ANZIANI: PIÙ CHE ATTIVI, “ATTIVISTI”

Le loro priorità di vita sono la famiglia, i giovani, i coetanei in difficoltà. Sono gli "Attivisti per la famiglia": meno male che ci sono.

Usano Skype, partono per viaggi all’estero, frequentano ristoranti e fanno attività fisica, ma soprattutto una buona fetta di anziani in Italia si dedica al volontariato. A sostenerlo sono gli istituti di ricerca Censis e Future Concept Lab, che, analizzando il loro patrimonio di ricerche degli ultimi dieci anni, hanno messo a fuoco la composizione della categoria sociale dei longevi, individuandone abitudini e ruoli nella nostra società. I risultati di questi studi sono stati presentati il 17 Novembre a Roma, durante l’incontro “Il buon valore della longevità. Dagli scenari alle soluzioni”. Gli anziani oggi in Italia sono 13,2 milioni (poco più del 20% della popolazione complessiva) e sono destinati a diventare molti di più. Nel corso degli anni la speranza di vita è aumentata e lo stato di salute dei longevi è migliorato rispetto al passato. Ecco quindi che buona parte degli italiani, che ha raggiunto o superato i 65 anni, conserva oggi la sua autonomia e la sua autosufficienza, portando avanti attività e progetti, tra i quali trova spazio anche il volontariato. Attenzione però a non generalizzare: quella degli anziani non è una categoria sociale omogenea e compatta. Per questo motivo, Censis e Future Concept Lab hanno inserito i longevi all’interno di quattro diverse rappresentazioni tipologiche, che sono: gli Edonisti maturi (gli anziani che possono contare su tempo libero e disponibilità economica per progettare viaggi, cene in ristoranti, attività sportive); i Cavalieri del lavoro (i longevi ancora attivi nel mondo professionale o che progettano di rientrarvi); gli Sfidanti della salute (gli anziani che vivono una condizione di ridotta autonomia e di conseguente dipendenza da altre persone); gli Attivisti della famiglia (i longevi che dedicano la maggior parte del loro tempo agli altri).

Una nuova responsabilità attiva degli anziani

«Possiamo definire la loro priorità esistenziale “attivismo quotidiano”», si legge nella descrizione della quarta tipologia. Negli Attivisti della famiglia rientrano, infatti, i longevi che impiegano le loro risorse di tempo, capacità e denaro al servizio delle altre generazioni o dei coetanei non autosufficienti. Il loro contributo si traduce sia in attività gratuite in associazioni di volontariato che in aiuto quotidiano all’interno del nucleo familiare d’appartenenza (pensiamo ai 3,2 milioni di nonni che si occupano dei propri nipoti con attività di babysitting).  Si legge ancora nella descrizione: «Il consolidamento di questo gruppo sembra segnare la fine della marginalità familiare e sociale degli anziani, in nome di una nuova responsabilità attiva». Ebbene, quando questo attivismo coinvolge i più giovani, si traduce spesso nella trasmissione di valori del passato (pensiamo al senso del risparmio dei nostri nonni) e nell’insegnamento di alcune attività  manuali o artigianali che oggi sembrano riscuotere nuovo successo (come la lavorazione del legno, la coltivazione dell’orto o l’ “arte” della pasta fatta in casa). A confermare la presenza dei longevi nel mondo del volontariato sono anche gli ultimi dati Istat: nel 2014 in Italia, 743mila persone tra i 65 e i 74 anni hanno svolto attività gratuite all’interno di associazioni, mentre 256mila sono stati i volontari di 75 anni e più. Collocati al secondo posto, dopo gli adulti tra i 35 e i 44 anni (con 968mila volontari), gli anziani si confermano quindi un grande bacino cui attingere per alimentare la cultura del dono.

 

ANZIANI: PIÙ CHE ATTIVI, “ATTIVISTI”

ANZIANI: PIÙ CHE ATTIVI, “ATTIVISTI”