ISLAM. 100 E PIÙ DOMANDE PER SFATARE LUOGHI COMUNI E INCOMPRENSIONI

Un piccolo libro di Silvia Scaranari aiuta a relazionarsi con chi professa di religione islamica, a partire dai luoghi pubblici

Lo scorso 28 Agosto, il quotidiano britannico The Times ha pubblicato un articolo dal titolo “Bambina cristiana costretta all’affidamento a una famiglia musulmana”. Secondo il giornale, infatti, una bambina di cinque anni “bianca” sarebbe stata costretta a lasciare la sua famiglia per andare a vivere con due tutori musulmani: questi le avrebbero vietato di mangiare il suo piatto preferito (pasta alla carbonara) perché contenente carne di maiale, di indossare la sua catenina con il crocifisso e le avrebbero imposto di seguire delle lezioni di arabo. Una notizia che in poche ore ha trovato spazio su tutti i tabloid e che ha subito infiammato il dibattito politico. Peccato che il giornale non avesse verificato per intero la notizia.

I dettagli emersi nei giorni a seguire (l’articolo di Valigia Blu li riassume in sequenza ) confermano, che il quotidiano britannico non aveva fonti certe su questi divieti imposti alla bambina e che gli stessi servizi sociali del comune di Tower Hamlets (che ha poi citato in giudizio il quotidiano per aver riportato fatti poco accurati) si erano impegnati a operare da subito nell’interesse della piccola, scegliendo il contesto più adeguato al suo bene alla sua crescita. Il comune ha poi confermato che l’affido alle due famiglie di religione musulmana era temporaneo e che dopo pochi mesi sarebbe stata affidata alla nonna (quale parente più vicino).

 

ISLAM. 100 E PIÙ DOMANDE. Il quotidiano ha così contribuito a creare l’ennesimo scontro di civiltà da britannici bianchi e musulmani, quello scontro che sovente si replica anche nel nostro Paese alimentando paura e rabbia tra cittadini (e facendo crescere il consenso verso i partiti estremisti). Ma se è vero che l’integrazione è un processo complesso e lento, è innegabile che nel quotidiano è possibile scoprire occasioni di dialogo e confronto. È questo l’obiettivo che si è prefissata Silvia Scaranari nel suo ultimo libro Islam. 100 e più domande. Scuola, ospedale, famiglia, oratorio e… Come comportarsi? (Elledici, 2017) .

Islam. 100 e più domande
A sinistra, Silvia Scaranari, autrice di “Islam. 100 e più domande”

Partendo dal presupposto che esistono tanti tipi di Islam e che generalizzare può essere il primo ostacolo ad un autentico confronto, l’autrice ci spiega in che modo relazionarci con chi professa la religione islamica, partendo dai luoghi pubblici più frequentati come la scuola, l’ospedale, l’oratorio o semplicemente tra amici attorno ad una tavola.

Cento domande e risposte per sfatare pregiudizi e per conoscere e rispettare precetti e sensibilità di chi spesso ci troviamo di fronte.

 

LA SCUOLA. Ad esempio, Islam. 100 e più domande, spiega che scuola, una delle particolarità degli alunni musulmani è la loro spiccata capacità di memorizzare contenuti in poco tempo (grazie alla recita in famiglia dei versetti del Corano), ecco perché è più semplice far imparare loro una poesia rispetto alla parafrasi o al suo commento.

 

LE FESTE. Un mito da sfatare è invece il loro ripudiare ogni festività cristiana come il Natale e la Pasqua: l’autrice infatti, spiega che la nascita di Gesù è vista con molto rispetto dai fedeli islamici in quanto grande profeta anche nella loro tradizione: al massimo qualche famiglia eviterà di far realizzare ai propri figli disegni della natività perché rientra nel più ampio divieto di raffigurare in qualsiasi modo i profeti.

 

L’OSPEDALE. L’ospedale è un altro luogo in cui prestare molta attenzione alla sensibilità dei musulmani, soprattutto da parte del personale medico. Il pronto soccorso è il primo luogo in cui si effettua la prima diagnosi di un malore, ecco perché per le musulmane è importante poter essere visitate (e quindi toccate o denudate) da medici donne, possibilmente in un luogo riservato.

Islam. 100 e più domande
Foto gruppo alla Festa della Rete Scuolemigranti

Lo stesso accade durante una gravidanza, un momento che spesso la donna islamica immigrata (quindi con famiglia e parenti lontani) si trova a vivere da sola, cadendo spesso in una fragilità psicologica.

Mentre per chi ha la fortuna di avere familiari e amici vicini il parto è una grande festa e spesso accade che la stanza viene invasa da molta gente creando un’imbarazzante disagio alle altre partorienti (e su questo anche noi italiani pecchiamo un po’!).

 

LA CONVIVIALITÀ. E ancora la tavola, il mangiare insieme, che rappresenta una parte essenziale delle relazioni sociali. I musulmani reputano un’offesa il non accettare un invito a cena o a prendere un tè (e che dire di noi meridionali?). Invece gradiscono molto iniziare i pasti (soprattutto durante i digiuni del ramadan) con due datteri, in quanto provenienti da una tradizione maomettana.

 

LA CONOSCENZA RECIPROCA. L’autrice mette in evidenza anche molte situazioni discordanti, nelle quali ci si può imbattere, ma con la giusta sensibilità e il giusto rispetto verso la dignità dell’altro, anche queste si possono superare.  L’impegno alla conoscenza reciproca è una delle chiavi che Silvia Scaranari, con il suo Islam. 100 e più domande, ci consegna, per aprire la porta a processi più concreti di integrazione.

Ecco perché certe volte sarebbe più utile spegnere la tv dei sensazionalismi e sperimentare la (presunta) diversità, negli luoghi che quotidianamente frequentiamo.

 

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Islam. 100 e più domandeSilvia Scaranari
Islam.100 e più domande
Scuola, ospedale, famiglia, oratorio e… Come comportarsi
ED. Elledici 2017
p.44,  €6,90

 

 

 

 

 

ISLAM. 100 E PIÙ DOMANDE PER SFATARE LUOGHI COMUNI E INCOMPRENSIONI

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