EMERGENZA SORRISI DONA NUOVI SORRISI AI BAMBINI NEL MONDO
Christian Coppolino è un infermiere di Cosenza, ma è anche uno dei volontari di Emergenza sorrisi, che finora hanno operato 6mila bambini in 25 paesi del mondo. Questa è la storia di chi cerca di restituire sorrisi
30 Agosto 2023
Tutto il personale volontario di Emergenza Sorrisi impiega i propri giorni di ferie per partire in missione: chirurghi, anestesisti, infermieri. «È un lavoro che svolgiamo gratuitamente spinti dal desiderio profondo di cambiare definitivamente il destino di molti bambini che altrimenti non avrebbero accesso a quelle specifiche cure finalizzate a risolvere un problema di natura funzionale e ricostruttivo invalidante», dice Christian Coppolino, volontario di Emergenza Sorrisi e infermiere presso l’UOC di UTIC, Unità di Terapia intensiva coronarica di Cosenza, ospedale Annunziata.
Quando è iniziata la sua esperienza di volontariato?
«Diversi anni fa. Seguivo da simpatizzante e sostenitore le attività di Emergenza Sorrisi e ho deciso di presentarmi offrendo la mia candidatura come infermiere».
Che rapporto si sviluppa tra voi volontari e il personale sanitario dei luoghi in cui andate in missione?
«Si crea ogni volta una grande sinergia nella quale tutti impariamo da tutti! Nello specifico della chirurgia plastica ricostruttiva riguardante patologie congenite del viso e ustioni derivanti da traumi, violenze e conflitti portiamo un contributo concreto attraverso il nostro personale specializzato che ha anni di studi e di esperienza sul campo, nei più caldi scenari del mondo. Ogni chirurgo, anestesista e infermiere di Emergenza Sorrisi affianca il proprio corrispettivo locale nell’intento di renderlo autonomo nel tempo, facendo in modo che le strutture ospedaliere locali diventino centri di riferimento per le persone che vivono in quel Paese. L’obiettivo è l’accesso gratuito alle cure, senza alcuna forma di discriminazione».
Dove si reca nel mondo e di cosa si occupa?
«Sono stato in diversi Paesi dell’Africa e del Medio Oriente in qualità di infermiere. I posti in cui andiamo sono lontani, disagiati, rischiosi per diverse condizioni di conflitti in atto e per l’instabilità politica. Emergenza Sorrisi ha operato sino ad oggi circa 6mila bambini, in 25 Paesi nel mondo, attraverso diversi medici italiani che fanno capo al presidente, il dottor Fabio Massimo Abenavoli, che ha profondamente desiderato mettere in campo la propria “arte” per aiutare i più piccoli».
Può raccontarci la recente missione in Benin di Emergenza Sorrisi?
«In Benin nel mese scorso sono stati operati 76 bambini di malformazioni del viso (labiopalatoschisi), ustioni e anche patologie oncologiche. È stata l’undicesima missione in questo Paese dell’Africa Occidentale, nella città di Cotonou, affollatissima e molto precaria da un punto di vista sanitario. In particolare, ricordo una bambina di 18 mesi di 3,7 kg, fortemente denutrita. Nonostante le iniziali riserve, date proprio dalle condizioni fisiche di partenza, l’intervento è riuscito perfettamente e la piccola Justine avrà una vita più agevole. Insieme a lei la sua mamma e tutta la comunità di appartenenza».
Che caratteristiche deve avere un sanitario che parte con l’associazione?
«A parte un profilo professionale di altissimo livello, per quanto riguarda il proprio ruolo nell’ambito di questo tipo di chirurgia rivolta ai bambini, sono necessari: la conoscenza delle lingue straniere, una buona attitudine al lavoro di squadra in condizioni spesso faticose, la capacità di risolvere problemi tecnici, logistici e imprevisti di qualsiasi tipo in tempi rapidi. Inoltre, sono fondamentali la sinergia a coordinarsi nell’ambito del lavoro interdisciplinare e la volontà di mettersi alla prova in contesti culturalmente distanti da noi e difficili per le condizioni geopolitiche che si presentano puntualmente tese. Tutto ciò avendo come unico obiettivo quello di prendersi cura dei più piccoli che sono il futuro di una nazione e la nostra stessa gioia quando li vediamo tornare ad una vita normale».
Come venite accolti dalla gente del posto?
«Inizialmente, quando andiamo in un nuovo paese, c’è sempre un po’ di diffidenza da parte di chi ci accoglie, che si trasforma in breve tempo in un senso di forte collaborazione e fratellanza. Veniamo spesso ospitati dalle più alte istituzioni locali, dai mass media, da ministri e presidenti e dalla gente del posto che ci apre la porta di casa come se ci conoscessimo da sempre. Per noi tutta questa riconoscenza, che talvolta ci crea anche un certo imbarazzo per le forti manifestazioni di affetto, è prova che il nostro lavoro sta andando nella direzione più giusta, convinti che nessuno debba rimanere invisibile dinanzi ad un quesito clinico o chirurgico».
Emergenza Sorrisi si occupa di tanti progetti nel mondo. Come riesce a portarli avanti?
«Attraverso donazioni libere di cittadini, aziende, associazioni, fondazioni. Attraverso campagne come l’sms solidale o i testamenti solidali. Il 5×1000 nelle dichiarazioni dei redditi è un altro strumento molto importante che fa pervenire quelle risorse utili per trasformare delle semplici cifre numeriche in strumenti chirurgici, presidi, farmaci e tutto quanto necessario per sostenere questi grandi spostamenti».