LA PRESA DELLA BATTIGIA: PERCHÉ IL MARE È DI TUTTI

Il 60% delle spiagge libere, controlli diffusi e concessioni ai privati solo in via eccezionale. Queste le richieste del Coordinamento Nazionale Mare Libero che, il 14 luglio, ha indetto una manifestazione di protesta in diversi stabilimenti della penisola, per ribadire che il mare è di tutti.

Il mare da bene pubblico a bene di lusso. Sebbene in Italia il territorio costiero sia lungo circa 8000 km, fare un bagno in libertà, specie in alcune regioni, è sempre più difficile. Per questo il Coordinamento Nazionale Mare Libero ha indetto una manifestazione, il 14 luglio, dal titolo emblematico e che richiama la festa francese che ricade lo stesso giorno: la Presa della Battigia. I comitati e le associazioni per la tutela del mare di Genova, Rimini, Viareggio, Napoli, Salerno, Roma e altre località marittime si sono dati appuntamento presso gli stabilimenti balneari dei propri Comuni per dimostrare che il mare deve essere accessibile a tutti.

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Danilo Ruggiero: «Il mare è un bene pubblico, e tutti devono poter accedere liberamente e gratuitamente»

Una situazione fuori controllo

Quanto sia grave la situazione dell’accesso libero alle spiagge può essere riassunto con due incresciosi episodi accaduti nei giorni scorsi. Si riferiscono a Ostia, ma numerose sono le denunce da parte dei cittadini di tutta Italia cui è stato impedito l’accesso al mare in questi anni, o finanche perquisiti dagli operatori degli stabilimenti per controllare se avessero cibo con loro. Tornando a Ostia, il primo episodio riguarda direttamente l’associazione Mare Libero. Qualche settimana fa, sei attivisti hanno provato ad accedere alla spiaggia attraverso uno stabilimento privato. È stato chiesto loro di pagare l’ingresso e, al loro rifiuto, sono stati aggrediti fisicamente. «Il tutto sotto gli occhi dei vigili» sottolineano gli attivisti, evidenziando come la cultura privatistica della spiaggia sia ancora estremamente radicata. Si ricorda, per chi ancora non lo sapesse, che l’accesso al mare deve essere sempre gratuito, sebbene la prassi degli ultimi anni è andata nella direzione opposta. Il secondo episodio, ha avuto invece come protagonista un gruppo di turisti «probabilmente inglesi» raccontano gli attivisti, che sono stati letteralmente cacciati dalla spiaggia, dal bagnino di uno dei numerosi stabilimenti del mare di Ostia. «Un danno d’immagine non indifferente per il turismo italiano», visto che in nessun altro paese europeo la privatizzazione delle spiagge raggiunge i livelli allarmanti che si registrano in Italia.

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In Italia, non esiste una legge nazionale che disciplini le concessioni, e sono le Regioni a legiferare in materia.

Una lenta presa di coscienza

Quella di quest’anno, è la quarta edizione della Presa della Battigia. E anno dopo anno, sta aumentando il numero di persone che prendono consapevolezza dell’importanza dell’accesso libero e gratuito alla spiaggia. «Gli eventi degli ultimi anni, come l’emergenza Covid, hanno reso le persone più consapevoli dei loro diritti. Durante l’emergenza infatti, le spiagge libere hanno visto il contingentamento delle presenze per motivi di distanziamento, e le persone si sono rese conto che, per andare al mare in tranquillità, bisogna pagare. Questo è profondamente sbagliato perché il mare è un bene pubblico, e tutti devono poter accedere liberamente e gratuitamente», come ha spiegato Danilo Ruggiero dell’Associazione Mare Libero. Non solo il Covid, anche il recente dibattito sollevato dalla direttiva europea Bolkestein ha puntato i riflettori sulla condizione delle coste italiane. Gioielli naturali di proprietà del demanio che di fatto sono stati trasformati in veri e propri Resort di lusso in mano ai privati. Complici le concessioni fatte, dagli anni ’90 in poi, sempre agli stessi soggetti privati. Con la Bolkestein il sistema di messa a bando delle concessioni verrà cambiato: «laddove le amministrazioni decidano di dare spiagge in concessione (perché non c’è nessun obbligo in questo senso per le amministrazioni) dovranno essere attivate delle procedure pubbliche e non più, come oggi accade, concessioni rinnovate o prorogate sempre agli stessi soggetti.»

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Le associazioni chiedono il 60% delle spiagge libere, controlli diffusi e concessioni ai privati solo in via eccezionale

Mare libero: cosa chiedono le associazioni e i cittadini

Il Governo, per adeguarsi alla direttiva europea, ha promesso dei decreti per svolgere le gare di messa a bando delle concessioni che tengano conto anche di un equilibrio tra spiagge libere e spiagge in concessione. «Purtroppo la percentuale di spiagge libere non è stata ancora specificata, ma noi auspichiamo un modello che riprenda quello pugliese, dove la percentuale data in concessione ai privati non supera il 40%», conclude Ruggiero. In Italia, non esiste infatti una legge nazionale che disciplini le concessioni, e sono le regioni a legiferare in materia. Nel Lazio, la legge regionale 8 del 2015 stabilisce che i “Comuni sono tenuti a riservare alla pubblica fruizione una quota pari ad almeno il 50% dell’arenile di propria competenza”. Secondo il rapporto Legambiente, nel 2020 erano 5 i Comuni laziali che non rispettavano la normativa. Tra questi Ostia, che oltre ad avere il 51,2% delle sue spiagge gestito dai privati, è un caso emblematico di come i suoi abitanti, pur avendo il mare “di fronte casa”,  siano costretti a prendere i mezzi pubblici o privati per recarsi nelle spiagge libere del Comune. Il Coordinamento Mare Libero «continuerà la sua battaglia senza sosta fino a quando il cemento non sarà tolto dalla spiaggia» riferiscono gli attivisti. Perché oltre ai diritti negati ai cittadini, le concessioni selvagge stanno provocando danni ambientali importanti, tra cui l’accelerazione dell’erosione degli arenili.

 

LA PRESA DELLA BATTIGIA: PERCHÉ IL MARE È DI TUTTI

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