I CORPI CIVILI DI PACE A UNA SVOLTA, NONOSTANTE I PROBLEMI

I progetti presentati sono stati meno del previsto, ma restano un'opportunità da valorizzare. Sperando che si parta presto.

«I Corpi Civili di Pace non saranno una forza di contrapposizione come i caschi blu dell’Onu. Il loro compito sarà quello di affiancare organizzazioni – già radicate sul territorio – nella gestione e risoluzione di conflitti». Ad affermarlo è Primo Di Blasio, vice-presidente della CNESC (Conferenza Nazionale Enti per il Servizio Civile). La sperimentazione italiana dei CCP è al giro di boa, con una graduatoria progetti quasi al completo, che il Dipartimento del Servizio Civile Nazionale convaliderà da qui a poche settimane. Ma in quali progetti verranno coinvolti questi volontari e che tipo di competenze dovranno possedere per essere selezionati? Con Di Blasio abbiamo fatto il punto della situazione.

Ad oggi quanti progetti sono stati presentati?
«Non abbiamo ancora il dato organico di quanti siano stati i progetti presentati al Dipartimento Nazionale del Servizio Civile. Per quanto riguarda, però, gli enti appartenenti alla CNESC, e quelli con cui abbiamo collaborato, posso dire che sono stati presentati 19 progetti di cui 3 a livello nazionale e 16 realizzati all’Estero. I posti richiesti potrebbero essere di circa 30 volontari per l’Italia e 75 per i progetti internazionali. Sottolineo che con questo dato non siamo neanche a metà di quello che il bando dell’Ufficio Nazionale aveva preventivato».

A cosa è dovuta questa carenza di progetti? Quali difficoltà avete riscontrato?
«Innanzitutto ci è stato proposto dal Ministero Affari Esteri un elenco Paesi che ha limitato le possibilità di progettazione. C’erano dei Paesi in cui potevamo e volevamo presentare delle ipotesi progettuali (ad esempio l’Albania, dove molte organizzazioni operano da anni), ma che ci sono stati bloccati. La seconda difficoltà è stata quella di avviare la sperimentazione dei Corpi Civili di Pace con lo stesso sistema del Servizio Civile: questo non ha permesso di coinvolgere quelle Ong che non fanno Servizio Civile, ma che, operando in specifici paesi a rischio, avrebbero accolto questi volontari. Il terzo ostacolo è di natura economica. Per i CCP il Dipartimento ha deciso di non inserire alcune voci di spesa (come i costi di gestione dei volontari) che – ad esempio per il Servizio Civile Estero – sono previste. A questo punto – provocatoriamente – non sarebbe meglio progettare con il Servizio Civile Estero rispetto ai Corpi civili di pace?».

corpi civili di pace
Il muro che divide Israele dai territori palestinesi

Che tipi di attività svolgeranno i Corpi Civili di Pace?
«Partiamo da un presupposto essenziale: questi ragazzi andranno a lavorare in situazioni già monitorate da organizzazioni radicate sul territorio. Non invieremo i volontari in Paesi dove le organizzazioni non sono presenti o in quei posti dove ci sono in corso conflitti armati (come la Siria). Il bando, addirittura, prevede che queste realtà devono operare nel Paese da almeno 2-3 anni con esperienze di Servizio Civile. I volontari affiancheranno risorse umane locali, che già stanno lavorando con le popolazioni del posto. L’impegno per i ragazzi sarà quello di abbassare il livello di conflittualità in determinati contesti oppure innescare meccanismi di riconciliazione (diversi progetti esteri sono rivolti alla questione migranti e rifugiati)».

Perché i Corpi civili di pace opereranno anche in Italia?
«I volontari italiani si concentreranno solo in quei conflitti che derivano da emergenze ambientali (uno dei progetti sarà sulla “Terra dei fuochi” ad esempio)».

I volontari dovranno possedere requisiti specifici?
«Dipende dal progetto per cui si candideranno. È chiaro che la capacità di gestire situazioni di conflitto sarà essenziale nella fase di selezione. Oltre alle competenze specifiche che ogni contesto richiederà (comunicazione, mediazione culturale, lingue), ci occorreranno persone che all’interno di un conflitto non cadano nella tentazione di sposare una parte o l’altra, ma rimangano terzi. In più dovranno facilmente ambientarsi in situazioni culturali molto diverse rapportandosi con comunità che potrebbe non accoglierli così felicemente come accade in altre esperienze all’Estero».

Quale sarà il livello di sicurezza per chi partirà?
«Le misure di sicurezza per i CCP sono evidentemente più rafforzate, rispetto ai bandi ordinari di Servizio Civile. E qui sottolineo che nessuna organizzazione metterà mai a repentaglio la vita di un giovane esponendolo a gravi rischi. Ogni volontario riceverà da quest’ultima dei protocolli per poter saper gestire ogni criticità».

corpi civili di pace
Ai giovani verrà offerta molta formazione

E la formazione, su cosa verterà?
«La gran parte degli enti che ha partecipato al bando ha previsto almeno 100 ore di formazione generale, oltre a quella specifica che dipenderà dall’intervento. Sicuramente fornire loro strumenti e metodi per la gestione dei conflitti sarà parte prioritaria nella loro formazione».

Perché è così importante la sperimentazione dei CCP?
Questa sperimentazione, nonostante le condizioni avverse, è essenziale perché riteniamo di dimostrare al Governo e agli italiani che si può costruire la pace con mezzi non armati e non violenti. Scriveremo una pagina importante nella storia della cooperazione internazionale».

Quando possiamo aspettarci il bando di reclutamento dei volontari?
«Potrebbe arrivare a breve. Non essendoci molti progetti presentati, mi aspetto che l’Ufficio Nazionale del Servizio Civile in 2-3 mesi riesca ad evadere una graduatoria per poi successivamente pubblicare il bando per i volontari. Potrebbe quindi uscire in concomitanza con il Bando del Servizio Civile Nazionale».

I CORPI CIVILI DI PACE A UNA SVOLTA, NONOSTANTE I PROBLEMI

I CORPI CIVILI DI PACE A UNA SVOLTA, NONOSTANTE I PROBLEMI