LAZIO PRIDE LATINA. VOCI DAL PRIDE LIBERA TUTT!

Lotta, Amore, Identità, Diritti le parole che hanno mosso il Lazio Pride Latina. Petrillo, Lazio Pride: «La vera rivoluzione è quella della provincia, dove bisogna ancora combattere l’alienazione, la solitudine e creare punti di riferimento»

Lotta, Amore, Identità, Diritti sono le parole d’ordine che lo scorso 8 luglio hanno mosso l’onda arcobaleno del Lazio Pride Latina. Il terzo della sua storia dal 2016, ma il primo a sfilare in corteo nel centro storico della città. Sabato in migliaia, infatti, hanno manifestato tra i luoghi di aggregazione sociale e culturale del capoluogo pontino, per rivendicare i diritti della comunità Lgbtqia+ e per lottare contro ogni forma di discriminazione con lo slogan “Il Pride libera tutt!” L’appuntamento è stato organizzato dal Comitato Lazio Pride in sinergia con Sei come Sei Arcigay Latina, in collaborazione con sostenitori, artisti e professionisti locali.  Il Collettivo Marsha, Emergency Latina, Mariposa Cori, Primavera di Legalità, Anpi Latina, Ciurma pastafariana, Centro donna Lilith, Amnesty Latina, Catalent. Cgil,  Refugees Welcome, Rete Studenti medi, Uil Lazio, Arci Roma, Collettivo Primo Contatto. Oltre ai molti artisti pontini, che hanno inviato messaggi e video, hanno partecipato il cantautore Roberto Casalino, le tiktoker e cantanti Sophie Ottone e Eleonora Viola. Pietro Turano attivista Arcigay  e attore tra i protagonisti della serie su Netflix  “Skam”, il regista della serie Prisma, Ludovico Bessegato, Vladimir Luxuria, le Drag Queen Karma B e la cantautrice Ditonellapiaga, alias Margherita Carducci. Tiziano Ferro, impegnato in una tappa del tour ad Ancona, è intervenuto con una diretta su Instagram.

Parcheggio Carlo Romagnoli. La partenza

Lazio Pride Latina
Il Lazio Pride Latina 2023 è il primo ad aver sfilato nel centro storico della città

Sono quasi le 16.00 quando il primo carro inizia a muoversi. Il caldo è quello dei pomeriggi di luglio che, da queste parti, i più passano in spiaggia. Eppure in molti arrivano ancora alla spicciolata.  Ci si fa aria con i ventagli arcobaleno di Amnesty International. Si trova un po’ d’ombra sotto le bandiere e, nel mare di colori di quelle dell’Arcigay, spuntano anche quelle PD, LBC, Articolo 21, ANPI. “L’Ammore ha infinite ricette”, recita uno striscione, “Da Cori destinazione (A)mare” un altro e poi, su cartoncino un po’ improvvisato, “Roccella, Intolleranza solo al Lattosio” “Preoccupatevi delle famiglie violente, non di quelle arcobaleno” “Trans Lives Matter”. Diverse anche le fasce tricolore. Tante le donne in rappresentanza degli otto Comuni patrocinanti, mentre si confondono nella folla i consiglieri comunali di opposizione di Latina e l’ex sindaco Damiano Coletta.

Il Lazio Pride Latina nei luoghi simbolo della città

Una sfilata di carri all’insegna della musica e dell’ironia che è però, anche e soprattutto, una narrazione strutturata. Nulla è lasciato al caso, a una lettura superficiale. La scelta delle tre fermate, nei luoghi simbolo della città. E poi le parole. Tante, importanti, di tutti. Ognuna tradotta nel linguaggio dei segni, perché nessuno sia escluso! Sul palco-carro viaggiante il microfono passa dagli organizzatori agli artisti, ma anche a chi è lì per condividere la sua storia, per non essere più invisibile. In quello di testa, fanno bella mostra palloncini e striscioni dalla grafica ideata da Marco Brancato. Su si ripassano i discorsi e le Karma B chiacchierano con Vladimir Luxuria. Prende il microfono l’attore, attivista Arcigay, Pietro Turano, rivolgendosi all’amministrazione comunale, rispetto alla sconcertante progressione di fatti e dichiarazioni che, in meno di 48 ore ha concesso, e poi negato, il patrocinio alla manifestazione. Quindi, il passaggio di testimone da Virginia Migliore, Arcigay Viterbo a Valerio Vitale, Presidente Arcigay Latina. Tra i saluti Ludovico Bessegato, regista della serie “Prisma”, e Mattia Garrano, attore protagonista. Sofia Ottone, artista di Latina canta un suo pezzo, “Macchina argento”. Dalle finestre delle casette gialle d’edilizia popolare del ventennio c’è chi sbircia curioso, senza però rinunciare al riposino pomeridiano. Una folla festosa si snoda da Via Romagnoli per Via Emanuele Filiberto, Via Vittorio Veneto, fino a Piazza del Quadrato, la prima delle tre tappe. Il nucleo di fondazione della città.

Piazza del Quadrato. La Lotta.

Valerio Vitale, presidente Arcigay Latina, spiega il senso di una manifestazione a Latina dopo quella di Roma di poche settimane fa: «Il Lazio Pride Latina sposta l’attenzione sulle province e nei piccoli centri, dove è più facile sentirsi invisibili, soli. In un silenzio che viene rotto solo dalle offese, e da piccoli e grandi atti di discriminazione». Menziona, poi, l’antico etimo aramaico «Abracadabra! Cioè, io creo quello che dico». Perché ciò che non ha nome non esiste, e quindi non può essere un problema e non necessita di soluzioni. «Per uscire dall’invisibilità anche in provincia, anche a Latina: Abracadabra!». Perché la richiesta di sicurezza della comunità arcobaleno è per ogni cittadino: «se Latina è sicura per due ragazze che si tengono per mano, lo è anche che per le ragazze che tornano tardi a casa in minigonna. Se le scuole di Latina sono sicure per un ragazzo che si trucca, lo sono per tutti e, diventano luoghi di contrasto al bullismo. Se i luoghi di lavoro sono sicuri per le persone trans lo diventano per chiunque. Se Latina è più accessibile per le persone con disabilità, diventa a misura di chiunque.  E se, prende atto del cambiamento climatico e, cura il decoro urbano, diventa una città più verde per tutti. E, soprattutto, se Latina ricordando le proprie origini, ricorda il suo senso di accoglienza, e rivendica questo come posto di accoglienza anche per i migranti, Latina diventa più accogliente per chiunque. Ecco perché, il  Pride Libera Tutt!». Poi, il microfono passa alla portavoce e segretaria di Lazio Pride, Anna Claudia Petrillo, che ringrazia la città con tutta l’emozione e il senso della parola lotta: «Oggi siamo in questa piazza, ognuno con la sua identità e diversità. Siamo uomini e donne, bisessuali, lesbiche, transessuali e transgender, intersessuali, bisessuali, asessuali e i loro alleati. Siamo genitori, siamo figli, siamo sieropositivi e siero-coinvolti.  Siamo studenti, lavoratori, siamo disoccupati, siamo neri, bianchi, ricchi e poveri. Siamo migranti, siamo persone, e siamo identità orgogliosamente non “conformi alla norma”.  E, siamo qui per dire che esistiamo e vogliamo prenderci tutti gli spazi e tutta la visibilità che meritiamo. La vera rivoluzione è proprio questa, quella della provincia. Qui bisogna ancora combattere l’alienazione, la solitudine, e creare punti di riferimento. Siamo qui per dare voce a chi per troppo tempo è rimasto ai margini, vittima di isolamento sociale e culturale. Per tutte quelle persone che, in questi anni, non si sono sentite ascoltate, al sicuro, libere di fare coming out.  Che hanno subito discriminazioni sul posto di lavoro, a scuola, al bar, al supermercato. Siamo in questa piazza per tutte quelle donne che subiscono violenza, ogni giorno; per tutte le donne oppresse da una cultura patriarcale e maschilista; per le bambine e i bambini ai quali, oggi, non è consentito avere due papà e due mamme. Siamo in questa piazza perché, o il Pride può essere ovunque o il Pride non è da nessuna parte. Siamo qui per dirvi che non siete soli, che esiste una Latina migliore di quella che siede nella stanza del potere. Sono orgogliosa di vivere in questa città, questa è la città che amo, in cui ho scelto di vivere. Ma una città può essere un destino o un luogo di elezione in cui lottare. Oggi abbiamo scelto la seconda strada. Abbiamo scelto di lottare».  Il carro arcobaleno riparte per Piazzale Prampolini, con il suo carico di suoni e battute. Le voci e la musica irrompono nel caldo silenzio di un sabato pomeriggio d’estate. Interrompono conversazioni isolate e sudate con i fazzoletti di stoffa davanti ai bar. Qualche anziano si alza appena dalla panchina battendo il ritmo della musica e saluta contento. Un po’di allegra compagnia nel suo solitario pomeriggio di estate in città.

Seconda fermata lo stadio. L’Amore

Lazio Pride Latina
Petrillo: «Oggi siamo in questa piazza, ognuno con la sua identità e diversità, per tutte quelle persone che, in questi anni, non si sono sentite ascoltate, al sicuro, libere di fare coming out»

Il luogo d’amore per la squadra, ma anche il luogo dove si esibiscono artisti e cantanti, come sottolinea il cantautore di Latina, Roberto Casalino. «Se non ci vediamo spero almeno di sentirci». Le parole di Tiziano Ferro rimbalzano con un boato di applausi e urla. «Ragazzi io sono ad Ancona, per un concerto. Non posso essere lì, però ci sono perché c’è la mia famiglia. Perché, nonostante quello che vogliono succeda nel mondo, quella è la mia famiglia. Che sta andando in giro con una maglietta sulla quale c’è scritto “Anche se non ci registrate, siamo di Latina”». E continua: «Non sto parlando da Tiziano Ferro, il cantante, ma da uomo e da padre. Voglio vivere in un mondo nel quale l’intelligenza, l’amore, la grazia e l’empatia possano diventare dei valori sinceri. L’uguaglianza non è un privilegio, è qualcosa della quale dovremmo essere certi, perché siamo nati in un Paese che ce l’ha garantita sin dalla Costituzione». Tra la folla colorata, arriveranno in Piazza del Popolo anche il marito di Tiziano, Victor Allen, con i loro due bimbi.  Le tre magliette blu, di diversa misura ma con quella stessa scritta, firmata famiglia Allen-Ferro.

Le storie nell’onda arcobaleno

«Siamo i genitori di un ragazzo gay». Al papà la voce al microfono trema, soprattutto quando dice che Samuele le scarpe della mamma le indossava che era proprio piccolo. «Le trovavamo nel corridoio sparse e poi tanto altro ci ha resi subito consapevoli della sua anima. Siamo una famiglia consapevole, che supporta questo figlio un po’ artistico». Un nucleo di amore, con un fratello più piccolo che fa squadra.  «Quando camminiamo per la strada e ci guardano dall’alto in basso, siamo atipici, siamo in equilibrio su una fune tesa senza paura di cadere». Poi il racconto di Sabrina. Del suo amore per la compagna e della sua famiglia messa su con gioia. Della loro meravigliosa bimba e della loro vita con i problemi e le gioie di ogni altra famiglia, ma che è ancora costretta a chiedere rispetto, dignità e diritti. «Nei fatti, però, nessuno viene da noi e prova a contestare la forza di questo amore. Un amore suggellato da una frase di Tucidide, scelta per celebrare la loro unione civile: “Il segreto della felicità è la libertà, e il segreto della libertà è il coraggio”». Il fiume di bandiere e colori riparte saltellando sulle note e sulle frasi rotte dei DJ. Si stende su Viale Lamarmora e poi su Viale XXI Aprile. Si stringe nelle strade cittadine, tra gli edifici in stile razionalista, ombreggiati dalla frescura dei platani. I marciapiedi raccolgono un po’ di passanti e, qualcuno attende defilato il passaggio della parata, indossando timidamente un pezzo di quell’arcobaleno.

Palazzo Emme. L’identità

Lazio Pride Latina
Piazzoni: «le famiglie italiane sono molteplici, multicolori, le differenze rendono questo paese civile»

Il carro-palco si ferma all’inizio di Corso della Repubblica, davanti a una delle costruzioni più rappresentative del periodo fascista, Palazzo Emme. Un edificio mastodontico, ora sede provinciale della Guardia di Finanza, che riproduce l’iniziale di Mussolini  e, il cui progetto, portato a termine nel 1942,  porta la firma dell’architetto Oriolo Frezzotti. «Siamo al Palazzo Emme!», urla al microfono ancora Pietro Turano. «A questa tappa abbiamo deciso di associare il concetto d’identità. Come questo palazzo che doveva simboleggiare l’identità di quella città di fondazione, oggi veniamo qui a raccontare le nostre di identità. Una cosa però, ci tengo a dire: il nostro è un Pride antifascista». La folla applaude e urla mentre le Karma B prendono il microfono e iniziano a cantare “Rumore” di Raffaella Carrà. Il corteo si trasforma in un serpente danzante che si muove sinuoso nel piazzale, salendo su ogni muro di quel simbolo architettonico della dittatura fascista. La storia di Tommaso riporta all’ascolto. «Da bambino ero una bambina, da adolescente ero un ragazzo omosessuale, adesso sono un ragazzo trans». Poi Aurora Marchetti, di Aprilia, a rappresentare Arcobaleno dei diritti e il Collettivo Marcha e l’esigenza di modifiche la legge 164. Quindi Vladimir Luxuria che irrompe con tutta la sua ironia e la sua forza narrativa: «Siamo tanti! Io immagino quegli adolescenti della provincia di Latina, nascosti, che ancora non hanno avuto il coraggio di dirlo ai genitori, ai compagni, al maestro. Che vedono questa piazza così colorata. Noi daremo a loro la forza di uscire fuori e di vivere alla luce del sole. È questo l’obiettivo del Pride! Stiamo vivendo un periodo difficile, con il governo più di destra della storia della Repubblica italiana, ma noi siamo dalla parte giusta della storia. Questa è una strada che adesso ci hanno messo i lavori in corso, ma l’abbiamo intrapresa e nessuno ci potrà fermare. Un messaggio a tutti gli omofobi: “Arrendetevi siete circondati!”». Il carro si muove ancora. Le voci e la musica irrompono nel silenzio cittadino di luglio. Una leggera brezza rende il caldo più sopportabile. I negozi iniziano a popolarsi. Gli avventori indugiano guardando dalle vetrine, per uscire poi tutti fuori, clienti e gestori, per curiosità o simpatia, lo smartphone tra le mani, per immortalare tutto con un sorriso divertito.

I Diritti, Piazza del Popolo

Il corteo scivola dentro e colora l’intera piazza tra mamme con passeggini e coppie mature che si attardano per una passeggiata prima di cena. I locali si preparano per l’aperitivo. C’è la musica del cantautore Roberto Casalino. Il segretario nazionale Arcigay Gabriele Piazzoni ricorda che  Onda Pride arriverà a contare 54 manifestazioni in tutto il Paese; che «le famiglie italiane sono molteplici, multicolori» come la bandiera arcobaleno; che «le differenze rendono questo paese civile», che questo è il Paese reale. «Per colpire i genitori, perché si rifiuta una coppia omogenitoriale» È stata questa violenza in questi mesi: «strappare un certificato di nascita vuol dire togliere i genitori a dei bambini». Fa ancora caldo e molti guadagnano la fontanella o gli scalini sotto un altro edificio di Frezzotti. Dal palco le voci del Gay Help line a ricordare il dramma della discriminazione subita anche in famiglia. Poi la presidente Francesca Innocenti ricorda che dal 1979 il centro donna Lilith combatte per i diritti delle donne. L’intervento dell’ANPI ricorda l’importanza della Lotta di Liberazione contro il nazi-fascismo e esorta tutti, in nome dell’antifascismo, a non abbassare mai la guardia. Il corteo è sparso ovunque. Margherita Carducci, Ditonellapiaga,  prende il microfono ed è ancora musica. Alcuni gruppetti ballano, a qualche metro dal portone del Palazzo del Comune, silenzioso, serrato, mentre nella sua piazza principale la città si confonde nell’arcobaleno. La manifestazione ha ricevuto il patrocinio della provincia di Latina e dei Comuni di Aprilia, Cori, Cisterna di Latina, Priverno, Roccagorga, Pontinia, Sezze, Spigno Saturnia.

 

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