GENTRIFICATION TRA ROMA E NEW YORK. TESTACCIO, PERIFERIA STORICA DIVENTATA BRAND

Il nuovo libro di Irene Ranaldi, Gentrification tra Roma e New York - Ritorno a Testaccio e ad Astoria, viaggia tra USA e Italia per raccontare la gentrificazione: abbiamo parlato con lei di Testaccio

di Maurizio Ermisino

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«Un nuovo rumore aleggia nei cortili popolari di Testaccio soprattutto negli ultimi quindici anni: il rumore dei trolley. Ha sostituito i pianti o i calci dei palloni dei bambini nei cortili. E quando una mattina ho incontrato a Testaccio un ragazzo che a New York si potrebbe definire un hipster portare al guinzaglio un furetto, non ho potuto che pensare ai racconti di guerra ascoltati negli anni dagli anziani quando i roditori facevano parte delle pietanze quotidiane in mancanza d’altro. E ho capito che era giunto il momento di osservare e scrivere di questi cambiamenti». È un passaggio molto eloquente del nuovo libro di Irene Ranaldi, Gentrification tra Roma e New York – Ritorno a Testaccio e ad Astoria (Tab Edizioni). Irene Ranaldi, sociologa urbana e formatrice, da anni studia i casi di gentrification e ha già pubblicato nel 2014 il libro Gentrification in parallelo – Quartieri tra Roma e New York di cui questo è l’evoluzione e l’aggiornamento. Il lavoro di Irene Ranaldi è fatto di ricerca sul campo tra New York e Roma, ed è un’analisi delle varie tematiche relative al fenomeno della gentrification, delle trasformazioni sociali e all’evoluzione dell’utilizzo del patrimonio abitativo delle aree di Testaccio (Roma) e di Astoria (New York). Come scrive nel suo libro, i centri storici delle città italiane, come quelli delle grandi città di tutto il mondo, sono divenuti soprattutto negli ultimi venti anni l’obiettivo più ambito della speculazione immobiliare e del turismo temporaneo. Questi spazi urbani sono stati spesso oggetto di un’invasione di capitali e denaro che hanno fatto incrementare i prezzi degli alloggi per dare spazio a progetti che vengono ufficialmente identificati come progetti di «riqualificazione urbana», in realtà spesso per far posto a shopping mall, hotel di lusso, strade interamente dedicate alla moda e a negozi monomarca. L’altro lato della medaglia è una sorta di involuzione economica: i vecchi artigiani sono costretti a chiudere o a spostarsi, e a quelle attività si sostituiscono frutterie gestite in prevalenza da cittadini asiatici e negozi di articoli vari gestiti dalla comunità cinese. Abbiamo provato a capire cosa sta accadendo a Roma, e in un quartiere particolare come Testaccio. Con Irene Ranaldi abbiamo parlato di identità e coesione sociale.

Testaccio: la gentrificazione avanza

Gentrification tra Roma e New York
Il lavoro di Irene Ranaldi è fatto di ricerca sul campo tra New York e Roma, è un’analisi delle trasformazioni sociali e all’evoluzione dell’utilizzo del patrimonio abitativo delle aree di Testaccio (Roma) e di Astoria (New York)

Al processo di gentrificazione viene associato spesso un concetto, quello della riqualificazione, che, come vedremo, non avviene mai. Irene Ranaldi, nel suo libro, si chiede perché ci si debba rassegnare all’idea che una riqualificazione comporti una segregazione e un allontanamento di classi sociali meno abbienti o semplicemente alla negazione del diritto dei residenti a restare dove sono. La gentrificazione, a Testaccio, intanto continua ad avanzare. «Questo libro è uscito i primi di marzo» ci spiega l’autrice di Gentrification tra Roma e New York. «Ma in questi due mesi c’è stata un ulteriore accelerazione della gentrification con l’apertura di un McDonald’s. Che ovviamente è un caso a sé. Ma è il segnale che purtroppo Testaccio sta diventando un quartiere solo per turisti».

Sembra un quartiere ricco, ma…

Il fenomeno della gentrificazione a Testaccio in questi anni si è ulteriormente amplificato. Un altro segnale è la richiesta di appartamenti nel rione, in particolare da persone del mondo dello spettacolo, dell’informazione, dell’imprenditoria, che è cresciuta sempre di più, finendo per invadere anche tutta la parte inizialmente rimasta quasi esclusa, quella delle case popolari, che rappresentano circa la metà delle abitazioni di Testaccio. «La ricorrenza della gentrificazione in tutte le città è uguale» spiega l’autrice. «Spesso accade perché nel quartiere si trova un ente di formazione importante, in questo caso l’Università Roma 3 e lo IED. Accade perché ci sono aree dismesse, e a Testaccio c’era l’area dismessa in cui ora c’è quel centro commerciale che chiamano mercato. Sono aree dismesse in un centro storico, in cui quindi il terreno ha molto valore. E sono luoghi che attraggono l’immobiliare che vuole farci i soldi». «La gente dello spettacolo che si trasferisce qui è tutta fuffa» continua. «Sembra un quartiere ricco, ma è pieno di persone in difficoltà economica. Persone che vanno al circolo San Pietro a prendere il buono pasto e nella parrocchia a prendere i pacchi alimentari, che vivono nelle case popolari o occupano case popolari. E persone, tantissime, agli arresti domiciliari. È una doppia faccia».

Una periferia al centro della città

Tutto, a Testaccio, sembra avere una doppia faccia. Come concezione, Testaccio è già un ossimoro: è una periferia al centro della città, che, tra i suoi abitanti, si percepisce come periferia. «Sì, Testaccio è un rione storico, all’interno delle mura Aureliane» spiega Irene Ranaldi. «Se andiamo a vedere il Museo della Forma Urbis è l’unico quartiere che, ai tempi della Forma Urbis, era già completamente edificato. È stato un quartiere operaio. La cosa assurda è che, anche nelle guide rionali che c’erano un tempo, era definita una periferia storica. Qui si percepiscono ancora come periferici. Vanno a fare le compere a Viale Marconi, non pensando che è equidistante da via del Corso».

Testaccio ormai è un brand

Gentrification tra Roma e New York
«Sembra un quartiere ricco, ma è pieno di persone in difficoltà economica. Persone che vanno a prendere il buono pasto e i pacchi alimentari, che vivono nelle case popolari o le occupano»

Nel libro si parla anche di un altro tipo di gentrification, cioè la trasformazione in brand di alcune strade delle metropoli in trasformazione. È la cosiddetta commercial gentrification o boutiqueification o retail gentrification. Ad esempio, a New York, nel quartiere di Astoria, c’è la Steinway Street. A Roma, a Testaccio, accade qualcosa di simile, anche se in modo diverso. «Non si tratta solo di una via, Testaccio è tutto brand» ci spiega Irene Ranaldi. «Se fai un giro su Instagram con l’hashtag #testaccio, esce il mondo. E il 99% per cento di questo mondo ti riporta a contenuti di cibo: finto cibo romano, cose da bere, aperitivi. Mettere avanti l’hashtag Testaccio è diventata l’abitudine. Testaccio non c’è più, nessuno ci viene per andare a Monte Testaccio o in altri luoghi, che sono chiusi. Parlo di finto cibo romano perché, come scrivo nel libro, quella non è la vera cucina romana, che è quella che mangi al Ghetto».

Testaccio, un quartiere a due volti

Testaccio quindi è una «periferia storica», un ossimoro, popolare ma allo stesso tempo abitato e frequentato da una borghesia composta di ricercatori e docenti universitari, giornalisti, professionisti, attori e artisti. Ed è anche un rione che cambia completamente volto tra il giorno e la notte e «anche nei luoghi» ci racconta l’autrice. «Piazza Testaccio è la piazza della movida, un continuo locale a cielo aperto, con movimento tutta la notte e anche risse. E invece la piazza dei residenti, che nessuno si fila, è Santa Maria Liberatrice, dove c’è la parrocchia».

Chi frequenta Testaccio non ha relazioni con le persone del quartiere

In Gentrification tra Roma e New York, la Ranaldi scrive che la ricerca dell’identità è una dinamica che rende vive le persone e i quartieri, soprattutto quelli dove l’elemento delle relazioni umane è ancora molto forte, come a Testaccio. Lungo il corso di cento anni questo quartiere ha completamente mutato la sua identità. Qual è oggi? E che ne è delle relazioni tra le persone? «Lo spartiacque è stato il 2015, quando in questa piazza, che era il centro della socialità, è stato chiuso il mercato e tutto è stato spostato di là» riflette Irene Ranaldi. «Sì, le relazioni ci sono. Ma si sono contaminate. Le persone che frequentano Testaccio non hanno relazioni con le persone di testaccio. È come Trastevere: ormai non c’è più, c’è Piazza San Callisto dove c’è qualche persona del luogo, ma l’intera Trastevere è sempre piena di turisti. Questa mancanza di relazioni con i locali è stata evidente durante il Covid, quando abbiamo visto le piazze dei quartieri turistici completamente vuote. In un quartiere dove c’è solo Air Bnb, dove è tutto turistico, come Testaccio, le relazioni comunque ci sono, ma i luoghi sono attraversati da gente in transito. C’è ancora una vita di quartiere, ma le relazioni sono sempre meno».

A Roma non ci sono tratti critici come in altre città

Gentrification tra Roma e New York
«A Testaccio lo spartiacque è stato il 2015, quando nella piazza, che era il centro della socialità, è stato chiuso il mercato»

A Roma la gentrification non sta presentando tratti critici come avviene in alcune città, come Berlino, dove è molto attivo il movimento anti-gentrification. La separazione sugli spazi urbani fra i ceti sociali non sembra essere avvertita fortemente. Non sembrano finora esserci quindi movimenti di protesta a Roma. «Sulla questione degli affitti brevi le proteste maggiori in Italia si fanno a Firenze e Bologna» ci conferma Irene Ranaldi. «A Roma c’è un movimento di lotta per la casa. Le persone sono arrabbiate, ma come sempre a Roma non ci si organizza benissimo, visto anche che la città è enorme».

La gentrificazione non è inevitabile

Testaccio allora rimane un quartiere in perenne attesa di una riqualificazione, che il processo di gentrificazione non garantisce, anzi. «Uno degli aspetti della gentrificazione è l’innalzamento dei prezzi degli immobili e di altri generi» ci spiega l’autrice. «L’aumento del costo della vita quotidiana spinge i residenti a migrare negli altri quartieri». Il processo di gentrificazione appare difficilmente arginabile, quasi inevitabile. «Non è inevitabile» risponde Irene Ranaldi. «Ma non dobbiamo rassegnarci al fatto che ci sia. Dobbiamo continuare ad esigere il diritto a una qualità della vita urbana decente per i residenti, ad avere una casa in affitto a lungo termine. A questo deve pensare la politica. La gentrificazione non è inevitabile. Non bisogna arrendersi».

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Gentrification tra Roma e New YorkGentrification tra Roma e New York
Ritorno a Testaccio e ad Astoria
Irene Ranaldi
Tab Edizioni, 2024
276 pp. € 20,90

GENTRIFICATION TRA ROMA E NEW YORK. TESTACCIO, PERIFERIA STORICA DIVENTATA BRAND

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