UMANIZZARE LE CURE: DOPO IL MANIFESTO PER IL FINE VITA, LA STANZA DEL SILENZIO
Uno spazio interculturale di preghiera e meditazione in ospedale. Premiati ieri i migliori progetti presentati per realizzarlo al San Filippo Neri e al Santo Spirito
27 Giugno 2019
Realizzare uno spazio di raccoglimento, preghiera, silenzio, meditazione all’interno del San Filippo Neri e del Santo Spirito. Uno spazio aperto a tutte le fedi religiose o a chi ha scelto di essere ateo, nuovo tassello verso l’umanizzazione delle cure in ospedale. È questo l’obiettivo del concorso di idee Curare lo Spirito nei luoghi della Cura del Corpo bandito nel 2018 da ASL Roma 1 insieme al Tavolo Interreligioso di Roma e con la collaborazione tecnica dell’Area Concorsi Ordine degli Architetti di Roma e Provincia.
Rivolto ad architetti e ingegneri dell’Unione Europea, il concorso di idee Curare lo Spirito nei luoghi della Cura del Corpo ha raccolto 41 progetti, vagliati da una Commissione di Valutazione composta da esperti e rappresentanti delle religioni.
Ieri la cerimonia di premiazione nel Complesso Monumentale del Santo Spirito in Sassia, con due menzioni, quattro segnalazioni e due vincitori.
«Il nostro essere qui oggi», ha spiegato Angelo Tanese, direttore generale della Asl Roma 1 ieri, durante la premiazione, «è il frutto della ormai consolidata collaborazione tra Asl Roma 1 e Tavolo Interreligioso di Roma. Un percorso comune che ha già portato, qualche mese fa , alla firma del Manifesto interreligioso dei diritti nei percorsi di fine vita».
Creare luoghi in cui tutti possano sentirsi a casa: «questa è stata la nostra scelta», ha spiegato Maria Angela Falà, presidente del Tavolo interreligioso di Roma. «Accogliere le religioni nella loro intimità, pensando anche a chi vuole avere un luogo in cui riflettere in un momento difficile della propria vita come quello della degenza. La firma del protocollo risale al 2016 ed oggi siamo qua: 41 progetti – molti di più in realtà – e tanti giovani con il desiderio di fare proposte nuove in un’Italia che cambia».
«Speriamo che questo sia un primo passo per poi pensare spazi analoghi in altri luoghi di convivenza del nostro paese». Solo un punto di partenza per Falà, che ricorda il lungo lavoro già portato avanti per la firma del manifesto che fissa i diritti del paziente nel fine vita insieme alla Asl Roma 1 e al Gemelli Medical Center e con il sostegno delle associazioni di volontariato. «Un lavoro forte, che ha ricevuto il secondo premio della World Faith Harmony Week, indetta annualmente dalle Nazioni Unite. La prima volta che un progetto del nostro paese riceve questo premio internazionale».
UNA BUONA PRASSI DA RIPRENDERE ANCHE ALTROVE. Le tavole progettuali sono state esposte in occasione della premiazione. Proposte molto diverse tra loro, una grande varietà e ricchezza di spunti sia in termini concettuali, che di forme e di materiali. «Abbiamo tenuto fede all’idea iniziale del progetto: realizzare un luogo a disposizione di utenti e accompagnatori, ma anche dei lavoratori e delle numerose associazioni di volontariato che ci aiutano ogni giorno. Un luogo dove meditare e pregare, ma anche di incontro con persone con punti di vista differenti», ha spiegato Maddalena Quintili, UOC Sicurezza Prevenzione e Risk Management ASL Roma 1 e presidente della Commissione di Valutazione. «Abbiamo valutato nei progetti l’aderenza e coesione al bando, la fattibilità tecnica, le innovazioni artistiche e tecnologiche proposte, ma ci siamo dati anche dei sotto criteri, tra cui la riconoscibilità degli elementi essenziali delle religioni e l’impatto emotivo del progetto. Quindi abbiamo scelto quelli che hanno maggiormente sviluppato l’idea di tolleranza, confronto, integrazione».
I due vincitori del concorso di idee Curare lo Spirito nei luoghi della Cura del Corpo – il gruppo Jodi Majoli, Ilaria Brunozzi, Davide Arca, Alberto Bolognese primo classificato (in copertina) e Giulia Guglielmi Maes secondo classificato – hanno ricevuto un premio in denaro dalla ASL Roma 1 del valore di 3mila euro. Le proposte progettuali sono state raccolte in una pubblicazione edita da Gangemi Editore International con lo scopo, tra l’altro, di costruire un catalogo di idee e proposte che potrebbero essere di interesse per altre aziende sanitarie pubbliche o private. Ora non resta che vedere questi luoghi realizzati.
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Una risposta a “UMANIZZARE LE CURE: DOPO IL MANIFESTO PER IL FINE VITA, LA STANZA DEL SILENZIO”
Una volta si parlava del San Filippo Neri perchè in Cardiochirurgia impiantavamo dispositivi di assistenza ventricolare, in Emodinamica TAVI e Mitraclip, in Chirurgia Toracica le protesi tracheali, in Chirurgia Vascolare tra i primi con le protesi endovascolari…ora…
…grazie Amministrazioni, ottimo lavoro!