IL CICLOTURISMO È CULTURALMENTE COLLETTIVO. E LA NATURA RINGRAZIA

Un nuovo modo di pensare e vivere il turismo alla scoperta dei nostri territori. Il cicloturismo è in crescita, occasione di movimento e comunità. Tanti gli appuntamenti proposti dalle associazioni sportive

Non è solo una passeggiata in bicicletta. Il cicloturismo è un nuovo modo di fare le vacanze nel rispetto dei territori, immergendosi nella natura e riscoprendo al tempo stesso borghi e angoli nascosti. Il cicloturismo ti mette in moto una pedalata alla volta, è attività fisica individuale e al tempo stesso “culturalmente collettiva”, con notevoli ricadute sociali e di aggregazione per le persone che prendono parte al viaggio, oltre a rappresentare un’interessante chiave di rilancio per le economie locali. Gli esperti lo chiamano – non a caso – “turismo leggero” perché il suo impatto in termini ambientali (spazio e soprattutto inquinamento) è minimo, con un peso decisamente “soft” anche per il portafoglio.

Cicloturismo: sempre più nazional-popolare

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Dal 2019 al 2022 la presenza di cicloturisti in Italia è più che raddoppiata: erano 4 milioni nel 2019 e sono saliti a 9 milioni nel 2022

I dati dimostrano come il fenomeno sia costantemente in crescita. Secondo le recenti stime dell’Osservatorio sull’Economia del Turismo delle Camere di Commercio ISNART, nel 2022 il cicloturismo ha generato 33 milioni di presenze, pari al 4,3% di quelle totali in Italia. I cicloturisti preferiscono perdersi nel verde del Nord Italia e, in particolare, in Trentino Alto-Adige, meta preferita anche per la presenza massiccia di piste ciclabili. Anche il Sud, però, attrae sempre più appassionati: il 18% dei flussi passa per il Mezzogiorno. L’impatto economico diretto di questo movimento sempre più nazional-popolare è pari a 7,4 miliardi. L’Oscar italiano del cicloturismo, che annualmente premia le ciclovie delle regioni che promuovono la vacanza su due ruote con servizi mirati al turismo lento, è stato vinto a giugno 2023 dalla Toscana con il suo “Ciclopedonale Puccini” che attraversa la Versilia partendo da Lucca, raccontando la vita e i luoghi del famoso compositore; al secondo posto la Sicilia con “Sicily Divide”; terzo il Veneto con “Ciclabile Treviso-Ostiglia”. Il Premio Stampa e Comunicazione è andato all’Emilia Romagna per la “Ciclovia della Food Valley” mentre la menzione speciale di Legambiente è stata assegnata alla Regione Abruzzo per “Il cammino d’Abruzzo”. Dal 2019 al 2022 la presenza di cicloturisti in Italia è più che raddoppiata: erano 4 milioni nel 2019 e sono saliti a 9 milioni nel 2022, anno nel quale si stima che questa categoria abbia speso oltre 1 miliardo di euro tra una pedalata e l’altra. Il rapporto “Ecosistema della Bicicletta”, prodotto da Banca Ifis, ha evidenziato la durata media della vacanza cicloturistica sia di 11 giorni. In questo arco temporale traggono solitamente i benefici maggiori i tour operator (ricavi a +15%), le strutture ricettive (incassi di 1,4 miliardi di euro nel 2022), il settore della ristorazione (800 milione) e dell’abbigliamento (500 milioni) e l’attività legate al divertimento, allo spettacolo e al tempo libero (il cosiddetto “leisure” vale 300 milioni). A pesare sullo sviluppo futuro del comparto nei prossimi anni, spiegano gli analisti, saranno soprattutto tre tendenze: l’aumento della produzione di e-bike, l’aumento delle ciclovie (lo chiedono il 45% dei cicloturisti interpellati da una ricerca) e l’aumento dell’organizzazione dei tour di gruppo (richiesti dal 71% degli stranieri). I motivi degli incrementi da record sono rintracciabili invece in questioni fisiche, ludiche e sociali: visitare luoghi in sella permette di fare sport all’aria aperta, magari coinvolgendo l’intera famiglia, senza particolari selezioni fisiche (si pedala con le proprie forze e secondo i propri ritmi) e con la possibilità di svolgere attività turistica con una “velocità” consona (in macchina si va troppo rapidamente, a piedi troppo lentamente).

Tante iniziative, da nord a sud

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Il cicloturismo, attivatore dell’uso quotidiano della bici, è una forma di turismo educata, contrariamente all’alto livello di inquinamento del turismo tradizionale

Sport Emotion, associazione sportiva dilettantistica specializzata nel settore, da diversi anni organizza eventi come la Cicloturistica della Castagna, passata dai 45 partecipanti della prima edizione agli oltre 900 della dodicesima (il 22 ottobre). È una manifestazione non competitiva per appassionati della moutain bike con 3 percorsi per adatti ad ogni preparazione atletica (15, 30 e 40 km) che partendo da Sante Marie, in provincia de L’Aquila, si addentrano nella Valle Macina, nei Castagneti di Castel Vecchio, percorrendo antiche strade come la Reate (Rieti) e l’Alba-Fucens di epoca preromana (visibile con muri a secco in opera poligonale), ampi tratti del Sentiero dei Briganti e del Sentiero Corradino e diversi borghi medievali. Questo evento è un modello di come, oggi, possa svilupparsi un evento di cicloturismo: si pedala ma si può fare anche trekking, visitare musei, affidare i ragazzi dagli 8 ai 13 anni a istruttori qualificati, fermarsi per ristori, pasti e persino farsi la doccia prima di ripartire. Ogni fine settimana, da nord a sud, proliferano eventi di questa portata. E alcuni tra questi, nel centro Italia, sono organizzati dal circuito MTB Tour, che si definisce come «un progetto di promozione e condivisione di eventi cicloturistici formato da una serie di manifestazioni sportive non competitive che consistono in pedalate ecologiche prevalentemente su strade e sentieri sterrati del centro Italia». Per gli appassionati, «pedalare ad andatura tranquilla» per poter ammirare paesaggi e culture rappresenta «un connubio perfetto tra territorio, cultura, gastronomia, divertimento e attività fisica». Esistono infatti varie tipologie di cicloturismo: da quello naturalistico che porta alla scoperta di fauna e flora a quello culturale che si concentra su centri storici, borghi e siti archeologici, fino ad arrivare una forma enogastronomica dedicata alla ricerca dei sapori e degli odori di un luogo, tra vigneti, oliveti e laboratori artigianali, fino ad arrivare a un cicloturismo sportivo che affianca l’uso della bicicletta ad altre attività outdoor come la corsa o l’arrampicata. Di sicuro il cicloturismo – dotato anche di un importante principio “attivatore”, poiché al ritorno da una ciclovacanza molti iniziano a usare la bici anche per gli spostamenti quotidiani – è una forma di turismo educata, contrariamente all’alto livello di inquinamento generato dal turismo tradizionale. Secondo il report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) i turisti provocano il 2% delle emissioni di biossido di carbonio. Non è solo il viaggio a fare la differenza. I trasporti, l’alloggio, i pasti, la produzione di rifiuti (il 14% di tutti i rifiuti solidi globali è prodotto ogni anno dall’industria turistica) e tante altre azioni possono creare danni irreparabili in certi luoghi. Per ogni pedalata umana, invece, la natura respira una boccata d’ossigeno.

 

IL CICLOTURISMO È CULTURALMENTE COLLETTIVO. E LA NATURA RINGRAZIA

IL CICLOTURISMO È CULTURALMENTE COLLETTIVO. E LA NATURA RINGRAZIA