INTRECCI. INCONTRO AL FEMMINILE PER SCAMBIARE IL MONDO

Nel corto Intrecci, per la regia di Barbara Massimilla, associazione Dun, la fantasia di un possibile incontro tra quattro donne di diversi continenti

Già il titolo evoca il senso profondo del cortometraggio Intrecci, per la regia della psichiatra e psicoanalista Barbara Massimilla, presidente dell’associazione Dun: una realtà che opera nel sociale fondata da psicoanalisti e psichiatri dediti alle cure psicologiche gratuite ai migranti e ai rifugiati, in particolare alle donne vittime di tratta e violenza. Prodotto dalla Fondazione Migrantes (organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana) mediante i fondi dell’8×1000 della Chiesa cattolica, in collaborazione con il Museo Nazionale Romano e con il Patrocinio dell’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale, il cortometraggio di circa 12 minuti (vincitore di oltre una decina di premi in concorsi cinematografici internazionali) è stato realizzato nella cornice di Palazzo Altemps su concessione del Ministero della Cultura – Museo Nazionale Romano, il quale ha riconosciuto il valore culturale e umanitario del progetto cinematografico dell’associazione.
Le miniature di bambole in osso della collezione Evan Gorga, parte di una enciclopedica raccolta archeologica custodita a Palazzo Altemps, hanno provocato una suggestione creativa in Barbara Massimilla, autrice e ideatrice del progetto oltre che regista. «Le bambole sono il retroscena immaginativo che prelude alla combinazione tra gioco, arte e realtà che prende forma gradualmente nella narrazione visiva del film. Dal gioco che unisce quattro donne di diversi continenti (Senegal, Cina, Bangladesh, Colombia, interpretate da Barsha Debi, Lei Sofia Jiao, Mamy Bintou Sagna, Viviana Anzola Mannino) si materializza la fantasia di un possibile incontro. Per accogliere l’intreccio tra culture diverse l’ambiente museale partecipa attivamente, si anima, si iscrivono nuove tracce di vita nella storia del luogo», spiega. «Sospese nel crocevia tra passato e presente, le quattro donne sfidano la caducità del tempo immergendosi nella bellezza del museo che le ospita. Una camera gestazionale speciale le cui pareti contengono storia e bellezza, facendo nascere nuove forme di convivenza».

Intrecci e l’incontro con l’altro, necessità irrinunciabile

Intrecci
L’associazione Dun opera nel sociale fondata da psicoanalisti e psichiatri dediti alle cure psicologiche gratuite ai migranti e ai rifugiati, in particolare alle donne vittime di tratta e violenza

Non solo: «Affiora nelle prime sequenze la testa di una presunta Erinni o Ninfa, appoggiata su un piano di marmo, nella sala del Galata, cattura lo sguardo che ne coglie l’incantevole bellezza del volto mentre dorme. Una presenza di una potenza assoluta, ma la sua bellezza può incarnarsi e rivivere. Il suo bel volto diventa l’immagine simbolo di Intrecci, del sogno che attraversa il femminile appartenente a diverse culture: quello di vivere la propria natura introspettiva e relazionale senza paura in una dimensione storica universale di reciproca e pacifica coesistenza, di scambio, di movimento creativo e contaminazioni feconde», argomenta la regista.

«Al centro del cortile e sulla loggia affrescata le quattro donne indossano il proprio vestito tradizionale come parte di loro stesse e della propria storia. Sono unite da sguardi intensi e dai movimenti operosi delle mani che ricamano una lunga tela. Tutte in attesa di qualcosa che si respira nell’aria, ma ancora invisibile. Il gioco si interrompe e si entra nel tempo del sogno. Si scoprono addormentate in angoli diversi del Palazzo mentre la camera silenziosamente esplora i profili delle statue in particolare di Afrodite, la sua nascita dalle acque, accarezza la consistenza marmorea delle linee, le opere sembrano vibrare e mescolarsi ai particolari dei corpi viventi delle donne. Al loro risveglio avviene una magica trasformazione… Così finisce e inizia un nuovo sogno, la speranza che l’incontro con l’Altro, il diverso da noi, sia vissuto come una necessità irrinunciabile intrisa di vita, Storia e bellezza». La regista chiude con una dedica all’Anima Mundi e un ringraziamento speciale all’associazione Dun (casa, focolare in armeno), che da anni si prende cura dell’altro/a da qualsiasi luogo provenga.

 

INTRECCI. INCONTRO AL FEMMINILE PER SCAMBIARE IL MONDO

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