LA BAMBOLA DI PEZZA. QUANDO L’ADESCAMENTO ONLINE TOCCA I MINORI

Nell’adescamento on-line, più della metà delle vittime ha tra i 12 e i 15 anni. La Bambola di Pezza, il corto vincitore del contest “La Realtà che ‘non’ esiste”, accende i riflettori sul tema, a partire dai diari on line, tanto diffusi

“Ero una bambola rotta, sognavo un ragazzo che con ago e filo fosse pronto a ricucirmi”. La Bambola di Pezza è un cortometraggio, il progetto vincitore del contest La Realtà che ‘non’ esiste ideato da Manuela Cacciamani, produttrice di One More Pictures e Presidente Unione e Creators digitali di Anica e realizzato con Rai Cinema, che è stato presentato in anteprima come evento speciale alla 79^ edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Mia ha 16 anni ed è al secondo anno di liceo. È fragile, perché da poco ha perso il padre. Tramite un’app, che permette di creare un diario virtuale conosce Tommaso, un ragazzo sensibile, attento, che sembra proprio come lei. E che con lei ha in comune il lutto per la mancanza del padre. I due diventano sempre più intimi. Tanto che, a un certo punto, arriva una domanda, di quelle che, in casi come questo, arrivano spesso: “Ti spoglieresti per me?”. Ma chi è in realtà Tommaso? La bambola di pezza fa parte di un progetto transmediale, La Realtà che ‘non’ esiste, appunto, sui rischi che si corrono sul web, dedicato soprattutto agli adolescenti. Stavolta si parla di adescamento on line ai danni di minori, a partire dai diari on line che molti tengono. Il corto è scritto e diretto da Nicola Conversa, e vede tra i protagonisti Mariasole Pollio, Giancarlo Commare, Tommaso Cassissa, Ludovica Coscione con la partecipazione straordinaria di Claudia Gerini. È un progetto innovativo, pensato per andare incontro e informare il pubblico giovane sempre più connesso. La bambola di pezza è un cortometraggio lineare, che potete vedere su RaiPlay con l’opzione dell’audiodescrizione e sottotitoli e versione LIS realizzata da Rai Pubblica Utilità, un cortometraggio in Virtual Reality 360, disponibile sulla App Rai Cinema Channel VR, un Artwork realizzato da Yole Signorelli @Fumettibrutti e una serie Podcast in 5 puntate in collaborazione con RaiPlay Sound, oltre a una canzone di Carl Brave, Insulti, che chiude il film.

Il 50% delle vittime ha un’età tra i 12 e i 15 anni

la bambola di pezza
Nel grooming online, l’adescatore sviluppa una relazione intima e duratura con una giovane vittima inconsapevole

Sono circa 500mila i predatori sessuali attivi ogni giorno in rete, secondo i dati Ocse. Nell’adescamento on-line, anche conosciuto come “grooming on-line”, oltre il 50% delle vittime ha un’età compresa tra i 12 e i 15 anni. Il grooming on-line è un lento processo interattivo attraverso il quale il cyber predatore, con l’obiettivo di realizzare attività di natura sessuale o di sfruttamento di vario tipo, sviluppa una relazione intima e duratura con una giovane vittima inconsapevole. Tutto, molto spesso, ha inizio con la simulazione strumentale del cyber predatore di un “prendersi cura” del mondo emotivo, affettivo e psicologico della vittima minorenne. Dal dossier “L’abuso sessuale online in danno dei minori”, a cura del Centro Nazionale per il contrasto alla pedopornografia online (C.N.C.P.O) del Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma con la collaborazione di Save the Children, emerge che la fascia di età più colpita è quella con un’età compresa tra i 10 e i 13 anni, che nel 2021 ha fatto registrare 306 vittime di adescamento online, quasi il 60% di tutti i 531 minori approcciati sul web dai groomer, nonostante ai minori di 13 anni non sia consentito l’accesso ai social network. Il genere non incide sui livelli di rischio: maschi e femmine sono pressoché in egual misura al centro di casi di adescamento online intercettati dalla Polizia Postale. In generale i bambini e i ragazzi che usano la rete, sembrano essere più esposti al rischio di adescamento quando usano i social network e la messaggistica. Ma sono preoccupanti anche i dati relativi alla fascia di età anche sotto i 9 anni che sempre di più risulta coinvolta: particolari pericoli emergono dai giochi di ruolo e videogiochi online, tanto che gli adescatori stanno usando sempre più spesso anche le piattaforme di gaming.

Adescamento on line: cresciuto dopo il lockdown

Abbiamo parlato con Nicola Conversa del suo corto La Bambola di Pezza. «Il contest si chiama “La realtà che ‘non’ esiste”, e cerca di individuare un problema negato legato al web» ci ha raccontato. «Avevo trovato un trafiletto su un giornale che parlava di adescamento on line. Dopo il lockdown questo fenomeno era cresciuto, contando addirittura 12mila casi in più. Su un giornale on line al caso era stata riservata una porzione di pagina piccolissima. Così mi sono chiesto: “perché nessuno ne parla”? Abbiamo parlato con uno psicologo che ci ha spiegato come gli amori nati su internet siano composti di cinque grandi fasi, che sono identiche a quelle dell’adescamento, in cui ovviamente avvengono in maniera negativa. Ho avuto tutto quanto in mano per pura fortuna e ho cercato di cucire tutto con un plot twist che rendesse la storia cinematograficamente valida, ma anche che potesse lasciare un messaggio a chi lo guarda». Le principali fasi del processo sono: la formazione dell’amicizia o friendship forming stage, la formazione della relazione o relationship-forming stage, la valutazione del rischio o risk assessment stage e la fase dell’esclusività del rapporto o exclusivity stage.

Celare la propria identità

la bambola di pezza
La Bambola di Pezza è disponibile su RayPlay, anche in versione LIS

Quello dell’adescamento on line è come un grosso contenitore che contiene altre problematiche. La prima è la possibilità di celare la propria identità, che una relazione on line permette. Le persone possono presentarsi con età diverse da quelle che hanno, con storie personali diverse da quelle effettive, magari per creare empatia con chi si vuole adescare. «L’adescamento on line è un contenitore di altri problemi» ci spiega Conversa. «In inglese viene chiamato grooming on line, che rende l’idea di far entrare qualcuno all’interno di una rete, Si parte inventando la propria età: magari da piccoli, per iscriverci a qualche social, abbiamo detto che abbiamo più anni, perché su internet nessuno ti controlla. Cosa può fermare una persona dal mentire? È solo la propria morale. C’è tutta una questione di fiducia. Davanti uno scherno puoi essere chiunque. Lo fanno i leoni da tastiera. Ma in questo caso è peggio: qui mentono. e a volte. Trovandosi queste persone dal vivo, non si può tornare indietro».

Il pericolo del ricatto o del Cyberbullismo

L’altro tema contenuto nel problema dell’adescamento on line è il revenge porn, o il Cyberbullismo. Perché, nel momento in cui l’adescatore viene scoperto, è in grado di ricattare la vittima. Spesso prima degli incontri di persona, e mentre si chatta on line, o si parla al telefono, c’è uno scambio di immagini, a volte anche molto intime, che costituiscono poi moneta di ricatto. «È qualcosa che funziona a cascata» commenta il regista. È una tematica talmente assurda. C’è un altro dato che fa impressione: circa il 70 per cento delle persone arriva prima a mandarsi foto intime che a baciarsi. Come se mandarsi la foto di una parte intima fosse più normale del baciarsi, come se non fosse più una conquista. Prima ti spoglie poi ti baci. A volte non arrivi nemmeno a baciarti, perché ci sono relazioni che nascono e muoiono su internet. Il revenge porn diventa spesso una conseguenza dell’adescamento, perché si mandano foto intime senza sapere che rimangono su un cloud, o su un cellulare. E ti basta una foto per distruggere una vita».

Una serie di ribaltamenti

La storia de La Bambola di pezza funziona anche perché vive su una serie di ribaltamenti, Che non servono solo a dare movimento e tensione al corto, ma anche a rivelare alcune delle chiavi del problema. Come, ad esempio, la fragilità, l’infantilità, i problemi di relazioni di chi è dall’altra parte ad adescare. «Volevo raccontare una storia da sceneggiatore e regista super partes» racconta Conversa. «Così abbiamo voluto donare a lui una specie di problema di base. Il non sapersi relazionare, essere estraneo alla realtà che lo circonda. Lui secondo me ci crede di avere quell’età. Ma il ribaltamento vero è far entrare in scena questa terza persona. Abbiamo visto tutto dal punto di vista di Mia, poi dal punto di vista di Tommaso. E poi arriviamo al punto di vista di Amelia. La mamma che scopre una cosa del genere che cosa fa? La cosa da fare è denunciare, ma ci sono cinque secondi in cui credi a tuto figlio».

Il ruolo della famiglia nella prevenzione

la bambola di pezza
La famiglia ha un ruolo fondamentale nella prevensione del grooming online

Tutto questo accade ai ragazzi in un’età in cui i figli sono più difficili da controllare, hanno una loro autonomia e va lasciato loro giustamente spazio. Che cosa può fare una famiglia e cosa può fare una ragazza come Mia? Da una lettura di alcuni primi studi disponibili sembra essere importante e cruciale il ruolo giocato dalla famiglia nella prevenzione. «Da genitore non lo so ancora» risponde il regista. «Ma avete presente quel discorso dei genitori su come si fa sesso e sulla protezione? Forse andrebbe fatto il discorso 2.0.  Oltre a mettere il profilattico, andrebbe messo un antivirus al cervello. Non è detto che il pericolo ce l’hai davanti, ce l’hai anche sullo smartphone.  I genitori possono stare vicini con un discorso. Dipende dall’educazione che la persona riceve. L’attrice protagonista del film, Mariasole Pollio, mi ha detto di aver ricevuto dei messaggi importanti sui social media. Alcuni dicevano “grazie per averci parlato di questa tematica, io sono stata una bambola di pezza”, altri “sentivo una persona su internet, mi avete fatto aprire gli occhi”. Se questo corto servisse almeno a salvare una persona avremmo fatto una cosa bella.  Abbiamo raccolto tanti messaggi, alcuni molto forti, da genitori che hanno guardato con il corto con il proprio figlio, e sono riusciti a spiegare qualcosa di cui è difficile parlare. Quanto ai ragazzi, non si deve avere paura di alzare la mano e chiedere aiuto saperlo prima ti permette di agire con velocità. Il problema che hanno oggi è che i ragazzi non parlano»

Siamo tutti più indifesi

La tecnologia oltre a semplificarci la vita ci ha messo anche di fronte a dei pericoli. «Siamo più indifesi tutti. La tecnologia da un lato ci aiuta, sulle relazioni tante coppie a distanza hanno salvato una relazione. Altre si trovano nella situazione della protagonista» riflette Conversa. «Queste app vano usate con parsimonia: finché si parla tra amici va bene; se una persona, come fa Mia, si isola, diventa un problema. La scena in cui Mia allontana l’amica è purtroppo vera. Condividere la posizione con un’amica, dirle “se ho problemi ti chiamo”, è qualcosa che può salvarti la vita. Isolarsi ti fa rimanere veramente sola».

 

Le immagini sono tratte dal trailer ufficiale de La Bambola di Pezza

LA BAMBOLA DI PEZZA. QUANDO L’ADESCAMENTO ONLINE TOCCA I MINORI

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