CONFERENZA PER IL FUTURO DELL’EUROPA: I POVERI CHE NE SANNO?

Si discute dei diritti sociali nel Futuro dell’Europa, ma il primo è l'accesso all'informazione, anche per chi vive in condizione di povertà

Uno degli strumenti per una cittadinanza consapevole è l’accesso alle informazioni per tutti/e, che consente ai cittadini di essere presenti nell’attività lavorativa e accedere ai servizi universali sociali e sanitari.

Già il Trattato di Nizza, nel 2000, poneva 4 obiettivi fondamentali da raggiungere, tra cui “promuovere la partecipazione all’occupazione e l’accesso di tutti alle risorse, ai beni e ai servizi” e “mobilitare tutte le parti interessate”. Cosa si intendeva?

L’informazione e la partecipazione

Perché si possa dire “essere partecipi” è necessario “sapere” cosa significa partecipare: essere informati, conoscere cosa accade intorno a noi, a cosa abbiamo diritto e cosa è nostro dovere fare. Solo così possiamo dire “partecipo alla vita del mio paese perché so di cosa ha bisogno e di cosa io, in quanto cittadino/a, persona che vi risiede, posso fare e cosa posso ricevere dallo Stato e cosa richiedere. In altre parole, si parla di avere il diritto a… e il dovere di…

Mobilitare tutte le parti interessate, significava e significa tutt’oggi dialogo sociale tra istituzioni e parti sociali, sindacati e organizzazioni dei datori di lavoro, e dialogo civile tra istituzioni e organizzazioni del volontariato, dell’associazionismo, della società civile organizzata quindi.

Ebbene, se consideriamo questi 2 obiettivi, possiamo dire che la Conferenza sul Futuro dell’Europa non sta arrivando al grande pubblico (questa è la piattaforma per partecipare), men che meno alle persone in povertà, ai giovani che non lavorano, non studiano, a chi è lontano dal mondo del lavoro, alle “famiglie quasi senza lavoro”, come si dice da quest’anno. Questa Conferenza è lontana dalla vita reale delle persone, senza distinzione alcuna.

Ci domandiamo: si può costruire un’opinione pubblica senza un’adeguata informazione a tutti i livelli, a partire dai Media generalisti? Sicuramente no.

I poveri per il futuro dell’Europa

Iniziamo col dire che il 9 maggio scorso, Festa dell’Europa, al Parlamento europeo di Strasburgo si è tenuta una inaugurazione solenne della Conferenza, cui ne seguirà un’altra il 19 giugno con le istituzioni nazionali ed europee. Chi era a conoscenza di ciò? Sicuramente chi lavora ad alto livello, quelle organizzazioni della società civile che “parlano da Bruxelles a Bruxelles”, cui spetta il compito di rivolgersi al proprio pubblico associato negli stati membri, ma ancora lontane dai cittadini per la costruzione di una opinione pubblica consapevole.

Molto lontano anche rispetto ai presupposti iniziali fissati nel 2019 per la Conferenza: una equa partecipazione della società civile e delle istituzioni. Così, di fatto, non è.

Se c’è chi può contribuire con suggerimenti che provengano da singoli o da associazioni, allora lo si faccia anche su come formare un’opinione pubblica che includa anche le persone in povertà, i giovani Neet, le famiglie e le donne quasi senza lavoro.

Così come i cittadini non poveri non sono emotivamente coinvolti nella Conferenza sul Futuro dell’Europa, a maggior ragione non lo possono essere coloro che vivono una condizione di esclusione sociale, non perché disinteressati, ma perché non arrivano alle informazioni, o meglio l’informazione non arriva a tutti, men che meno alle Pep (People Experiencing Poverty).

I gruppi nazionali delle People Experiencing Poverty dovrebbero essere i primi ad essere chiamati ad intervenire nella Conferenza e nelle Piattaforme nazionali, ma così non è.

A queste persone chiederemmo: cosa pensate del Futuro dell’Europa? e soprattutto cosa pensate di questa Europa?

Leggi anche IL FUTURO DELL’EUROPA SI COSTRUISCE INSIEME. OGGI (retisolidali.it)

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