MAIS ODV: INCONTRARCI NELLA SOLIDARIETÀ IN TUTTE LE LINGUE DEL MONDO

“Incontrarci nella solidarietà” è il titolo scelto da Mais OdV per il convegno annuale del 10 e 11 maggio. Loredana Rabellino: «Con i nostri progetti in vari Paesi del mondo vogliamo garantire ai bambini e ai ragazzi l’istruzione, ma è importante anche aiutarli nella formazione per lavorare»

di Ilaria Dioguardi

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Sabato 10 e domenica 11 maggio Mais OdV organizza il convegno annuale Incontrarci nella solidarietà a Roma (piazza Manfredo Fanti 30). Parteciperanno i referenti dei progetti Brasile-Valença, eSwatini, Madagascar, Sudafrica e, in collegamento, Argentina, Belem, Congo, India e Rio, che aggiorneranno sull’andamento delle attività svolte. Ospiti speciali dell’evento saranno due ragazzi universitari swazi che racconteranno la loro esperienza di laureati in procinto di entrare nel mondo del lavoro.

Dal 1987 l’associazione opera a supporto delle popolazioni più fragili per promuoverne lo sviluppo. Mais è l’acronimo di Movimento per l’Autosviluppo Internazionale nella Solidarietà. Ha avviato e segue progetti in Argentina, Madagascar, eSwatini, Congo, Sudafrica, India, Brasile. «Il convegno annuale di Mais OdV è un aggiornamento sui nostri progetti. Ci sono ogni anno delle piccole e grandi novità, legate anche a finanziamenti che arrivano», dice Loredana Rabellino, vice presidente e coordinatrice dei progetti Mais OdV. «Ad esempio, in eSwatini abbiamo inaugurato la nuova biblioteca, a marzo. Avevamo una piccola biblioteca voluta dai ragazzi della comunità, in una zona rurale, dove non c’è nulla. La richiesta è stata talmente alta che abbiamo dovuto allargarla: non solo una biblioteca più grande, con un angolo dedicato ai bambini più piccoli, ma anche cinque internet point, che sono vitali per loro: ad esempio, per le tesi di laurea, per le ricerche che devono fare, per studio e lavoro. Per usufruirne pagano una cifra irrisoria, un deterrente per evitare che si usino solo per svago e per contribuire alle spese del centro». Tra le novità di quest’anno, anche i lavori alla casa famiglia in Sudafrica, «abbiamo messo nuovi pannelli solari sul tetto. Il Sudafrica sta vivendo, da qualche anno, dei blackout lunghi, anche di 7-8 ore, avere dei pannelli solari ha cambiato la vita nella casa».

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Mais OdV: educazione, ma non solo

«Alla base di tutto c’è l’obiettivo di garantire ai bambini e ai ragazzi l’istruzione, ma è importante anche aiutarli nella formazione per lavorare. Per tanti anni ci siamo focalizzati quasi esclusivamente sull’istruzione, poi abbiamo capito che non possiamo concentrarci solo su quello perché i ragazzi arrivano alla fine degli studi e non è detto che, avendo studiato, siano in grado di entrare nel mondo del lavoro. Abbiamo aperto un centro di formazione in eSwatini, zona rurale con una disoccupazione altissima nei giovani, tra il 65% e il 70%», prosegue Rabellino. «Abbiamo creato dei corsi di computer e dei corsi di sartoria. Delle donne si sono messe insieme e hanno messo su una piccola attività mentre altre sono andate a lavorare in un’azienda di tessuti. La più brava del corso riceverà per regalo una macchina da cucire: il lancio per la loro attività. Poi sono attivi i corsi di meccanica e di carrozzeria (base e avanzato), quasi il 50% di chi segue questi corsi trova lavoro perché non si trovano figure specializzate». I Paesi in cui Mais OdV opera hanno un alto numero di bambini e ragazzi orfani. «In eSwatini, in India, in Sudafrica l’Hiv ha percentuali molto alte. In eSwatini la percentuale di persone sieropositive tocca anche il 32% per le donne, parliamo di dati ufficiali, quindi sono sottostimati. Di conseguenza, c’è un alto numero di bambini orfani e sieropositivi. In India tutti i piccoli ospiti della casa famiglia hanno l’Hiv, facciamo un lavoro bellissimo di riconciliazione con le famiglie. Succede che i bambini scoperti sieropositivi vengono allontanati dalle famiglie, non hanno nessuna colpa, sono sieropositivi perché i genitori glielo hanno trasmesso ma c’è lo stigma dell’Aids. Alla casa famiglia viene fatto un lavoro meraviglioso per far riconciliare i ragazzi con i genitori, li aiutiamo a tirar fuori la rabbia, ad elaborarla». «Quando i genitori vengono a mancare di Aids, capita che i parenti sottraggano le proprietà ai figli. I legali della nostra casa famiglia aiutano questi minori a rientrare in possesso dei loro beni. Sono i reietti della società, grazie al lavoro di Mais studiano, vengono curati e seguiti, si formano per un lavoro. Molti si sposano, lavorano, fanno figli. Sono realtà che fanno qualcosa di miracoloso». In Madagascar c’è un progetto agricolo che sta raggiungendo la sua indipendenza.

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Rabellino: «Il convegno annuale di Mais OdV è un aggiornamento sui nostri progetti. Ci sono ogni anno delle piccole e grandi novità, legate anche a finanziamenti che arrivano».

La storia di Mbuso e Sanele

Sanele e Mbuso sono due gemelli swazi che, durante il convegno, porteranno le loro testimonianze. Sanele Kunene, classe 1999, viene da Mbukwane, una zona rurale vicino a Mahamba, nel sud dell’Eswatini. «Sono il fratello gemello di Mbuso e, come lui, sono cresciuto accompagnato dal sostegno costante di Mais Africa, che è entrata nella nostra vita nel 2006, quando abbiamo iniziato la Grade 1 alla Tfokotani Primary School», dice Sanele. «Fin da piccoli, Mais ci ha aiutato a crescere con serenità, occupandosi delle spese scolastiche, delle uniformi e di tutti quei bisogni che per una famiglia come la nostra non erano scontati. Questo supporto ci ha permesso di dedicarci allo studio e anche allo sport, che per me è stato un elemento fondamentale di crescita». Insieme a suo fratello si sono avvicinati al karate e «nel 2008 abbiamo partecipato alla nostra prima competizione ufficiale. Il karate mi ha insegnato che i risultati arrivano solo con l’impegno personale, la disciplina e il rispetto. È stato lo sport giusto per me». Terminati gli studi nella scuola superiore alla Mbukwane SDA High School, «le strade mia e di mio fratello si sono leggermente divise: mentre Mbuso sceglieva di proseguire con il business, io ho seguito la mia passione per i motori e mi sono iscritto al Eswatini College of Technology, dove ho studiato Automotive Engineering. È stato un percorso impegnativo ma anche molto pratico, che mi ha permesso di imparare davvero come funzionano le auto e tutto il mondo che le circonda», continua Sanele. «Mi sono diplomato nel 2024, e adesso sto cercando un’opportunità per avviare la mia attività. Il mio sogno è quello di recuperare vecchie auto che non funzionano più, restaurarle e rivenderle. Credo sia un modo intelligente e sostenibile per unire passione e impresa, e allo stesso tempo creare qualcosa di utile per la comunità».

Una palestra per i giovani della comunità

Anche nel karate Sanele e Mbuso hanno fatto tanta strada. Grazie a Mais Africa hanno fondato il Lunyati Dojo, presso il Lunyati Community Centre. «Prima ci allenavamo lontano, alla Mahamba Hall, ma con il nuovo spazio abbiamo potuto accogliere tanti altri giovani, organizzare tornei, lezioni e sessioni di grading. Oggi sono orgoglioso di dire che, insieme a mio fratello, abbiamo ottenuto la cintura nera primo dan, e alleniamo con passione altri ragazzi e ragazze della nostra comunità. Il dojo è diventato un punto di riferimento per tanti giovani della comunità. Il karate non è solo combattimento, è un modo di vivere, fatto di disciplina, rispetto e forza interiore. Ed è anche un modo per tenere i giovani lontani da droga e violenza, offrendo uno spazio sicuro e motivante», prosegue Sanele.
Dopo gli studi superiori, Mbuso Kunene ha proseguito con la sua formazione accademica, iscrivendosi al Regent Business School, dove ha studiato per conseguire un Bachelor of Commerce – General, specializzandosi in Accounting, Supply Chain e Business Management. «Ho completato il mio percorso universitario nel maggio 2024, oggi sto lavorando come Debtor Clerk trainee presso Logico Unlimited Company, un’esperienza che mi sta aiutando a entrare nel mondo del lavoro e ad acquisire le competenze pratiche necessarie. Il mio sogno è trovare un impiego stabile e, un giorno, avviare una mia attività, così da poter sostenere i miei genitori e restituire almeno in parte tutto ciò che ho ricevuto».

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Sanele e Mbuso Kunene: «Fin da piccoli, Mais ci ha aiutato a crescere con serenità. Questo supporto ci ha permesso di dedicarci allo studio e allo sport»

«Incontrarci nella solidarietà è il nostro ubuntu»

Mentre l’anno scorso il convegno era dedicato alla pace, quest’anno il titolo è Incontrarci nella solidarietà «in breve un po’ il nostro ubuntu, un concetto sudafricano comunemente tradotto con “Io sono perché noi siamo“. Ama il tuo prossimo, poni i bisogni del tuo prossimo al di sopra dei tuoi. Nelson Mandela ha sottolineato l’importanza di Ubuntu», dice Jackie Stevenson, presidente Mais Africa. Incontrarci nella solidarietà è un titolo che nella lingua brasiliana si può tradurre con  Vivençia, ovvero momento di incontro e di scambio, mentre si ricollega al fihavanana, la base di tutta la solidarietà malgascia.

A conclusione del convegno, domenica 11 maggio, è organizzato un pranzo di raccolta fondi a favore del Progetto “Nuovo ecografo per Clinica Eswatini” presso il Ristorante RomAntica, via Emanuele Filiberto 52.

MAIS ODV: INCONTRARCI NELLA SOLIDARIETÀ IN TUTTE LE LINGUE DEL MONDO

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