DISABILITÀ. A 30 ANNI DALLA LEGGE 104/1992, C’È ANCORA DA LAVORARE SULL’INTEGRAZIONE SCOLASTICA

Un dibattitto alla FISH: riformare il sistema di riconoscimento delle disabilità, reclutare insegnanti con competenze specifiche, una proposta di legge

Sono passati trent’anni dall’entrata in vigore della Legge 104/1992, la prima legge quadro in cui le persone con disabilità divennero protagoniste del loro agire, anche politico. Quali i mutamenti che ha apportato in questi anni? E qual è la situazione vissuta oggi dalle persone con disabilità e le loro famiglie rispetto all’inclusione scolastica e all’autonomia? Questi gli interrogativi che hanno animato venerdì 18 febbraio il digital talk “I 30 anni della Legge 104/92 – Dalle scuole speciali all’inclusione scolastica” promosso dalla Fish, la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap.

«Oggi il panorama è cambiato, ma se noi leggiamo la legge 104 troviamo diritti insopprimibili come il diritto di vivere in contesti accessibili, il diritto all’inclusione scolastica, il diritto di beneficiare di accomodamenti che permettono alle persone di conciliare meglio i tempi del lavoro con le esigenze derivanti dalla disabilità», ha esordito Erika Stefani, ministro per le disabilità. Si tratta dunque di una norma che è diventata un paradigma di riferimento «ogni volta che si è trattato di prendere decisioni nell’ottica di politiche inclusive», ha evidenziato ancora il ministro, ricordando poi i risultati raggiunti grazie all’approvazione della legge delega sulla disabilità, che fa parte del Pnrr e il cui nucleo è «riformare il sistema di riconoscimento della condizione dei disabili, dando impulso alla valutazione multidimensionale come uno strumento essenziale per l’elaborazione del progetto di vita».

Dallo Stato assistenziale allo Stato sociale

L’incontro è stato anche l’occasione per ricordare il clima politico e culturale che portò all’approvazione della legge 104/1992, la prima a essere scritta con la partecipazione delle persone con disabilità: «Quel particolare momento storico», ha spiegato il presidente della Fish Vincenzo Falabella, «era la conseguenza logica della nascita di un movimento associativo, che prendeva consapevolezza di dover rappresentare non soltanto gli ideali, ma anche le aspettative delle persone con disabilità».

Insomma, si tratta di una norma il cui approccio innovativo pone al centro la persona nella sua globalità, indipendentemente dal suo stato, come ha sottolineato Massimo Rolla, coordinatore del Centro Studi Giuridici della Fish: «Nella legge 104 ritroviamo la perfetta realizzazione del principio di pari opportunità, di inclusione e autonomia. Questa ha segnato dunque il passaggio concreto da uno Stato assistenziale a uno Stato sociale».

Il problema degli insegnanti

Non solo: la norma del 1992 ha aperto un capitolo culturale nuovo anche per l’effettiva integrazione a scuola, dove si è cercato di andare oltre la specificità della disabilità. La legge 517/77, la prima sull’inclusione scolastica, abrogò infatti le classi differenziali soltanto nelle scuole medie, mentre in quelle elementari continuarono a essere presenti per 15 anni, fino a quando non vennero soppresse con la 104. Tuttavia, ancora oggi l’inclusione scolastica presenta diverse luci e ombre: «I problemi fondamentali dell’integrazione a scuola riguardano la disponibilità di un numero di docenti formati, il precariato e la formazione non adeguata», ha commentato Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi. «Non è accettabile che, non avendo docenti formati, si prenda un docente di una classe di concorso qualsiasi, senza alcuna preparazione. I concorsi non sono più in grado di soddisfare la grande richiesta, per questo dobbiamo iniziare a studiare forme evolute di assunzione basate sulle competenze che servono».

La proposta di legge

Criticità, quelle relative all’inclusione a scuola, a cui la Fish si è impegnata a far fronte con una proposta di legge, i cui punti essenziali riguardano la formazione di tutti i docenti su didattiche inclusive; una serie di modifiche al decreto 66/2017, collegato alla delega contenuta nella Buona Scuola; e infine, la continuità didattica dei docenti specializzati per il sostegno, che potrebbe essere garantita grazie all’istituzione di apposite classi di concorso divise per ogni ordine e grado.

«C’è ancora tanta strada da fare», ha osservato Salvatore Nocera, presidente del Comitato dei Garanti della Fish. «La legge 104/1992 è datata e lo dimostra non solo il concetto di disabilità legato alla persona come un dato essenziale, ma anche il fatto che non si parli in modo articolato di contesto. A questo ha provveduto la Convenzione Onu, che è stata recepita nei decreti del 2017, i quali pur essendo stati previsti dalla Buona Scuola, sono quasi tutti lettera morta. Questa carenza sta determinando infatti un ritardo e un blocco nella crescita della qualità dell’inclusione».

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