tardi per evitare i cambiamenti in atto, c’è ancora tempo per evitare il peggio.

Fff: giovani in lotta contro la crisi climatica

«Ogni decimo di grado conta», spiega Alessandro Marconi, attivista di Friday for Future, nonché tra gli organizzatori dello sciopero globale che si svolgerà – sotto lo slogan “Salvare il futuro non ha prezzo” – tra le tante città d’Italia e del mondo anche a Roma venerdì 24, e che partirà da Piazza Vittorio alle 9:30.

Il Movimento ambientalista Friday for Future nasce sull’onda delle proteste della giovane Greta Thunberg in Svezia (ne abbiamo parlato qui). I suoi scioperi del venerdì, iniziati nel 2018, hanno ispirato studenti e studentesse di tutto il mondo, fino ad arrivare alla fine del 2019 a essere presenti in 2400 città di 157 paesi.

fridays for future
Roma, 2019: un Friday for future

Dopo un anno senza scioperi causa Covid, i giovani ritorneranno in piazza, per chiedere una rapida azione per il clima da parte dei leader mondiali e soprattutto ai leader del Nord del mondo. La data non è casuale, ma attentamente scelta in quanto precede di pochi giorni l’inizio del pre-Cop26, che si terrà a Milano dal 29 settembre al 2 ottobre, e che a sua volta precede la Cop26 che si terrà a Glasgow agli inizi di Novembre. Inoltre il G20 italiano non è ancora concluso e sono proprio i Grandi 20, i Paesi che producono l’80% delle emissioni globali, e quelli che rischiano di far sballare il carbon budget (la quantità di co2 che l’umanità può ancora emettere per contenere il riscaldamento a +1,5 gradi).

«Questo è veramente l’anno», continua Alessandro che, nonostante la giovane età, ha una lucidità e una consapevolezza da far invidia a tanti adulti, «in cui abbiamo la possibilità di applicare delle politiche radicali e vincolanti per evitare l’aumento delle temperature e il riscaldamento climatico. Abbiamo le possibilità e gli strumenti legislativi per farlo, ma c’è bisogno di sensibilizzare l’opinione pubblica e di far vedere alla politica che questo è quello di cui le persone hanno bisogno e quello che chiedono.»

Contenere il riscaldamento: difficile ma non impossibile

Il sesto rapporto dell’Ipcc, uscito ad agosto 2021, ha rilevato cambiamenti climatici in atto in tutte le regioni del pianeta e ha sottolineato che «molti di questi cambiamenti sono senza precedenti in migliaia, se non centinaia di migliaia di anni, e alcuni tra quelli che sono già in atto (come il continuo aumento del livello del mare) sono irreversibili in centinaia o migliaia di anni.»

Per Alessandro quest’ultimo rapporto del foro scientifico delle Nazioni Unite, che si occupa di cambiamenti climatici, «è fondamentale per moltissime ragioni: intanto mette una pietra sopra tutte quelle persone che ancora pensano che sia realistico, nel 2021, parlare di negazionismo climatico: è ormai una posizione assolutamente insostenibile; inoltre il rapporto ha reso l’idea dell’importanza di un acceleramento immediato. Detto ciò bisogna stare attenti a non fare l’errore che o restiamo entro 1,5 gradi o niente. Al momento le prospettive per restare sotto 1,5 gradi sono davvero difficili, non è impossibile ma c’è davvero bisogno di un impegno mondiale molto serio. Non bisogna dar retta dunque a chi dice che ormai è troppo tardi, perché la verità è che ogni decimo di grado conta. Esiste una differenza gigantesca tra 1,4 gradi e 1,5 e c’è altrettanta differenza tra 1,5 e 1,6. Il clima è un sistema complesso ogni frazione di grado conta nelle probabilità di raggiungere o meno il tipping point, in quanto si intensificheranno gli eventi estremi e ciò che ne consegue».

La politica e i cambiamenti climatici

Proprio perché complesso, il sistema clima è influenzato da più fattori, che dipendono solo in minima parte dalle azioni personali come ad esempio il riciclo, l’utilizzo di sostituti della plastica o l’attenzione al consumo dell’acqua o della carne. I giovani di Friday for Future sono ben consapevoli che le azioni personali sono importanti ma allo stesso tempo non bastano perché la crisi climatica è la loro Grande Crisi e di conseguenza sono consci di quanto essa sia «uno dei più grandi temi della politica.»

Il corteo di Roma partirà da Piazza Vittorio Emanuele II alle 9:30 e si dirigerà a Piazza della Repubblica dove diversi attivisti, tra cui Mapa (Most affected people and areas), Blm (Black lives matter) e altre associazioni faranno degli interventi.

TORNA LO SCIOPERO GENERALE PER IL CLIMA: APPUNTAMENTO VENERDÌ 24

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