I MINORI STRANIERI SOLI CERCANO UNA FAMIGLIA. PER RITROVARE LA VOGLIA DI VIVERE

Il progetto "Ohana-nessuno è solo" è nato per incentivare l'affido familiare dei minori stranieri soli, la cui resilienza va sostenuta

Nella cultura hawaiana Ohana significa famiglia nel senso più ampio della parola, abbracciando non solo le persone con cui si hanno legami di parentela, ma anche quelle con cui è stata costruita una profonda relazione che fa sentire a casa. Questo termine significativo, segnalato da alcune famiglie affidatarie, dà il nome al progetto “Ohana – in famiglia nessuno è solo”, presentato nei giorni scorsi e in corso fino a settembre 2022, che si propone di incentivare l’affido familiare di minori stranieri soli. Capofila dell’iniziativa finanziata dal Fami (Fondo asilo migrazione e integrazione) è il Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza), in collaborazione con 21 partner nazionali e locali, in 7 regioni: Lazio, Sicilia, Puglia, Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia.

L’accoglienza e la formazione

«Oltre a incrementare l’accoglienza in famiglia dei minori stranieri non accompagnati, vogliamo anche definire una metodologia e strumenti replicabili, mettendo in campo le esperienze diverse e pluriennali dei diversi partner pubblici e privati del progetto», ha spiegato Liviana Marelli, coordinatrice Area Accoglienza, relazioni familiari, diritto al futuro di bambini, adolescenti, giovani del Cnca.

minori
La distribuzione dei minori stranieri non accompagnati

Fra le attività previste, anzitutto, «la formazione, informazione e sensibilizzazione delle famiglie e degli operatori sociali, l’accompagnamento e tutoraggio delle famiglie accoglienti e dei minorenni migranti soli di concerto con i servizi sociali territoriali, il peer mentoring per valorizzare le esperienze dei ragazzi coinvolgendo giovani e adulti migranti», ha aggiunto Marelli. L’obiettivo? «Realizzare almeno 35 affidi di minorenni migranti entro settembre 2022». Ed è già attiva la piattaforma per accogliere le disponibilità sul sito del progetto e per saperne di più: chi si iscrive verrà ricontattato.

Possono candidarsi anche single, coppie non sposate e lgbt+: «Ciò che conta è la valutazione, non la forma della famiglia» e si può scegliere tra affido residenziale (a tempo pieno), diurno (la sera il minore rientra in comunità o nella struttura di accoglienza), a tempo parziale (in alcuni giorni o nel fine-settimana).

Dal trauma al desiderio di vivere

Importante la campagna di comunicazione «per aumentare la consapevolezza e la conoscenza sui percorsi di accoglienza dei minorenni stranieri soli, per contrastare pregiudizi e stereotipi, per chiarire che l’affido famigliare è una forma di cittadinanza attiva, di reciprocità», ha chiarito Fabiana Musicco di Refugees Welcome Italia, associazione che dal 2015 promuove l’accoglienza di giovani adulti stranieri in circa 30 città italiane, verificando «gli aspetti positivi e la ricchezza di queste esperienze per tutti coloro che sono coinvolti: elementi poco raccontati di solito». Claudia Bruni, psicologa e psicoterapeuta della cooperativa sociale Crinali onlus, responsabile della formazione di affidatari e operatori che partirà a metà novembre, ha ricordato l’importanza di «trasformare il trauma in desiderio di vivere, la vulnerabilità in potenzialità e creatività. A questi ragazzi bisogna dare risposte realistiche e diventare tutori di resilienza, comprenderli a partire dalle loro logiche culturali, oltre che psicologiche, per aiutarli a costruire un’identità necessariamente meticcia. Non bastano solo curiosità, accoglienza, amore, disponibilità: occorre trasformarle in competenza».

Un problema urgente

Al 30 giugno scorso risultavano presenti in Italia 7.802 minori stranieri non accompagnati (circa 9 mila a fine agosto), con un incremento del 55,5% rispetto allo stesso periodo del 2020, quando erano stati 5.016.

minori stranieri

La Sicilia si conferma la regione che accoglie il maggior numero di minorenni migranti soli (il 31,5% del totale), seguita da Puglia, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia. Nel Lazio sono 346. Purtroppo l’affido di minorenni migranti soli non è ancora molto diffuso: solo il 3,1% di loro sta crescendo in una famiglia, gli altri si trovano in strutture di accoglienza. Eppure, secondo una ricerca Unicef, 9 minori non accompagnati su 10 vorrebbero essere ospitati in una famiglia italiana.

Secondo Enza Maria Leone, dirigente del ministero dell’Interno che si occupa di Asilo, protezioni speciali e sussidiarie, e che quindi gestisce il programma Fami che finanzia il progetto Ohana, «oltre il 64% dei minori stranieri non accompagnati ha 17-18 anni, il 23% intorno ai 16 anni. Dall’Afghanistan ne sono arrivati meno di 30, ma si può cavalcare l’onda emotiva per sensibilizzare sulle centinaia di ragazzi già presenti per l’accoglienza in famiglia».

I MINORI STRANIERI SOLI CERCANO UNA FAMIGLIA. PER RITROVARE LA VOGLIA DI VIVERE

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