INVECCHIAMENTO ATTIVO? IN ITALIA IL SISTEMA DI ASSISTENZA RETROCEDE

Meno risorse e servizi, famiglie sempre più in difficoltà. Ecco i dati allarmanti di uno studio dell’Auser presentato oggi a Roma

Come sta cambiando l’assistenza alle persone anziane nel nostro Paese? «Purtroppo peggiora sempre di più», afferma Enzo Costa, presidente nazionale Auser, associazione di volontariato impegnata nel favorire l’invecchiamento attivo degli anziani e a far crescere il loro ruolo nella società.

invecchiamento attivo
La ricerca Auser mira a valutare quanto il sistema italiano di assistenza agli anziani riesce a far fronte ai cambiamenti demografici e sociali del nostro Paese

Oggi è stata presentata, presso la Camera dei Deputati, la ricerca nazionale Auser Domiciliarità e Residenzialità per l’Invecchiamento attivo, una fotografia sul cambiamento demografico attuale e su come vengono assistiti gli anziani in Italia. Il modello italiano sta mostrando sempre maggiori limiti di inadeguatezza, con scarse risorse e tagli ai servizi socio assistenziali. Le famiglie che assistono gli anziani sono sempre più sole e in grandi difficoltà.
«Il grido preoccupante che esce da questo studio non è che l’Italia è un paese vecchio e si deve adeguare (non sarebbe una novità), ma che siamo un paese che invecchia e, anziché adeguarsi, retrocede», avverte il presidente.
Il 21,4% della popolazione ha più di 65 anni, rispetto a una media UE del 18,5%, e il 6,4% ne ha più di 80, contro una media di 5,1% (dati Eurostat). Nel 2050 l’Istat prevede che gli anziani in Italia saranno 21.775.809, il 34,3% della popolazione.  «Viviamo in una nazione che ha l’indice di invecchiamento più alto d’Europa. Abbiamo promosso questa ricerca per valutare in che misura il sistema italiano di assistenza agli anziani è in grado di far fronte ai mutamenti in corso e a quelli futuri. Nel nostro studio siamo andati a vedere la qualità della vita della fascia di popolazione della terza età. Il nostro Paese, che sta vivendo un cambiamento demografico epocale mai avuto, è sostanzialmente fermo», afferma Enzo Costa.

Altro che invecchiamento attivo

«Gli ultraottantenni in Italia sono 2 milioni e 400 mila, con le aspettative di vita attuali si avvieranno verso una fase della vita nella quale l’autosufficienza diminuirà.

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Lo studio è stato consegnato alla XII Commissione della Camera Affari Sociali: per Auser serve una legge sull’invecchiamento attivo

Ma in Italia non esistono politiche domiciliari, le poche esistenti sono terribilmente basse rispetto al bisogno». Nel periodo 2009-2013, i Comuni che offrono il servizio di assistenza domiciliare integrata sono passati dal 41,9% al 41%. «Questo significa che si sono verificati tagli ai servizi essenziali alla persona. La domiciliarità delle persone è in forte rischio perché, ad un certo punto, le persone, da sole, a casa non sono più in grado di starci. «Circa l’80% degli anziani vive in case di proprietà, costruirsi la casa in questo paese è stato sempre il primo traguardo in assoluto da realizzare, è un patrimonio abitativo che ha mediamente più di 50 anni, con carenze strutturali terribili: il 76,1% è priva di ascensore. Per un anziano che si avvia alla non autosufficienza questo significa essere condannato all’isolamento ed essere costretto a stare chiuso in casa. Facciamo un confronto con altre nazioni europee, la Germania ad esempio, che oltre a garantire servizi per gli anziani, lascia loro tutto il reddito pensionabile, tassando la pensione dello 0,1%: sono consapevoli che la capacità di spesa di una famiglia con un anziano (o di un anziano, il 30% delle persone anziane finisce per vivere da solo l’ultima fase della vita) con una capacità reddituale fa la differenza, per cui non c’è prelievo fiscale».

Le proposte di Auser

«Ricette semplici per migliorare la situazione non ne esistono. Abbiamo consegnato il nostro studio alla XII Commissione della Camera Affari Sociali, con la quale abbiamo già discusso qualche mese fa l’esigenza di avere una legge sull’invecchiamento attivo, che è l’insieme delle buone pratiche che devono intercorrere tra la fine dell’attività lavorativa ed il resto della vita. Quel periodo non breve, che dura in media tra i 20 e i 25 anni, va riempito di contenuti.

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Enzo Costa, presidente nazionale Auser, durante la presentazione della ricerca

Noi di Auser lo riempiamo con il volontariato, con lavori di pubblica utilità, ma credo che tutti i Comuni lo debbano fare», continua il presidente Auser. «Delle persone anziane mantenute attive sono persone che allontanano il periodo della non autosufficienza, lo vivono meglio, con motivazioni ed automotivazioni forti. Alzarsi al mattino e sapere di avere degli impegni aiuta molto ad affrontare la giornata, con un umore migliore e maggiore voglia di fare. Chiediamo che si acceleri la legge per la non autosufficienza, che significa delegare i Comuni a coinvolgere gli anziani in lavori di pubblica utilità: non serve remunerazione, occorre garantire la partecipazione alla comunità. Sono necessari servizi collaterali che devono accompagnare tutto l’arco della vita di una persona, con la stessa dignità: iniziamo quando siamo bambini, continuiamo con l’età dello studio, poi del lavoro, dobbiamo proseguire anche dopo, nell’ultima fase che, come già detto, non è brevissima». Secondo la graduatoria del Global Age Watch Index 2014, realizzato da HelpAge International, network globale sviluppato con la collaborazione dell’Onu, l’Italia si classifica al 39eimo posto nella classifica dei 96 paesi più a misura di anziano, scendendo di 12 posizioni rispetto al 2013 quando era 27esima.

Il ruolo degli assistenti familiari

Tra le altre proposte dell’Auser, per rispondere al meglio all’invecchiamento della popolazione, vi è l’istituzione del registro degli assistenti familiari per facilitare la ricerca di assistenti qualificate, sostenere la crescita professionale e l’inserimento lavorativo.

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«Gli assistenti familiari sono fondamentali perchè sopperiscono a servizi che dovrebbe dare il servizio sanitario e sociale»

«L’Italia è l’unico paese europeo ad aver avuto un’esplosione di badanti, il Censis ne stima 1 milione e mezzo circa, ma l’Inps ne registra circa 375mila. Non esiste un Albo che ne attesti le capacità, non sappiamo neanche chi sono.

Dobbiamo inserire politiche di qualificazione del riconoscimento delle badanti, che sopperiscono a servizi che dovrebbe dare il servizio sanitario e sociale». Si chiede, quindi, di istituire il registro degli assistenti familiari per facilitare la ricerca di assistenti qualificate, sostenere la crescita professionale e l’inserimento lavorativo.

Inoltre, l’Auser propone di rendere le città amiche degli anziani, anche adeguando il patrimonio immobiliare, di estendere e rendere efficaci i servizi di assistenza domiciliare con l’istituzione di una banca nazionale europea delle migliori pratiche, di ampliare l’offerta di residenzialità aumentando i posti letto in modo da allineare il nostro Paese alla media dei paesi Ocse, di istituire il Fondo Unico per la non autosufficienza finanziato con risorse aggiuntive rispetto a quelle pubbliche.

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