GAZA. C’È ANCORA UNA GRANDE FORZA, UNA SPERANZA TRA I PALESTINESI

Rola, dalla Palestina a Broccostella, vicino Frosinone. La sua famiglia è a Gaza, ma lei racconta di una speranza che resta e dell’attesa di una liberazione che le persone credono ancora possibile. Rola con Francesca, Elena e Laura, è parte di un collettivo di solidarietà al femminile. Il 25 aprile hanno organizzato un picnic resistente e solidale per Gaza

di Maurizio Ermisino

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Rola è originaria di Gaza e da anni vive a Broccostella, cittadina di circa 3mila abitanti a una quarantina di chilometri da Frosinone. Fa parte di un collettivo tutto al femminile insieme a Francesca, Elena e Laura che da sempre vivono l’accoglienza e la solidarietà come una parte importante della loro vita. Per loro il 25 aprile sarà dedicato ad un’iniziativa a supporto delle donne e delle famiglie di Gaza. Un picnic solidale, che si terrà proprio a Broccostella dalle 13:00 alle 18:00. A preparare i piatti sarà proprio Rola, che, con la sua cucina, proporrà una forma di resistenza attraverso il cibo, un’occasione per avvicinarsi alla cultura palestinese, per costruire la pace attraverso la conoscenza.

Dall’esperienza di Refugees Welcome al sostegno a Gaza

Francesca Fornari ci ha raccontato da dove nasce l’impegno per la popolazione palestinese e l’amicizia che sta muovendo tutto questo.  «Non siamo un’associazione», ci ha spiegato. «Elena, ha lavorato nella rete Refugees Welcome, per la provincia di Frosinone. Aveva l’obiettivo di trovare famiglie locali disposte ad accogliere rifugiati nelle loro case e quello di formare un collettivo di volontari. L’accoglienza nella nostra zona non ha funzionato, e il progetto legato all’accoglienza e a Refugees Welcome si è sciolto, ma siamo rimaste in contatto. E così è nato questo collettivo informale al femminile, a cui si è aggiunta anche Rola».

La solidarietà con il popolo palestinese viene da lontano

Francesca è tornata in Italia da poco. Qui ha ripreso immediatamente le attività di solidarietà verso il popolo palestinese, che non è mai mancata neanche negli anni all’estero. «Ho vissuto in Serbia per 10 anni e ho lavorato nel campo delle migrazioni e in ambito sociale», ci ha rivelato. «Anche dalla Serbia ho cercato di dare una mano alle attività della mia zona. E sono entrata in un collettivo, Per una Palestina libera, che si occupa di promuovere la decolonizzazione della Palestina, con diversi modi e mezzi, nella società serba. Quando sono tornata in Italia ho continuato a occuparmi di eventi di diffusione sulla Palestina, un tema sempre più urgente». Un legame iniziato molto presto. «Da adolescente seguivo gli eventi dei partiti di sinistra italiani, ho iniziato a informarmi sulla Palestina, a leggere libri, a discuterne con le persone, a seguire persone di riferimento come Vittorio Arrigoni. È stato importante spiegare alle persone che la verità è altro dalle narrazioni sbagliate che si sono affermate e che, dal 7 ottobre 2023, sono tornate all’ordine del giorno».

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Palestina: la vera paura è lasciare la propria terra

Rola è palestinese, ha ancora la sua famiglia a Gaza. Ha conosciuto Francesca, Elena e Laura di recente, tramite Instagram, e si è trovata subito sulla loro stessa lunghezza d’onda. «Sono rimasta sorpresa», ci ha confessato. «Vivendo per anni in piccoli paesini in cui le persone sono immerse nella vita quotidiana, non credevo che vicino a me ci fosse un gruppo di attivisti. In quel periodo stavo organizzando un piccolo evento nel mio paese e mi hanno offerto il loro aiuto. Siamo rimaste in contatto, abbiamo fatto piccole iniziative per raccogliere donazioni. Abbiamo oltrepassato la fase di sensibilizzazione e di documentazione. Il nostro obiettivo oggi come oggi è far sì che qualsiasi somma possiamo raccogliere arrivi a Gaza. Siamo in contatto diretto con la mia famiglia e tante altre famiglie che vivono lì». La famiglia di Rola è a Gaza, i cugini di primo grado e la loro prole, i loro figli e nipoti. «All’inizio nessuno si aspettava che la guerra durasse così a lungo, che fosse così feroce. Piena di paura, io chiamavo ogni giorno: mi dicevano “siamo abituati, per noi non è la prima volta e non sarà l’ultima”. Hanno una resilienza che non so da dove arrivi. E tutt’ora dicono “noi da qua non ci spostiamo”. Soprattutto la mia generazione sa cosa vuol dire vivere da rifugiato altrove. Per questo da Gaza non vanno via». «Non sono i bombardamenti quello che a loro fa paura», continua. «La paura più grande è lo sfollamento forzato, essere presi e buttati fuori. Alcune persone hanno fatto delle raccolte di fondi per pagare l’agenzia e uscire: sembra una migrazione volontaria, ma non lo è. È sempre un sfollamento forzato, perché se non ci fosse stata la guerra, la carestia, la fame e i figli piccoli nessuno sarebbe uscito da Gaza. La paura è dover lasciare la propria terra. E poi è il domani: come vivere a Gaza in questa situazione, in cui non c’è più il minimo indispensabile».

Un palestinese vive con la speranza che arrivi la liberazione 

Gli abitanti di Gaza sono davvero allo stremo. «Le case sono polvere, l’acqua potabile scarseggia, le cure mediche non ci sono», ci rivela Rola. «Un mio cugino è morto perché era malato di cancro. Se non si muore per le bombe si muore per altro. La preoccupazione quotidiana è come sopravvivere ogni giornata. La situazione sanitaria è al degrado» continua. «E ogni giorno peggiora. È difficile fare entrare gli aiuti umanitari. Tutto è fermo da 50 giorni. Si sopravvive con quello che rimane dentro la striscia e con quello che i coltivatori locali stanno mettendo a disposizione. A Gaza sono abituati a sopravvivere con le loro risorse interne. Ci sono sempre stati dei piccoli pozzi con degli impianti per dolcificare l’acqua e renderla utilizzabile. Sopravvivono con questo e con le poche scorte che ci sono e non si sa fino a quando possono bastare. E che ora sono nel mercato nero». C’è ancora una grande forza, una speranza tra chi vive in quei luoghi. «Un palestinese ha sempre vissuto con la certezza che la liberazione arriverà» ci fa sapere Rola. «Altrimenti nessun palestinese sarebbe rimasto ancora a Gaza o ancora fermo con l’idea della resistenza. La fine ci sarà. La speranza c’è sempre. La gente di Gaza è ferma sull’idea di speranza. Altrimenti l’avrebbero fatta finita. Non mollano. Questo è quello che abbiamo visto con quell’ondata, quel fiume umano che tornava dai posti di sfollamento a nord di Gaza quando è iniziato il cessate il fuoco. Sono comunque ritornati. E vuol dire che la speranza ce l’hanno».

Per partecipare al picnic resistente è necessario, per motivi organizzativi, prenotare entro il 22 aprile. Qui tutte le info per partecipare.

 

GAZA. C’È ANCORA UNA GRANDE FORZA, UNA SPERANZA TRA I PALESTINESI

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