CATTEDRA DELL’ACCOGLIENZA. RILEGGERE LA VULNERABILITÀ
Si è appena conclusa l’edizione 2024 de La Cattedra dell’accoglienza, dedicata a vulnerabilità, nuove povertà, inclusione. Sfide urgenti per le comunità
07 Marzo 2024
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Quante parole può contenere il termine vulnerabilità? Ali, abilità, libertà, vela, aria, realtà, vita, nubi… e molte altre ancora. Non è solo un esercizio di stile, ma l’idea che sia una parola polisemantica e che troppo spesso abbiamo letto solo nella sua accezione negativa. Lo sforzo della Cattedra dell’accoglienza nell’edizione 2024 è stato in sintesi proprio questo: rileggere la categoria della vulnerabilità con occhi nuovi e parole nuove. La Cattedra dell’accoglienza nasce nel 2022 dall’intuizione delle sorelle della Fraterna Domus per promuovere la cultura della solidarietà e l’arte dell’incontro e del dialogo attraverso momenti formativi. Alla Cattedra aderiscono numerose realtà: Cnca, Auxilium, Sant’Egidio, Acli, Associazione comunità Papa Giovanni XXIII, Azione cattolica italiana, Missionari Vincenziani, Fondazione Migrantes, Istituto Tevere, Opera di religione monsignor Gioacchino di Leo, Congregazione dei Rogazionisti, Fondazione San Vito e anche CSV Lazio.
La Cattedra dell’accoglienza: vulnerabilità e vulneranza
La Cattedra del 2023 aveva studiato la dimensione fondamentale dell’accoglienza, mentre l’edizione del 2024 – che si è svolta dal 27 febbraio al 1°marzo a Sacrofano (Roma) – ha inteso affrontare il tema della vulnerabilità e delle nuove povertà come sfida urgente per le comunità. La vulnerabilità, intesa solitamente come fattore negativo, può invece essere fonte di fraternità abbattendo il muro dell’indifferenza. Una sfida anche per la politica, ha ricordato ai partecipanti Rosy Bindi, già Ministro della Repubblica Italiana: «Oggi democrazia e politica hanno perso la forza di regolare i processi economici», ha spiegato, «il compito della politica è invece proprio quello di creare condizioni perché gli ultimi non lo siano, i deboli siano protetti, i forti regolati». Ma il termine vulnerabilità interroga anche le comunità ecclesiali. Lo ha evidenziato il Cardinale Michael Czerny, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, definendo la vulnerabilità come un «santuario, uno spazio santo in cui si gioca la scommessa dell’autenticità cristiana». Luciano Manicardi, monaco di Bose, ha ricordato che «anche le comunità sono vulnerabili, al tempo stesso capaci di curare ma anche di produrre ferite. Per questo dobbiamo introdurre anche il termine vulneranza: un concetto che pone l’attenzione sui contesti in cui gli abusi si sviluppano, perché solo riconoscendo i nostri limiti potremo ricreare una vera relazionalità accogliente».
Inclusione e coesione
Non solo conferenze e testimonianze ma anche occasioni di riflessione attraverso libri e film. La prima serata della Cattedra è stata infatti dedicata alla proiezione del film Io capitano di Matteo Garrone. Il regista, insieme a uno dei protagonisti del film Mamadou Kouassi in collegamento da Los Angeles, ha dialogato con i partecipanti e con padre Antonio Spadaro. Molto emozionante anche l’incontro con don Luigi Verdi, fondatore della comunità di Romena, che ha presentato il libro scritto a quattro mani con Simone Cristicchi: Le poche cose che contano. Dieci parole per il futuro che don Luigi ha consegnato ai partecipanti della Cattedra: coraggio, umiltà, creatività, dignità, fragilità, fedeltà, perdono, bellezza, gioia, amore/tenerezza. Ha infinite toccato il cuore di tanti il racconto di Francesca Fialdini, autrice insieme a Leonardo Mendolicchio del libro “Nella tana del coniglio” e conduttrice della docuserie di Rai3 “Fame d’amore”: storie di adolescenti che non si riconoscono nei loro corpi e sviluppano disturbi alimentari o forme di autolesionismo. Un tema di grande attualità, sintomo della fragilità e solitudine di una generazione. Tra gli argomenti al centro della Cattedra 2024 anche il concetto di inclusione, ripreso nel suo intervento dal Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin che lo ha accostato all’idea di coesione. Un termine ancora più forte e specifico perché, secondo il Cardinale, solo attraverso una rinnovata coesione sociale e processi di fratellanza e riconciliazione potremo percorrere la via della pace, oggi così drammaticamente urgente.
Tutti devono sentirsi vulnerabili
L’esito dei lavori di queste giornate è confluito, infine, nell’Udienza privata dei partecipanti alla Cattedra con Papa Francesco. Il Papa, indebolito da un’influenza ma non per questo meno deciso ed efficace, ha sottolineato come tutti debbano sentirsi vulnerabili: «Per accogliere i fratelli e le sorelle vulnerabili bisogna che io mi senta vulnerabile e accolto come tale da Cristo. Sempre Lui ci precede: si è fatto vulnerabile, fino alla Passione; ha accolto la nostra fragilità perché, grazie a Lui, noi possiamo fare altrettanto». E ha così concluso: «Le persone vulnerabili, incontrate e accolte con la grazia di Cristo e con il suo stile, possono essere una presenza di Vangelo nella comunità credente e nella società». Parole del Papa che, come spesso accade, non restano teoria ma si trasformano in gesti concreti. Papa Francesco durante l’Udienza ha infatti stretto le mani non solo degli organizzatori e degli operatori dell’accoglienza che hanno partecipato al Convegno, ma anche di alcuni detenuti in permesso speciale. Un gesto che diventa segno e fonte di grande ispirazione e speranza per tutti. Dalla vulnerabilità nascono nuove ali di libertà.