OLTRE 3 MILIONI GLI ITALIANI CON DISABILITÀ. E SONO ANCORA DISCRIMINATI

"Conoscere il mondo della disabilità" è il primo rapporto realizzato da Istat. Ecco i dati e i problemi che pongono

In Italia le persone che, a causa di problemi di salute, soffrono di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali sono il 5,2% della popolazione, 3 milioni 100 mila persone. Sono quasi un milione e mezzo gli ultra settantacinquenni in condizione di disabilità, dei quali 990 mila sono donne. Sono i dati del Rapporto dell’Istat “Conoscere il mondo della disabilità”, presentato in un incontro organizzato insieme al Cip, Comitato Italiano Paralimpico, e all’Inail, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità.

Un appuntamento importante perché, ha detto Mattarella, «Disporre di dati scientificamente asseverati sui vari profili della disabilità è molto importante anche per le istituzioni, per poter avviare delle politiche. Il problema della disabilità non è un problema di assistenza ma soprattutto di sostegno, di interventi per consentire un’opportunità. Il nostro paese ha un giacimento di energie e di contributi di cui si priva».

 

ISTRUZIONE E LAVORO. «Lo scopo del Rapporto “Conoscere il mondo della disabilità” è fornire un quadro delle condizioni delle persone con disabilità e delle loro famiglie nel nostro Paese», ha detto Maurizio Franzini, Consigliere Istat.
Il quadro che emerge è allarmante. Il 27% delle persone con disabilità vive in solitudine, 1 milione 400mila persone non sono autonome nelle attività elementari, sono in difficoltà soprattutto le donne. Le famiglie con almeno una persona con limitazioni gravi sono circa 2 milioni 300mila. Le persone che riferiscono di essere in cattive condizioni di salute sono il 61% delle persone disabili, rispetto allo 0,6% del resto della popolazione.

Sulla base dei dati, l’obiettivo di assicurare condizioni di pari opportunità ai disabili nell’istruzione è lontano dall’essere raggiunto, nonostante qualche miglioramento registrato, ad esempio, nel numero degli alunni con disabilità nella scuola italiana, che sono passati da poco più di 174mila iscritti nell’anno scolastico 2007/2008 a quasi 246mila lo scorso anno. Le persone disabili con almeno il diploma superiore sono il 30,1 % degli uomini (rispetto al 55,1% del resto della popolazione) e il 19,3% delle donne (a fronte del 56,5% del resto delle donne); il 17,1% delle donne e il 9,8% degli uomini con disabilità non hanno titolo di studio. Carenze molto preoccupanti riguardano l’accessibilità degli edifici scolastici, solo il 31,5% delle scuole ha abbattuto le barriere fisiche e il 17, 5 % quelle senso-percettive.
In Italia, norme indirizzate a favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità esistono da tempo, ad esempio la legge n.68 del 1999 ha introdotto l’istituto del collocamento mirato, ma resta comunque rilevante lo svantaggio, nel mercato del lavoro, delle persone con disabilità. Gli occupati sono solo il 31,3% delle persone con disabilità (rispetto al 57,8% del resto della popolazione), sono in cerca di occupazione il 18,1% delle persone disabili.
Per quanto riguarda le relazioni interpersonali, è evidente la presenza di una rete di supporto formata da amici, parenti o conoscenti alle quali rivolgersi, ma 600mila persone con disabilità vivono in grave isolamento e non hanno nessuno a cui rivolgersi in caso di necessità.

 

disabili e sportVITA QUOTIDIANA E SPORT. Tra i disabili con limitazioni gravi, quelle che esprimono un’elevata soddisfazione per la propria vita sono solo il 19,2%, rispetto al 44,5% del resto della popolazione. La qualità di vita delle persone disabili dipende dal livello di attività e di partecipazione nella loro vita quotidiana. Ma anche per quanto riguarda il tempo libero, gli edifici italiani mostrano i loro “limiti”: solo il 37,5% dei musei può ricevere persone con disabilità.
Il 50% delle persone disabili legge almeno 4 libri l’anno. Per le persone con limitazioni gravi, l’effetto positivo della partecipazione culturale è superiore a quello registrato nel resto della popolazione e anche la pratica sportiva aumenta la qualità delle relazioni sociali e del tempo libero in misura maggiore tra le persone con limitazioni gravi rispetto al resto degli italiani. Solo il 9,1% delle persone disabili svolge attività sportiva, rispetto al 36,6% del resto della popolazione. «Il mondo dello sport in qualche modo ha aiutato la presentazione del Rapporto”Conoscere il mondo della disabilità”oggi», ha spiegato Luca Pancalli, presidente Comitato Paralimpico Italiano. «L’Italia deve diventare sempre più rispettoso delle persone con disabilità, portatrici di diritti in un Paese, che ha dimostrato negli anni di guardare con grande attenzione alle politiche che possano garantire la necessaria assistenza delle persone disabili. Il Paese cresce se migliora la qualità di vita delle persone con disabilità, serve una centralità di governo, di sistema».

Insieme a “Conoscere il mondo della disabilità”, è stata presentata anche la pubblicazione “Storie e testimonianze dal mondo dello sport paralimpico. Conoscere la disabilità”, realizzato da Istat in collaborazione con Comitato Paralimpico Italiano e Inail. Contiene le testimonianze di atleti paralimpici, scrittori, giornalisti con al centro lo sport. «Nel mio percorso lavorativo la disabilità è stata senza dubbio un ostacolo. Una condizione aggravata dall’essere una donna. Sono consapevole di aver scelto una professione non canonica per chi lavora in carrozzina», ha scritto Elisabetta Mijno, campionessa di Para-Archery e chirurgo ortopedico, che all’età di 5 anni, in seguito a un incidente stradale diventò paraplegica. «Una professione spesso esercitata in contesti in cui albergano ancora molti preconcetti. Un ambiente di lavoro prevalentemente al maschile dove, purtroppo, è raro vedere un professionista, e men che meno una professionista, con disabilità. La disabilità e i pregiudizi, però, non hanno mai indebolito la mia determinazione, né portato lontano dai miei obiettivi. Di fronte alle prime difficoltà, alcuni colleghi mi consigliarono di fare altro. Non mi sono fermata davanti a nulla. Oggi continuo il mio percorso con soddisfazione e pratico sport a livello internazionale con ottimi risultati».
«Molte volte si pensa al disabile come ad una persona che ha il problema delle barriere architettoniche. In realtà ci sono tante disabilità, spesso le barriere sono psicologiche, la gente non sa come aiutare le persone disabili», ha detto Giulia Ghiretti, ambasciatrice dello sport paralimpico. «Mi sono fatta male durante un allenamento di trampolino elastico e sono su una sedia a rotelle. Ho scelto di nuotare, lo sport ti dà quelle sensazioni che non trovi da nessun’altra parte. Nella vita essere squadra è fondamentale per condividere le gioie e per sostenersi. Non si va da nessuna parte se non si è parte di una squadra».

 

Piano sociale regionale
Roma. Una manifestazione di qualche anno fa

IL WELFARE. Dal rapporto “Conoscere il mondo della disabilità” emerge chiaramente che la presenza di una persona con disabilità incide fortemente sulle condizioni economiche e sugli stili di vita della famiglia. Il 50% di coloro che percepiscono soltanto la pensione di disabilità riceve meno di 515 euro lordi al mese, oltre il 43% dichiara di avere difficoltà ad arrivare a fine mese. Il reddito annuo medio è di 17.476 euro, inferiore del 7,8 % a quello medio nazionale. Nel nostro Paese i trasferimenti monetari rappresentano la forma prevalente di intervento del welfare: i trasferimenti assistenziali sono 23 miliardi e quelli previdenziali 14 miliardi.
«Occorre uno sforzo per fare in modo che sia sempre più contenuto il ‘rischio di cadere in disabilità’», ha detto a Reti Solidali il professor Maurizio Franzini. «Da questo Rapporto emergono soprattutto due differenze. Una riguarda le persone con disabilità rispetto alla media della popolazione italiana: bisogna superare il gap di questi due mondi, fare in modo che si avvicinino sempre di più. Per gli aspetti territoriali, l’Italia è molto diversa da regione a regione sotto tanti punti di vista e con questa ricerca abbiamo un’ulteriore conferma di questa criticità. Ancora una volta, cogliamo che, anche nella disabilità, gli elementi più problematici sono nelle aree del Mezzogiorno, nel tenere un livello adeguato di qualità della vita e nel cercare di risolvere le difficoltà. È un altro degli elementi da assumere per capire se, intervenendo, la situazione possa migliorare: è chiaro che l’obiettivo è quello di dare a tutte le persone disabili, da Nord a Sud, le stesse condizioni di vita».
La “geografia della disabilità” vede al primo posto le Isole, con un’incidenza del 6,3%, contro il 4,8% (il valore più basso) del Nord. Nel Lazio l’incidenza è del 5,1% circa, con il 4,1% di uomini e il 6,2% delle donne.

Il video dell’intervento del presidente Sergio Mattarella si può vedere qui: https://www.quirinale.it/elementi/42275

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